Nel 2014 l’avanzo di amministrazione si è ridotto di ben 2 miliardi rispetto al 2013. Le entrate complessive della Regione sono scese del 10%, passando da 19,7 miliardi a 17,6 miliardi. Ma se le entrare scendono, salgono invece le spese complessive impegnate che sfiorano i 19,9 miliardi, contro i 18,4 miliardi del 2013. Debiti a quota 2,8 miliardi…
Il vortice della polemica politico-mediatica sull’affare Crocetta-Borsellino ha oscurato del tutto la situazione dei conti sempre più pericolanti della Regione Sicilia. Dovrebbe essere soprattutto questo il banco di prova per valutare l’operato della Giunta guidata da Rosario Crocetta che dal novembre 2012 regge le sorti (nel bene e nel male) della Regione.
Ebbene su questo fronte è di pochi giorni fa il giudizio (impietoso) della Corte dei Conti che ha parificato l’ultimo rendiconto, quello del 2014. La situazione si è aggravata pesantemente. Tutti i saldi di bilancio – scrive la relazione della Corte dei Conti – presentano consistenti valori negativi e lo stesso risultato di amministrazione contabilizza un cospicuo disavanzo finanziario tra i fondi regionali.
L’avanzo di amministrazione ad esempio si è ridotto di ben 2 miliardi rispetto al 2013. Le entrate complessive della Regione sono scese di ben il 10% passando da 19,7 miliardi a 17,6 miliardi. Ma se le entrare scendono, salgono invece le spese complessive impegnate che sfiorano i 19,9 miliardi contro i 18,4 miliardi del 2013. Soprattutto non si arresta il peso della spesa corrente che vale ormai l’82% dell’intero bilancio.
E dulcis in fondo la mole dei residui attivi, cioè le entrate messe a bilancio, trascinate dagli anni passate e non ancora effettivamente incassate, è tuttora gigantesca totalizzando i 14,3 miliardi di euro. Di fatto l’80% dell’intero gettito delle entrate di un solo esercizio. Una mina che data da decenni e che la Giunta Crocetta e la sua maggioranza non sono riuscite a disinnescare.
Ma sono i dati differenziali a essere particolarmente negativi come sottolinea la magistratura contabile. C’è un buco di 980 milioni tra entrate correnti e spesa corrente (nel 2013 era di 248 milioni), mentre l’indebitamento netto è salito a 2,8 miliardi e la Giunta è dovuta ricorrere al mercato per oltre 3 miliardi contro invece una disponibilità positiva per 900 milioni l’anno precedente.
Un anno quello appena trascorso in caduta libera. Ora Crocetta chiede un mese di tempo per fare le riforme, ma l’operato del suo Governo negli ultimi anni non ha intaccato che marginalmente i dati strutturalmente negativi della Regione. Nulla o poco è stato fatto sul fronte di quell’enorme stipendificio a cielo aperto che è la Regione Sicilia. Solo i dipendenti a tempo indeterminato della Regione ammontano ancora a 14.950. Sommando quelli a tempo determinato si giunge a 17.325 unità. Ma non basta.
Ci sono anche i lavoratori cosiddetti esternalizzati da mettere nel conto. Si arriva a poco meno di 20 mila persone. Che pesano sulle casse della Regione e quindi dei contribuenti per quasi un miliardo di euro (938 milioni per l’esattezza). A questi vanno aggiunti i dipendenti pubblici-pensionati, un esercito di 16mila unità che percepiscono trattamenti per 608 milioni. Tra dipendenti ed ex dipendenti in pensione la spesa annua supera il miliardo e mezzo.
Un fardello che non ha eguali in Italia: nessuna Regione, anche più grande o a maggiore densità di popolazione ha così tanti dipendenti pubblici. È un record assoluto figlio di stagioni dissennate di assunzioni facili e che non si riesce a sgretolare. Tanto per dare un’idea i dipendenti di ruolo dell’isola sono il 23% di tutti i dipendenti pubblici di tutte le Regioni italiane. Non solo. I dirigenti sono uno ogni otto dipendenti, il doppio della media delle Regioni italiane a statuto ordinario e contano per il 36% di tutti i dirigenti regionali sparsi nell’intera penisola. Un unicum introvabile altrove.
Nel gigantesco affresco di inefficienza, sprechi, bulimia pubblica fuori ogni misura c’è il tassello di groviglio delle società partecipate. La metà di queste presentano perdite da almeno un triennio e sulla loro reale utilità per la collettività i dubbi si sprecano. Eppure il percorso della loro liquidazione è irto di ostacoli e continuano a pesare come zavorre sui conti della Regione. Gli oltre 7mila dipendenti costano 270 milioni di euro e il totale dei costi rilevati dice la Corte negli ultimi 5 anni ammontano a 1,3 miliardi. Per la Corte che commenta il rendiconto del 2014 è “improcastinabile l’esigenza di predisporre un concreto programma di reintro dal deficit di bilancio ormai strutturale e consolidato”. Un obiettivo per il quale il mese di tempo chiesto da Crocetta per le riforme appare quasi surreale
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