Il Collegio infermieri preoccupato per la denuncia dell’istruttrice Favilla: «Lotta a ogni forma di abuso professionale»
LUCCA. Il collegio degli infermieri effettuerà una ricognizione in tutte le strutture, in particolare quelle gestite da cooperative, che utilizzano la figura dell’Oss, l’operatore sociosanitario, per verificarne il corretto utilizzo.
Lo annuncia la presidente dell’Ipasvi, Maria Cristina Orsi, dopo quanto raccontato al Tirreno, il 3 marzo scorso, da Renata Favilla , istruttrice ai corsi per oss. Favilla in particolare aveva rivelato che agli oss viene spesso chiesto di svolgere mansioni che non competono loro e chi si rifiuta rischia il licenziamento.
«L’operatore socio sanitario – dice la dottoressa Orsi – è una risorsa preziosa che supporta l’assistenza infermieristica e agisce dietro direttive e con la supervisione dell’Infermiere o altro professionista. Sono sbalordita nel leggere che questi operatori sono esposti “a rischio di ritorsioni sul lavoro se non effettuano anche compiti che in realtà non gli spettano”. Questo deriva dalla mancata conoscenza e chiarezza del loro ruolo. Desidero, per questo, fare alcune precisazioni sulla formazione di questa figura.
Quella di Oss è una figura tecnica, in possesso di un attestato di qualifica, acquisito dopo aver frequentato e superato, con esito positivo, uno specifico corso regionale di 1000 ore che lo abilita a svolgere attività di aiuto alla persona nei settori sociali e sanitari. Tali attività sono indirizzate a soddisfare i bisogni primari delle persone, nell’ambito delle proprie aree di competenza e a favorirne il benessere e l’autonomia. Sono indignata nel sentire che debbano essere richieste loro mansioni come “per esempio la somministrazione di farmaci o le iniezioni. E chi si rifiuta, se dipendente di coop, può rischiare perfino il licenziamento”. Gli operatori socio sanitari che svolgono queste attività commettono il reato di esercizio abusivo della professione di infermiere. Gli operatori socio sanitari “possono solo aiutare nell’assunzione” dei farmaci. Questo significa che è l’infermiere a preparare la terapia e semmai l’Oss può coadiuvare l’infermiere nel farla prendere all’assistito»
La presidente del Collegio Ipasvi aggiunge: «Circa le iniezioni intramuscolari (le cosiddette punture) dice la signora Favilla che ci sarebbero gli Osss con la terza “s” “ovvero che hanno una ulteriore qualifica” che “possono coadiuvare l’infermiere nella somministrazione di farmaci, ma non possono sostituirlo”. In realtà si tratta di operatori socio sanitari con formazione complementare. Questa figura non può esercitare quanto riportato nello specifico profilo, poiché è privo di inquadramento contrattuale. Circa le richieste che gli operatori hanno dai familiari dell’assistito, in particolare quelle sanitarie (terapia iniettiva, insulina, clisteri, medicazioni, aspirazioni tracheali), occorre chiarire, già prima di fare gli interventi a domicilio, i bisogni che hanno gli assistiti e che tipo di operatore è necessario inviare. Se si tratta di quelle prestazioni sopraelencate è chiaro che debba essere inviato un infermiere»
Secondo la Orsi al momento attuale c’è una grande confusione. Confondere le due figure (infermiere ed oss) significa non conoscere la normativa che li istituisce: l’infermiere è un laureato che ha conseguito il titolo di studio dopo tre anni di corso universitario e che deve aver superato, con esito positivo, l’esame di Stato abilitante alla professione di infermiere.
«Per esercitare la professione è necessario essere iscritto all’Albo del Collegio Ipasvi della propria città di appartenenza. Oggi, a distanza di oltre 14 anni dall’istituzione della figura dell’operatore socio sanitario si evidenzia ancora la necessità di collocare questa figura nell’équipe assistenziale. Sarebbe opportuno che le istituzioni coinvolte si riunissero intorno ad un tavolo per chiarire queste problematiche, chiamando anche il Collegio Infermieri come interlocutore».
«Come presidente del collegio Ipasvi di Lucca – prosegue la Orsi – sono tenuta a sorvegliare gli iscritti, affinchè mantengano il decoro della professione, esercitandola con appropriatezza e competenza; vigilare su possibili abusi commessi da altri che non sono professionisti infermieri; raccogliere le denunce espresso nell’articolo della signora Favilla, verificarne la veridicità ed aprire un’istruttoria
per abuso di professione. Sarà, infine, mio obbligo istituzionale inasprire la sorveglianza verso ogni forma di abuso professionale, attraverso una ricognizione di tutte le strutture, in particolare cooperative, che utilizzano la figura dell’oss, al fine di verificane il corretto utilizzo».
fonte il tirreno di lucca.it
Finalmente avete preso una decisione..