Di: Federica Lai il 11/08/2015 La storia di un’infermiera 27enne di Cagliari: “Non trascorro il Natale a casa da cinque anni. Commessi dei centri commerciali non lamentatevi per un Ferragosto al lavoro, basta vittimismo”
“Sono sfruttata e sottopagata, ma orgogliosa del mio lavoro”
Al lavoro a Natale, Capodanno, Pasqua e Ferragosto, e spesso con un solo giorno di riposo al mese. Ma nonostante tutto essere felice e orgogliosa della propria professione. È la storia di un’infermiera cagliaritana di 27 anni. “I turni sono massacranti – racconta –
Mi sono ritrovata a smontare alle 22 e rimontare alle 6 del mattino, con un paio d’ore di sonno alle spalle. Stanca ma sempre felice di fare l’infermiera e di essere al servizio della vita degli altri”. E poi si rivolge ai commessi dei centri commerciali e supermercati che quest’anno dovranno lavorare anche per Ferragosto. “Non lo trovo necessario – dice – ma vorrei ricordare che il loro stipendio arriva anche da chi quel giorno deciderà di passarlo al fresco di un centro commerciale. Basta con questo vittimismo”.
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Soddisfazioni e rinunce. “Dal 2010 non trascorro il Natale con la mia famiglia – spiega la giovane infermiera – Doppi turni, 16 ore al servizio di persone bisognose di cure, dove non basta passare a dare la terapia e rilevare i parametri, ma serve anche testa e cuore. Amo la mia professione ma posso assicurare che a Natale, mentre vado a lavoro, piango. Poi arrivo in ospedale e dico ‘bene ora per i miei pazienti sono il punto di riferimento’, allora mando giù il boccone amaro mentre indosso la divisa, e poi spazio a sorrisi e abbracci: la terapia non sono solo le medicine. Questo purtroppo è un lavoro sottopagato e sfruttato fino all’osso, ma alla fine di ogni turno massacrante sono orgogliosa e felice di essere un’infermiera”.
Anch’io sono orgoglioso della professione infermieristica! Ma questo atteggiamento, ben noto alla classe medica, fa sì che la professione infermieristica venga sottovalutata, sottopagata, e denigrata dalla gente comune e non solo. Per essere più precisi quando ci sono da fare tagli alla Sanità siamo i primi a rimetterci !
Buongiorno,
da infermiere ma sopratutto da persona e cittadino, credo che la verità sia nel mezzo. Sicuramente svolgere una lavoro che piace fare riduce le fatiche del lavoro stesso, personalmente prima di intraprendere la professione infermieristica ho svolto altre attività e posso asserire che oggi il mio sguardo non è mai rivolto verso l’orologio, come invece lo era prima, anch’io amo la mia professione, ma mi sento, anche, di dire che la nostra professione è sottopagata e sono anni ormai che il nostro stipendio è fermo, cinque anni fa guadagnavo circa 100€ in più rispetto allo stipendio di oggi, il mio potere d’acquisto è notevolmente diminuito, pur lavorando in due, con due ragazzi, il fine mese è sempre un essere fuori di c.a. 200€. Quindi lottare affinché venga rivalutata la nostra professione è prioritario, ma svolgere un la voro che si ama è una gran bella fortuna.
Condivido totalmente il tuo pensiero!
anche io sono orgoglioso della professione che ho scelto di svolgere da ben 23 anni; penso di svolgerà nel migliore dei modi pur con tutte le problematiche che tale professione ha.sono dell’opinione che il tuo atteggiamento sia di quelli sbagliati e che affossino la professione . Professione appunto e non missionari. Noi dobbiamo curare i malati e per poter fare questo dobbiamo essere messi nelle migliori condizioni per poterlo fare.
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sono perfettamente d’accordo con te.mi sembra che la professione infermieristica venga descritta sempre come professione “missionaria” per cui si finisce a vivere per lavorare in pratica,essendo sereni ad usufruire ,ad esempio,di un solo giorno di riposo al mese,lavorare con turni da 16 ore e non vedersi rispettati i diritti minimi e sindacali delle ore di riposo riposo tra un turno e l’altro.penso che questo atteggiamento sia molto controproducente per tutta la categoria