DA QUOTIDIANO SANITA Sicilia. Non si tratta di razionalizzare risorse ed evitare gli sprechi; l’indirizzo della Regione sembra proprio quello di ridurre i costi raggiungendo gli obiettivi di finanza pubblica e contenimento della spesa, diminuendo il numero di infermieri per paziente a danno di cittadini e operatori.
29 SET – Ritorniamo nostro malgrado, sulla questione dotazioni organiche in Sicilia perché nonostante le presunte aperture politiche e le molte rivalutazioni annunciate, ancora oggi, non si è giunti a nulla di concreto in relazione alle modifiche dei parametri per il calcolo delle dotazioni organiche, secondo noi improponibili dal punto di vista dell’assistenza infermieristica.
Man mano che le varie aziende ospedaliere e sanitarie ricalcolano il fabbisogno di personale in funzione delle nuove linee guida assessoriali stiamo scoprendo di fatto quello che avevamo già preannunciato. Con un abile gioco di prestigio si avrà entro breve la riduzione effettiva degli infermieri in dotazione organica, assunzioni irrisorie e demansionamento istituzionalizzato.
La regione Sicilia ha, infatti, stabilito un coefficiente minimo e massimo di presenza infermieristica nelle 24 ore per le terapie intensive tra 1,75 e 2,20 infermieri per posto letto a copertura dell’organico complessivo della struttura ed ha specificato che i coefficienti devono essere “tendenti al minimo”.
L’assessorato ha precisato inoltre che eventuali sforamenti dai coefficienti devono essere giustificati. Da una ricognizione effettuata nelle terapie intensive Siciliane (UTIN, UTIC, Rianimazione, Cardiochirurgia, Tipo) anche utilizzando il coefficiente massimo si determinano esuberi di personale infermieristico.
Quindi, con un semplice calcolo, anche utilizzando un coefficiente pari a 2,20 otterremmo, per 8 posti letto di terapia intensiva 17,6 infermieri come dotazione organica complessiva che potremmo arrotondare addirittura a 18, quindi sforando il tetto massimo.
Dai dati in nostro possesso, rileviamo che quasi tutte le Terapie Intensive, per 8 posti letto e per garantire il rapporto 1 infermiere a 2 pazienti, hanno più di 18 infermieri; più precisamente in media si va dai 21 a 23; ciò evidentemente fa sembrare che il nuovo metodo di calcolo è stato appositamente studiato per creare artificiosamente degli esuberi di personale.
In pratica, con un colpo di bacchetta magica, dove c’era carenza adesso troviamo addirittura esubero di personale e, ricordiamo, nella simulazione abbiamo utilizzato i coefficienti massimi mentre la regione ha chiesto di approssimarsi al minimo! Appare chiaro quindi che non si tratta di razionalizzare risorse ed evitare gli sprechi; l’indirizzo della Regione sembra proprio quello di ridurre i costi raggiungendo gli obiettivi di finanza pubblica e contenimento della spesa, diminuendo il numero di infermieri per paziente a danno di cittadini e operatori.
Siamo molto preoccupati, infatti, sulle ricadute che potrebbero avere sugli utenti le scelte dell’assessorato e delle aziende sanitarie, in termini di aumento delle infezioni, delle cadute finanche della mortalità conseguente alla riduzione di personale infermieristico al di sotto di determinati standard. Così ci confermano diversi studi internazionali.
In letteratura si parla spesso di rapporto infermiere/paziente nelle unità operative, considerando comunemente accettato che una ratio ottimale per garantire la sicurezza e l’appropriatezza delle cure in terapia intensiva sia di un infermiere ogni due pazienti. Dall’applicazione pratica delle linee di indirizzo regionali, invece, presto ci ritroveremo, in terapia intensiva, con un carico di almeno tre o perfino quattro pazienti per ogni infermiere, dando origine a un contesto insostenibile non solo dal punto di vista organizzativo ed etico, ma anche scientifico.
Abbiamo scritto di continuo, abbiamo manifestato il 30 giugno in Piazza Ziino chiedendo di rivedere i coefficienti minimi e massimi, abbiamo spiegato le nostre idee, abbiamo formulato le nostre posposte ad invarianza dei tetti di spesa. Abbiamo evidenziato inoltre che nelle degenze, con meno infermieri e personale di supporto all’assistenza, gli utenti hanno un rischio più elevato di lesioni da decubito, di cadute, di infezioni correlate alle pratiche assistenziali, di aumento delle giornate di degenza, che si trasformerà inevitabilmente in ulteriori costi per il Servizio Sanitario Regionale.
Non possiamo accettare tutto ciò proprio perché Nursind non è solo un sindacato ma ha la peculiarità di essere un sindacato di professionisti. Chi ha preso queste decisioni, dovrà prendersi la responsabilità morale derivante da scelte organizzative che condurranno a un peggioramento complessivo della qualità e sicurezza assistenziale in Sicilia e, paradossalmente, di un aggravio della spesa piuttosto che un contenimento.
Su questi presupposti siamo pronti proseguire la nostra battaglia nella convinzione che i cittadini della Sicilia possono e debbano avere la stessa qualità assistenziale che trovano in altre regioni e che il lavoro e i professionisti non sono il problema delle diseconomie ma la soluzione!
Salvatore Vaccaro – Infermiere
Direttore Nazionale Nursind