Il datore di lavoro ci impone di indossare divise e tute di lavoro senza cui “non è permesso accedere alle attività lavorative”: il tempo necessario ad indossare la divisa e a svestirmi della stessa rientra nel mio turno di lavoro?
La legge indica, con l’espressione “orario di lavoro”, qualsiasi periodo in cui il lavoratore resta a disposizione del proprio datore di lavoro, nell’esercizio delle sue attività lavorative o delle sue funzioni. Restano solo esclusi gli intervalli di tempo in cui il dipendente gode della piena disponibilità.
A lungo la giurisprudenza si è interrogata sulla questione se far rientrare nella nozione di “lavoro” anche le attività propedeutiche e successive all’attività lavorativa vera e propria, come ad esempio la vestizione e svestizione (il cosiddetto “tempo–tuta”), e sulla conseguente inclusione del tempo dedicato a tali operazioni nell’orario di lavoro retribuito, è stata a lungo controversa.
Alla fine la Cassazione [2] ha precisato che “se tale operazione è diretta dal datore di lavoro (che ne disciplina, ad esempio, il luogo di esecuzione) rientra nel concetto di lavoro effettivo e di conseguenza il tempo necessario deve essere retribuito”; in caso contrario «l’attività di vestizione rientra nella diligenza preparatoria inclusa nell’obbligazione principale del lavoratore e non dà titolo ad autonomo corrispettivo [3].
Ne consegue pertanto che, qualora il datore di lavoro imponga ai propri dipendenti l’utilizzo di divise aziendali, ed imponga altresì i tempi ed i luoghi di vestizione (pretendendo che la divisa venga indossata e tolta presso il luogo di lavoro), il tempo necessario per la vestizione/svestizione rientra nell’orario di lavoro, in quanto attività ausiliaria al corretto svolgimento dell’attività lavorativa, imposta dallo stesso datore.