Orario di lavoro. L’Europa richiama ancora l’Italia. Chiesti chiarimenti su come si stanno applicando le nuove normee dà notizia oggi l’Anaao Assomed che sottolinea come i dubbi posti dalla Commissione UE siano incentrati in particolare sul rapporto tra riposi, guardie e reperibilità, sulla durata massima settimanale dell’orario di lavoro e il periodo di riferimento in cui effettuare il calcolo medio e sulla modalità di calcolo delle ore di lavoro prestate in libera professione a favore dell’Azienda sanitaria. E poi c’è il caso Basilicata.
10 MAG -La Commissione Europea “striglia” l’Italia sull’applicazione dell’orario di lavoro e chiede alle autorità italiane “di essere informata sull’attuazione della direttiva nel settore sanitario in tutto il territorio italiano”. Lo scrive oggi in una nota l’Anaao Assomed che sottolinea come questo sia “l’effetto della richiesta avanzata dalla Fems (la Federazione dei medici europei) e sollecitata anche dall’Anaao Assomed a seguito delle numerose segnalazioni di medici e sanitari”.
“Il nostro Paese infatti – fatica ad adeguare l’orario di lavoro alla normativa europea, emergendo in modo eclatante come i modelli di organizzazione in varie realtà ospedaliere disattendano l’applicazione della legge entrata in vigore il 25 novembre 2015 sulla durata del riposo minimo giornaliero e sul tempo di lavoro massimo settimanale”.
In particolare la Commissione Europea nella lettera inviata all’Italia chiede informazioni relativamente al rapporto tra riposi, turni e reperibilità, alla durata massima settimanale dell’orario di lavoro e al periodo di riferimento in cui effettuare il calcolo medio, alla modalità di calcolo delle ore di lavoro prestate in libera professione a favore dell’Azienda sanitaria.
La Commissione inoltre – ha chiesto chiarimenti anche in merito alla Legge regionale della Basilicata n. 53/2015 che ha introdotto alcune deroghe alla normativa europea e alla legislazione italiana, in modo illegittimo (a parere dell’Anaao Assomed) essendo la materia demandata esclusivamente alla contrattazione nazionale”.
Per il sindacato della dirigenza medica e sanitaria “non può sfuggire la delicatezza della questione, perché la Repubblica Italiana è stata già deferita nel 2014 dalla Commissione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e per evitare il procedimento giurisdizionale è stato approvato l’articolo 14 della Legge 30 ottobre 161/2014 con il quale si è sanata la lesione del diritto dell’Unione Europea contestato, ottenendo l’archiviazione del procedimento nel gennaio 2015”.
“Senza l’assunzione da parte delle Regioni di personale medico sanitario – per coprire le carenze di dotazione organica che attualmente impediscono una corretta applicazione della normativa europea e senza un confronto in sede contrattuale, come previsto dall’articolo 14 comma 3 della Legge 161/2014, per disciplinare le eventuali deroghe al riposo giornaliero, il rischio che il procedimento di infrazione venga riavviato è elevatissimo. Non solo, di fronte ad una diffusa e persistente disapplicazione della normativa europea in materia di organizzazione del lavoro, sarà inevitabile aprire il contenzioso anche presso le Direzioni Territoriali del Lavoro”.
Per questo l’Anaao Assomed chiede al Governo italiano di “farsi garante di una corretta applicazione della normativa europea, impedendo atteggiamenti elusivi da parte delle Regioni e favorendo l’unica soluzione affinché le richieste della Commissione Europea siano rispettate e la sicurezza delle cure garantita: avviare una nuova stagione di assunzioni in sanità”.