DA QUOTIDIANO SANITA: 04 AGO – Gentile direttore,
da quando ha pubblicato la mia lettera su Quotidiano Sanità dal titolo “ Il Ministero, non le Regioni, deve definire chi è l’infermiere e quali funzioni gli spettino” continuo a ricevere incessantemente messaggi di colleghi, che mi scrivono IN PRIVATO, da varie parti d’Italia.
Sembra incredibile, ma ebbene si, scrivono soltanto in privato!!
Sono colleghi che si complimentano per il “coraggio” che ho dimostrato a scrivere pubblicamente “esponendomi in questo modo”, che vogliono ringraziarmi per aver dato loro voce su quei problemi che vivono tutti i giorni, che tengono a dirmi di condividere in pieno i miei pensieri e che “non cambierebbero una virgola” di ciò che ho scritto.
Colleghi che si scusano per non aver commentato palesemente ma, come loro riferiscono, “hanno paura ad esporsi perché temono ritorsioni” che vanno dal mobbing fino al licenziamento.
Eppure l’art. 21 della Costituzione Italiana recita: “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, ma a quanto pare non mi sono resa conto di non trovarmi più in un Paese democratico, ma nel nuovo Far West dove le leggi vengono decise e fatte rispettare dal più forte…..
In un primo momento, ho risposto in privato anch’io, ma poi ho pensato che poteva essere definito omertoso il mio modo di fare. Per questo motivo sono tornata a rivolgermi a Lei, perché credo sia giusto mettere al corrente tutti di ciò che si sta perpetrando ai danni degli infermieri.
Oltre alle varie problematiche, due sono i grandi temi, concatenati fra loro, messi in evidenza dai colleghi che hanno scritto: le vessazioni che sono costretti a subire sul posto di lavoro, che iniziano dai dirigenti per finire agli ausiliari ed il fatto, fondamentale, che non si capisce chi è realmente l’ infermiere, ma soprattutto quanti tipi di infermieri sono presenti oggi in Italia.
Devo ammettere che credevo di conoscere bene in quale drammatica situazione versasse la nostra professione, eppure mi sono trovata a leggere cose che mi hanno fatto accapponare la pelle. È possibile che gli infermieri, professionisti laureati, che svolgono un lavoro imprescindibile per la comunità tutta, siano ridotti a livelli di screditamento mai raggiunti prima? Preciso che non sto parlando soltanto di chi lavora presso le aziende private, ma anche e soprattutto di chi lavora in aziende private convenzionate con il Ssn e in aziende pubbliche che si rivolgono ai privati per reperire i nuovi schiavi del XXI secolo: i professionisti infermieri.
In tutto questo mi viene voglia di urlare a squarciagola: dove sono finite le Istituzioni, dov’è lo Stato, dove le Regioni e soprattutto dov’è e cosa fa l’Ipasvi in questo scempio?
Tra i tanti commenti, alcuni colleghi hanno tenuto a sottolineare che le regioni italiane sono venti e non ventidue come io avevo scritto. A loro rispondo che hanno ragione, ma il mio errore era provocatorio, perché oltre ai venti infermieri, uno per Regione, dobbiamo ricordare che abbiamo in Italia anche le infermiere volontarie della Croce Rossa, che infermiere non sono, ma come tali si spacciano, creando danni all’immagine degli infermieri, quelli veri.
Lei dirà così sono ventuno però… eh no! Ne ho scoperto anche un altro, del quale non ne sapevo l’esistenza: l’Infermiere allegato F. Chi è? È un vecchio infermiere generico, quindi OTA o giù di lì, a cui sono state riconosciute mansioni superiori di professionale. Quindi se il professionale è equipollente all’infermiere laureato, lo diventa di conseguenza anche l’infermiere allegato F. Certo questo solo per la struttura sanitaria di cui fa parte, fuori dalla quale torna ad essere il vecchio generico con il mansionario, ma intanto lì, alla dirigenza, fa comodo identificarlo come infermiere, permettendogli addirittura di praticare quelle manovre invasive che potrebbero creare seri problemi ai pazienti, senza che costoro sappiano con chi hanno a che fare.
È legale tutto ciò? È questo il motivo per il quale il ruolo dell’infermiere continua ad essere ancora così sottostimato in Italia?
Spero che qualcuno sappia rispondermi.
Intanto, visto come stanno andando le cose, mi chiedo a cosa servono tutte le diatribe sulle competenze avanzate degli infermieri alle quali assistiamo ormai da anni, se il problema era così facile da risolvere come alcune aziende sanitarie ci hanno dimostrato.
Mi chiedo inoltre, come sia possibile che delle persone, che forse non sono neanche in possesso del titolo di scuola media inferiore, vengano dichiarate infermieri senza avere i titoli di formazione previsti dalla legge, “dando” loro arbitrariamente la libertà di praticare manovre e prendere decisioni che solo ai professionisti sanitari è permesso fare.
Allora, domattina io, che sono in possesso di una laurea magistrale conseguita presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, che sono iscritta ad un Albo avendo sostenuto l’esame di abilitazione con il massimo dei voti e che, ciliegina sulla torta, ho addirittura recitato il Giuramento di Ippocrate, potrei semplicemente chiedere all’azienda presso la quale lavoro, di riconoscermi “mansioni” superiori, così da poter tranquillamente svolgere il ruolo di medico, (ruolo superiore come lascerebbe intendere il comma 566 quando recita: “Ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia…..” ). In questo modo, si potrebbero non tenere impegnate tante persone su discussioni inutili e faziose , ed utilizzare il loro tempo su cose molto più importanti e produttive.
Patrizia Leoni
Infermiera
Lo siamo gia porco dio!