Continua domattina l’udienza della Corte Costituzionale per esaminare il blocco dei contratti pubblici varato per decreto nel 2010 per il triennio 2011-2013 e la proroga 2014. Giudice relatore è Silvana Sciarra. Vincenzo Rago l’avvocato dello Stato ‘a difesa’ delle norme impugnate. La questione è stata sollevata dai Tribunali di Roma e di Ravenna dopo i ricorsi di vari sindacati del pubblico impiego: Confedir, Flp, Fialp, Gilda-Unams, Cse, Confsal-Unsa. Dodici i giudici presenti: assente Giuseppe Frigo, c’è invece Paolo Maria Napolitano.
Sindacati del pubblico impiego fiduciosi nella Consulta
Le norme sul blocco dei contratti pubblici «hanno congelato gli stipendi dal 2010 e la contrattazione per quasi 6 anni: è stato un intervento non proporzionale allo scopo». Lo ha detto in udienza in Consulta l’avvocato Stefano Viti, uno dei legali di Flp e Fialp che hanno fatto ricorso, toccando un punto esaminato anche dagli altri legali delle parti. Viti ha citato dati Istat, ma anche quelli di Mef e Corte dei Conti, acclusi agli atti: dati che «dimostrano questa dinamica che tocca 10 milioni di italiani». «Udienza conclusa. Attendiamo fiduciosi la Camera di Consiglio. Serve un atto di giustizia», ha detto Marco Carlomagno, segretario generale Flp, il sindacato che con il suo ricorso ha innescato il giudizio di costituzionalità. Un atto «che permetta la ripresa della contrattazione, la difesa del potere d’acquisto falcidiato dal blocco, il riconoscimento della dignità del lavoro pubblico. Siamo fiduciosi che la Corte, nel solco delle decisioni di questi anni, faccia giustizia», ha detto il sindacalista.
Avvocato di Stato, blocco legittimo: evitati licenziamenti
«La misura scelta dal legislatore è stata adottata in luogo di altre e ben più gravi misure, quali la risoluzione del rapporto di lavoro», ha detto l’avvocato dello Stato, Vincenzo Rago, durante l’udienza pubblica alla Consulta, sostenendo la legittimità delle norme che prevedono il blocco dei contratti e degli stipendi nella Pubblica amministrazione. L’avvocato Rago non ha citato direttamente la stima dei 35 miliardi di euro, contenuta in una memoria inviata dall’Avvocatura alla Corte nelle scorse settimane, come `costo´ di un eventuale sblocco dei contratti, ma ha rilevato che «i numeri dell’impatto economico che ci sono stati forniti dalla Ragioneria generale dello Stato segnalano l’assoluta gravità della situazione». Per questo, l’avvocato dello Stato, dicendosi «assolutamente convinto» della legittimità delle norme impugnate davanti alla Consulta, ha chiesto alla Corte, in via «assolutamente subordinata», nel caso vi fosse un accoglimento della questione, di fare «riferimento all’articolo 81 della Costituzione sul principio di equilibrio di bilancio», per «valutare sotto il profilo della ragionevolezza le scelte legislative» e di «chiarire anche i tempi di applicazione della pronuncia di incostituzionalità».
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