È una foto che parla da sola”. Pourya Pashootan è un giovane medico, lavora all’ospedale Saint Louis di Parigi e la notte degli attentati si è rimboccato le maniche e si messo al lavoro per salvare decine di vite umane, insieme ai suoi colleghi, infermieri e rianimatori. Ha impiegato pochi brevi istanti per scattare una foto, che subito ha iniziato a circolare in rete; l’immagine mostra la stanza affollata, con i letti vicini, in cui 40 tra dottori, infermieri e anestesisti lavoravano nello stesso momento per lo stesso obiettivo: lenire gli effetti di quella tragedia.
L’ospedale Saint Louis si trova a pochi minuti di distanza dalle aree attaccate, il locale Carillon, il Bataclan e La Belle Equipe. “Senza nessuna esitazione, ci siamo presentati tutti in ospedale. Quando ho visto quella scena, l’ho trovata bellissima. Ho scattato la foto e mentre tornavo a casa ho pensato che mi sarei pentito a non condividerla con qualcuno”, ha raccontato il dottor Pashootan al TIME. “Non credevo che sarebbe diventata virale”, ha spiegato sottolineando lo stupore che ha provato, invece, nel vedere le molteplici condivisioni sui social network.
“È una foto che parla da sola, non ha bisogno di didascalie. Non ci sono molte foto di questo tipo. Mostra un’intera squadra di professionisti mobilitati e pronti ad affrontare il lato peggiore degli eventi”. Il caos, la disperazione, la confusione e, nello stesso tempo, il coraggio, la prontezza di riflessi, il senso del dovere: è questo il mix che traspare dall’immagine. “Non è il tipo di scena che siamo abituati a vedere – ha aggiunto -. Sembrava la guerra”.Il TIME ha raccontato cosa si nasconde dietro quello scatto.
Ma non solo il personale del Saint Louis ha vissuto l’incubo: anche gli altri ospedali della città e dintorni si sono messi in moto. Un’infermiera in servizio in uno di questi ha dato vita ad un “Ask me Anything” su Reddit, un botta e risposta sul social network per aiutare gli utenti a capire meglio lo svolgimento dei fatti di quella notte, secondo il suo punto di vista. Ha spiegato che la struttura ha ricevuto più del doppio dei pazienti che riceve normalmente in una notte e che “la mole sarebbe stata insostenibile se lo staff non fosse accorso dalle proprie case”.
Un uomo riempito di pallottole e tantissimi pazienti apparentemente calmi a causa dello shock: sono queste le immagini ancora vive nella mente dell’infermiera. Nonostante la tragedia, la donna dice che il team non si è fatto prendere dal panico e ha rispettato l’ordine di gravità delle ferite. Ma non ha dubbi: “Il ricordo e il trauma di quella notte mi accompagneranno per tutta la vita”.