Nuovo grido di allarme arriva dai professionisti del comparto sanità della Sicilia per denunciare “la gravissima situazione” degli organici. Ma dalla Regione solo risposte “parziali ed insoddisfacenti, essendosi unicamente limitate ad evitare la legalizzazione delle carenze di organico generalizzate”.
24 GIU – Continua la protesta del personale del comparto sanitario della Sicilia per denunciare la grave carenza di organico e i contenuti delle nuove “Linee di indirizzo regionali per la rideterminazione delle dotazioni organiche” del personale infermieristico e degli operatori di supporto (Oss)”. Ieri le problematiche sono state discusse in un incontro svolto a Siracusa, nel corso del quale gli ordini professionali e le OO. SS. del comparto hanno evidenziato “la gravissima situazione assistenziale nella quale versa strutturalmente, e, con l’addentrarsi del periodo estivo, verserà in maniera irrimediabilmente drastica il personale sanitario non medico, in organico, rispetto alla dovuta evasione di domanda di assistenza adeguata; urge segnalare come questa ulteriore segnalazione giunge al culmine dei tentativi di sollecitazione, alle Autorità competenti preposte ad intervenire in modi istituzionali, segnalando la forte carenza in termini di dotazioni organiche in tutti i nosocomi della Sicilia”.
Nello specifico, spiega una nota del Coordinamento Regionale Ipasvi diffusa a termine dell’incontro, “è stato approfondito, quanto già posto, con forza, alle istituzioni sanitarie competenti, ovverosia, il tema del concretissimo rischio di lacune assistenziali – già di per sé strutturali – connesse al sopraggiunto periodo estivo, esprimendo la necessità che gli stakeholders coinvolti convergessero al fine di individuare una risposta strutturale all’emergenza”.
La leva sulla quale i professionisti sanitari insistono consiste nella “necessità di dare piena e concreta attuazione all’art. 32 della Costituzione; alle intenzioni del legislatore comunitario (risoluzione del 19/05/2015: ‘Un’assistenza sanitaria più sicura in Europa”); al pronunciamento della XII commissione, Igiene e Sanità, del Senato della Repubblica del 17/06/2015 sulla sostenibilità del SSN con la Relazione conclusiva: “la sostenibilità del sistema sanitario passa anche attraverso la riqualificazione della dotazione della principale risorsa grazie alla quale il sistema può funzionare: il personale’; alla Mozione 1-00767 del 17/06/2015 approvata all’unanimità, alla Camera dei Deputati, inerente la mobilità dei dipendenti pubblici che da un decennio è ostacolata del blocco del turnover dapprima delle regioni in piano di rientro e dopo poco anche di quelle terre virtuose con sanità efficienti a causa dai tagli lineari decisi dal Governo centrale che hanno minato la garanzia di assicurare i livelli essenziali delle prestazioni in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale e costretto il personale sanitario a sopportare turni di servizio disumani”.
Per il Coordinamento Ipasvi, finora le risposte istituzionali, con riguardo al tema della determinazione delle dotazioni organiche, “sono state parziali ed insoddisfacenti, essendosi unicamente limitate ad evitare la legalizzazione delle carenze di organico generalizzate che fra l’altro permangono anche nel documento conclusivo evaso dall’assessorato, e trasmesso all’ARS, dove altresì si continua a disconoscere la dirigenza delle professioni sanitarie non mediche dell’area del comparto”.
Un quadro complessivo che “impedisce di fatto al personale sanitario del comparto: infermieri, ostetriche, tecnici di radiologia e di laboratorio, fisioterapisti ecc. di esplicare la propria professionalità, con conseguenze – e questo è ciò che più conta – potenzialmente letali per i cittadini-pazienti, dal momento che le carenze assistenziali assurgono a posizioni di primo conto con riguardo al rischio clinico”.
“L’obiettivo mirato da tutti i professionisti sanitari del Comparto Sanità – conclude la nota del Coordinamento regionale Ipasvi – persegue un unico intento quello di rendere concreti i diritti dei pazienti attraverso l’autotutela degli operatori; per tale motivo sono state individuate ulteriori strategie di sensibilizzazione e definite le politiche di intervento idonee ad affrontare la situazione, di grave e pericoloso incremento del rischio clinico e di difficile erogazione dei LEA, in modo particolare, in questo periodo di fruizione delle ferie estive e complessivamente in merito alla riorganizzazione strutturale, organizzativa gestionale, delle professionalità dell’area del comparto completamente ignorata dalle linee guida assessoriali”.
fonte
Quotidianosanita.it