Il comma 566 della legge di stabilità 2015 non viene citato ma in Umbria il dado è tratto: alle professioni sanitarie sono state ufficialmente consegnate le chiavi della riorganizzazione dei processi di lavoro, «incentivando ed estendendo il conferimento diretto di responsabilità per le distinte aree professionali attraverso l’istituzione di specifici servizi diretti da dirigenti provenienti dalle stesse aree».
Lo ha deciso la Regione -in attuazione della legge 11/2015 che costituisce presso ogni azienda sanitaria i servizi delle professioni sanitarie – con la sigla di un protocollo per la «valorizzazione» delle professioni stesse, sottoscritto dalla presidente Catiuscia Marini e dai rappresentanti dei dietisti, dei fisioterapisti, degli infermieri, delle ostetriche, dei tecnici di radiologia, di laboratorio biomedico e della prevenzione, dalla federazione dei logopedisti e dai rappresentanti della Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil. Catiuscia Marini L’idea è quella di assicurare qualità, efficienza e gestione unitaria delle professioni, nel rispetto delle funzioni individuate dai singoli profili e dei codici deontologici, e di assicurare un servizio efficace ed efficiente in risposta ai bisogni di salute del cittadino. «Volutamente non siamo entrati nella querelle sulla ripartizione delle competenze tra medici e professioni aperta dal comma 566 della stabilità – spiega il direttore regionale Salute, Emilio Duca -: questo protocollo sancisce però il dato di fatto di un comparto di personale che da solo, al di là del bacino di utenza e della tipologia di azienda, che si tratti di Ausl o di azienda ospedaliera-universitaria, rappresenta il 60% dei dipendenti e costituisce l’interfaccia privilegiata con i pazienti e tutti i cittadini che entrano in contatto con il Ssr». Il sistema organizzativo delle professioni sarà articolato su base dipartimentale e modulato in base a quattro criteri: tipologia aziendale, dimensione, tipologia ma anche dimensione e complessità dei servizi. Nei modelli organizzativi, si legge ancora nel protocollo, «possono altresì essere identificati processi rilevanti cui attribuire funzioni organizzative trasversali».La parte di attore co-protagonista a infermieri&Co è assegnata non solo nella riorganizzazione dei processi aziendali ma anche a livello istituzionale: la nuova Consulta regionale delle professioni sanitarie è il riconoscimento di un ruolo di interlocutore alla pari con i medici. Collaborerà alla determinazione delle linee di indirizzo per l’omogeneità degli interventi dei servizi sul territorio nazionale e ne monitorerà l’efficacia e la qualità per tutelare le esigenze del cittadino e integrare professionalmente gli interventi degli operatori. Infine, l’ingresso nella “stanza di bottoni”: il personale dei diversi profili potrà essere assegnato alla direzione Salute e Coesione sociale per le attività di programmazione, attraverso l’istituto della “messa a disposizione” da parte delle aziende sanitarie.Perché questa mini-rivoluzione sia attuabile occorrerà attendere l’emanazione di un atto di indirizzo per le aziende sanitarie regionali, entro il 30 settembre 2015. Data entro la quale andrà costituita anche la Consulta regionale.
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