DA LiveSicilia; Ospedali e concorsi: tutto da rifare di Accursio Sabella.I Ministeri della Salute e dell’Economia hanno “censurato” il documento che ridisegna la rete sanitaria e la mappa dei posti letto in Sicilia. Nel mirino le piccole strutture pubbliche e private. A rischio le assunzioni. Avviso alla Regione: “Ignori le proposte delle associazioni esterne”. Tutti i rilievi tratti dal documento ufficiale
PALERMO – Ospedali pubblici, cliniche private e piante organiche: è tutto da rifare. Con una nota congiunta, e molto dura, del Ministero della Salute e del Ministero dell’Economia, il governo Renzi ha “bocciato” il Piano della rete ospedaliera di Lucia Borsellino, approvato nel gennaio del 2015. Un documento che delinea la distribuzione dei posti letto nell’Isola, così come la chiusura e l’accorpamento di aziende ospedaliere e unità operative e complesse. E i rilievi adesso rischiano di far saltare in aria il progetto per le cinquemila assunzioni nella Sanità siciliana. È proprio sulla rete ospedaliera, infatti, che si basa la predisposizione delle dotazioni organiche che avrebbero dovuto aprire, appunto, ai concorsi.
Il Piano della rete ospedaliera, come detto, è stato pubblicato con decreto dell’assessore Borsellino il 14 gennaio del 2015. Alla fine, a dire il vero, di un lungo e complesso iter. Che ha visto anche come attori principali, molti deputati dell’Assemblea regionale, che non hanno fatto mancare il proprio “pressing” legato a logiche soprattutto territoriali. E quindi, almeno potenzialmente, elettorali.
Di certo c’è che, secondo i ministri Beatrice Lorenzin Pier Carlo Padoan e – aspetto quasi paradossale – secondo anche i rilievi dell’Agenas, proprio l’agenzia nella quale adesso Lucia Borsellino svolge un ruolo di primo piano, il Piano “prevede alcuni elementi di novità che tuttavia non appaiono risolutivi delle criticità evidenziate” nei precedenti incontri tra la Regione e il governo nazionale. Il direttore generale della Programmazione sanitaria Renato Botti, che firma il documento con i rilievi, sottolinea il “permanere dell’eccessiva frammentazione dell’offerta ospedaliera siciliana. Tale criticità – si legge nel documento – comporta, tra l’altro, la difficoltà di individuare reti per le patologie complesse tempo-dipendenti che rispondano ai reuisiti di efficacia ed efficienza”.
Questo, in generale. Ma il governo nazionale ovviamente scende nel dettaglio. E i rilievi sono parecchi. A cominciare dalla scelta di mantenere in vita strutture pubbliche e private “monospecialistiche” nonostante il numero di interventi sia inferiore a quello fissato dalle soglie ministeriali. Si fa riferimento in particolare alle strutture psichiatriche e ai punti nascita siciliani. E il ministero sembra lanciare un monito, probabilmente indirizzato al dialogo intrapreso dall’assessorato con l’Associazione delle cliniche private (Aiop): “La definizione del fabbisogno assistenziale, organizzativo e strutturale – scrive il governo Renzi – è di esclusiva competenza regionale e non può essere basato sulla proposta da parte di un soggetto o associazione esterna alla regione”.
Sulla rete ospedaliera, come detto, non sono mancate le pressioni della politica. Che si sono concretizzate nell’intervento della commissione Salute dell’Ars alla quale è stato attribuito anche il compito di valutare tutte le unità operative sia semplici che complesse del Sistema sanitario regionale, sia nel settore pubblico che nel settore privato. Una valutazione che avrebbe dovuto condurre alla rimodulazione dei posti letto per acuti (quelli economicamente più vantaggiosi) e alla “rifunzionalizzazione” dei nosocomi in Ospedali di comunità (cioè presìdi con funzioni quasi unicamente assistenziali). Il problema è che nel Piano, la Regione non prevede la tempistica. Cioè non spiega quando questa valutazione debba concludersi. Col rischio di mantenere lo stato transitorio per troppo tempo. Ma non solo. Nel Piano mancherebbe anche la distribuzione dei posti per “acuti” per singolo presidio e non sono stati individuati gli ospedali da riconvertire in ospedali di comunità.
A questo proposito, i ministeri “bocciano” anche l’ipotesi di mantenere in vita come veri e propri ospedali (e non come strutture territoriali) le strutture di Ribera, Mazzarino, Giarre, Leonforte, Barcellona, Scicli e Salemi. Una scelta incomprensibile, secondo il governo nazionale, perché l’attività in presìdi di così piccole dimensioni metterebbe “a rischio la sicurezza dei pazienti”. Contestati anche alcuni errori nelle “somme” dei posti letto. Mentre in alcune Asp, l’ultimo Piano prevede posti letto in più rispetto a quelli previsti dalle tabelle originarie. Un caos.
Al quale vanno aggiunte le altre contestazioni. A cominciare da quelle relative alla Rete dell’emergenza territoriale del 118, “in particolare – scrivono i ministeri – riguardo l’assetto dei mezzi di soccorso di base e avanzati per territorio governato dalla Centrale operativa di competenza, il loro numero e la tipologia, attuale e programmata, compreso un aggiornamento sulle prospettive di implementazione delle automediche: quante, quali e dove siano già state attivate”. E ancora, ecco il capitolo Pta, finiti anche al centro di inchieste giudiziarie. Quei centri, ricorda il governo nazionale, “devono contenere unicamente atività di tipo territoriale e non attività di emergenza-urgenza”.
Questi i rilievi. Ma già da adesso ci si interroga sulle conseguenze. Quelle, cioè, che riguarderanno i piccoli ospedali, che il Ministero ha chiaramente destinato alla chiusura, alla ridefinizione dei posti letto, alla determinazione delle strutture interne agli ospedali (aspetto che riguarda, ovviamente, anche la nomina di primari e dirigenti). Ma soprattutto, in bilico adesso sono, chiaramente, gli annunciati nuovi concorsi nella Sanità siciliana. Mentre dall’assessorato sembrano piovere nuove contestazioni sulle piante organiche delle aziende, infatti, quelle stesse dotazioni sono basate proprio sui dati della rete ospedaliera. Quella che, secondo il governo nazionale, è quasi da riscrivere