• Le cause del disagio della professione medica nei riguardi delle professioni sanitarie ,ed in particolare verso quella infermieristica, risalgono già al 1934. Da Quotidiano sanita, venerdi 23 ottobre, Stati Generali del medico (Il ruolo del medico)
“In Italia la dominanza (in termini di duplice significato: tecnico-organizzativo e giuridico) del medico-chirurgo fu limitata per la prima volta dall’art. 99 del T.U. delle leggi sanitarie (R.D. 27 luglio 1934), mediante il riconoscimento legale «delle professioni ausiliarie di levatrice, assistente sanitaria e infermiera diplomata”
Si costituiva così la scala gerarchica degli operatori sanitari, posti su tre gradini ben distinti: le professioni principali, le professioni sanitarie ausiliarie, le arti ausiliarie delle professioni sanitarie.
..Mentre si discuteva che non possono essere le regioni a decidere l’individuazione di nuove competenze per la professione infermieristica , oggi, e per tutte le professioni sanitarie, domani, scavalcando prerogative di Parlamento, Ministero della Salute e MIUR,
Mentre si sosteneva che non possono essere le 42 Università italiane a decidere Lavoro e Professioni : l’offerta formativa va costruita non per soddisfare le ambizioni di una singola professione sanitaria, ma per dare risposte ai bisogni di salute della società, concordandole con tutte le professioni sanitarie.
“Ci viene sbattuto in faccia il comma 566 che limita le competenze del medico”.
Falso, riconosce quello che gli infermieri fanno tutti i giorni da sempre.
Un punto deve restare fermo non sia sottratta al medico alcuna prestazione nell’ambito della sanità e che siano riservate al medico le competenze relative alla diagnosi, alla leadership di ogni procedura assistenziale e del governo clinico, alla relazione con il paziente (definita nell’ambito dell’informazione e del consenso/dissenso quali base dell’alleanza terapeutica), agli indirizzi di cura e ad ogni attività che esiga una “base cognitiva complessa”.
La responsabilità dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali del paziente è riservata esclusivamente al medico, mentre può essere delegata ad altri professionisti in autonomia gestionale la responsabilità di prestazioni all’interno di tali percorsi
in ogni organizzazione complessa la gerarchia è un elemento di sicurezza e di efficienza…”
Anche Per questo i medici italiani scenderanno in piazza il 28 novembre..
MA questo non lo dicono:Gli infermieri laureati responsabili dell’assistenza infermieristica, rispetto al passato, fanno la differenza nella riduzione della mortalità negli ospedali, con un risparmio in termini di vite umane ed economico per milioni di euro.
Uno staff infermieristico più preparato è associato con un minor numero di decessi: per ogni aumento del 10 per cento di infermieri con diplomi di laurea, diminuisce del 7 per cento il rischio di morte. Insomma, dove il loro livello formativo è più elevato si riduce significativamente il numero delle persone che muoiono durante il ricovero.
lo studio: un équipe di ricercatori guidati da Linda Aiken, della University of Pennsylvania School of Nursing di Philadelphia, e da Walter Sermeus dell’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, ha esaminato i dati delle dimissioni ospedaliere di quasi 500 mila pazienti di nove Paesi europei
Ebbene, ne è risultato che i pazienti dimessi da ospedali dove il 60 per cento degli infermieri era laureato e ciascuno di loro doveva prendersi cura di una media di sei pazienti presentavano un rischio inferiore di quasi un terzo di morire in ospedale rispetto a quelli ricoverati in strutture dove solo un terzo degli infermieri era laureato e ciascuno di loro doveva farsi carico mediamente di otto pazienti .
Mentre in europa e nel resto del mondo l’infermiere prescrive farmaci ,in italia ancora i medici sono nostalgici dell’ infermiere subalterno scomparso piu di 30 anni fa!