E’ stato firmato a Roma un protocollo di intesa tra Regione Emilia-Romagna e Ministero della difesa. L’accordo, siglato dal presidente Bonaccini e dal ministro Pinotti, sancisce una maggiore collaborazione e sinergia tra il Servizio sanitario degli enti militari e quello regionale.
“Siamo molto orgogliosi di essere tra le prime Regioni a firmare – ha dichiarato Bonaccini. Contribuire alla formazione del personale militare e metterlo a disposizione, aiuterà ad avvicinare il ruolo dell’esercito alla vita delle nostre comunità”.
Con il protocollo la Regione si impegna a promuovere nelle proprie strutture la formazione di medici e infermieri militari mentre il Ministero metterà a disposizione il proprio personale sanitario e i propri mezzi, in caso di emergenza e calamità pubblica in regione.
Firma intesa. Infermieri del Servizio sanitario militare potranno intervenire, a fianco del personale del Servizio sanitario regionale, in caso di emergenze e calamità che dovessero verificarsi sul territorio dell’Emilia-Romagna.
E’ uno degli impegni contenuti nel protocollo d’intesa siglato oggi a Roma, a Palazzo Baracchini, dal ministro della Difesa Roberta Pinotti e dal presidente Stefano Bonaccini.
Era presente Kyriakoula Petropulacos, direttore generale sanità e politiche sociali della Regione, che ha lavorato in prima persona alla stesura del protocollo. Illustrato nel corso della cerimonia dal generale Antonio Battistini, sancisce sostanzialmente una maggiore collaborazione e sinergia tra il Servizio sanitario degli enti militari presenti in Emilia-Romagna e quello regionale. Lo stesso protocollo è stato firmato per il Friuli Venezia Giulia dal presidente Debora Serracchiani.
Il protocollo, in sintesi Firma intesa medici militari (4)
L’impegno, concretamente, è di supportare lo sviluppo delle migliori professionalità per il personale sanitario militare (medici e infermieri) per garantire al meglio la salute dei militari, in Italia e all’estero e, al tempo stesso, per accrescere le risorse professionali disponibili sul territorio dell’Emilia-Romagna in caso di grandi calamità.
La dislocazione capillare delle unità militari, in particolare dell’Esercito, rappresenta in regione una risorsa ulteriore in caso di situazioni particolarmente critiche; risorsa a cui si è fatto ricorso sistematicamente in tutte le emergenze, da ultimo l’alluvione che ha colpito il piacentino e, ancora di più, il terremoto del 2012. Poter fare affidamento, in circostanze come queste, su operatori sanitari militari addestrati all’interno del sistema sanitario regionale, e che quindi ne conoscano procedure ed organizzazione, garantisce la disponibilità di una risorsa qualificata in più a vantaggio della popolazione.
Con il protocollo la Regione si impegna, dunque, a promuovere nelle proprie strutture percorsi di addestramento, per le emergenze e le urgenze, destinare al personale sanitario militare. Mette, inoltre, a disposizione strutture didattiche per lo svolgimento di corsi, lezioni, seminari ed esercitazioni, e realizza, dopo una valutazione delle competenze acquisite nella fase di addestramento, una fase di tutoraggio.
Il Ministero della difesa, dal canto proprio, si impegna a rendere disponibile il personale sanitario militare per situazioni di emergenza e calamità pubblica che dovessero verificarsi nel territorio dell’Emilia-Romagna, e a fornire, nelle stesse circostanze, mezzi e materiali sanitari propri.
I numeri esatti relativi al personale militare sono riservati; la stima, però, è che in Emilia-Romagna ci siano oltre 60 figure professionali, tra medici e infermieri. La forza amata maggiormente rappresentata è l’Esercito; Bologna, infatti, è sede della Brigata aeromobile “Friuli”. La dislocazione prevalente è in provincia di Bologna e in Romagna dove, tra Forlì, Cervia e Rimini, sono presenti operatori sanitari di Esercito e Aeronautica militare. A queste realtà se ne aggiungono altre, in particolare Modena, che ospita l’Accademia Militare ed è la sede dove si formano i medici dell’Esercito, fino alla laurea.
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