Condivido che ogni insegnamento sanitario debba disporre di solide basi scientifiche e che il relativo esercizio professionale debba essere garantito da adeguati codici deontologici. Né ritengo che l’emendamento De Biasi al DDL Lorenzin escluda per gli osteopati tali eventualità, anzi getti proprio le basi per una prospettiva di rigore professionale e formativo. Al contrario, ridimensionare l’insegnamento della disciplina in corsi di specializzazione, o peggio, escludere la professione e la stessa formazione da una tempestiva regolamentazione non potrebbe che snaturare i migliori livelli di esercizio, inducendo alla proliferazione dell’abusivismo a spese della salute dei cittadini.
A sostegno dell’emendamento De Biasi sono tutti gli osteopati italiani che richiedono dignità professionale da oltre 20 anni, senza il timore di adeguare le proprie prestazioni e il proprio aggiornamento al contesto sanitario. Lo sono già le associazioni di osteopati più rappresentative che garantiscono per i propri associati la tutela dei cittadini mediante l’adesione a severi Codici deontologici e disciplinari. Lo sono, soprattutto, i milioni di pazienti che hanno beneficiato delle abilità e della dedizione degli osteopati esclusivi.
Inoltre, non tutti sanno che alcuni Istituti privati italiani, tra cui il nostro presso l’Ospedale di Genova, gestiscano da anni la formazione in osteopatia sotto il controllo dei più noti Istituti europei di formazione legalmente riconosciuti per la stessa disciplina, e che i reciproci ordinamenti didattici risultino tra essi omologati nel rispetto delle leggi dei Paesi U.E.. Questi corsi di 4800 ore di lezioni frontali durano in Italia 5 anni come, ad es., nei più accreditati Istituti francesi, prevedendo mobilità studentesca e ampia interazione internazionale.
Da parte nostra, provider nazionali ECM, pubblicheremo nel prossimo mese il primo sito web integralmente dedicato alla formazione on line sul tema della ricerca in osteopatia (osteopatia-fad-ecm.it).
Vogliamo forse rinunciare a queste eccellenze presenti sul territorio? Le stesse hanno consentito l’affermarsi di una professione dimostratasi utile e socialmente apprezzata. Che i timori o le ambizioni di alcuni non rappresentino un potenziale danno per molti, dissolvendosi nel dialogo costruttivo e nell’analisi scevra da pregiudizi. Noi siamo disponibili.
Luigi Ciullo
Direttore generale Istituto europeo per la medicina osteopatica/Genova e Cagliari
fonte
Quotidianosanita.it