L’indagine,il giornale d’italia.
Arrestata e poi liberata lei si è sempre difesa: ‘Mi sono sentita incastrata’
Morti sospette a Piombino anche dopo l’infermiere Bonino.
Strani decessi sarebbero avvenuti anche dopo l’allontanamento di Fausta Bonino, l’infermiera accusata della misteriosa morte di tredici pazienti avvenute nel reparto di rianimazione dell’ospedale Villamarina di Piombino.È quanto denunciano i difensori della donna spiegando di avere in mano 14 cartelle cliniche di degenti morti dopo che la Bonino non prestava più servizio in rianimazione.
I dati contenuti in quelle cartelle, è la tesi della difesa della donna come riporta ‘La Nazione’, mostrerebbero che le morti “sospette” sono proseguite anche dopo il mese di ottobre 2015, periodo in cui Fausata Bonino era stata trasferita di reparto. “Abbiamo chiesto oltre una decina di cartelle cliniche e abbiamo incaricato il nostro ematologo di analizzare questi nuovi casi – spiega al quotidiano Cesarina Barchini che difende Fausta Bonino – La loro analisi potrebbe confermare come in quel reparto non abbia agito alcun serial killer e che a maggior ragione la mia cliente è totalmente estranea a questa storia che resta comunque grave e tragica”.La donna, si ricorda, si è sempre difesa dalle accuse, ribadendo la sua estraneità ai fatti in una intervista televisiva al programma “Quarto Grado”. “Mi sono sentita incastrata dalle persone che mi dovevano difendere – ha detto – adesso verso queste persone provo rabbia, tanta rabbia”.Per gli inquirenti, al contrario, l’infermiera avrebbe somministrato dosi letali di eparina ai degenti del reparto di rianimazione, provocando la morte in almeno 13 pazienti tra il 2014 e il 2015 per scoagulazione del sangue. Ritenuta “pericolosa, anche per gli stessi familiari” era stato chiesto che la donna rimanesse in carcere.Arrestata la notte del 30 marzo all’areoporto di Pisa al rientro da un viaggio a Parigi dove abita il figlio è stata invece scarcerata lo scorso 20 aprile, in attesa di ulteriori sviluppi sulla vicenda: nuovi esami verranno infatti disposti sulle salme dei pazienti che non sono stati cremati. A deciderlo sono stati i giudici del Tribunale del Riesame, le cui motivazioni sono attese proprio per la prossima settimana. “Ero convinta di non uscire più dal carcere – ha detto ancora l’infermiera nell’intervista – Sapevo che c’era stato uno sbaglio nell’arrestarmi ma pensavo di non poter rimediare. Io penso addirittura che non sia stata fatta l’eparina a tante persone, non credo in un serial killer. Penso che si tratti di malasanità”. Stani decessi sarebbero avvenuti anche dopo l’allontanamento di Fausta Bonino, l’infermiera accusata della misteriosa morte di tredici pazienti avvenute nel reparto di rianimazione dell’ospedale Villamarina di Piombino.
È quanto denunciano i difensori della donna spiegando di avere in mano 14 cartelle cliniche di degenti morti dopo che la Bonino non prestava più servizio in rianimazione.
I dati contenuti in quelle cartelle, è la tesi della difesa della donna come riporta ‘La Nazione’, mostrerebbero che le morti “sospette” sono proseguite anche dopo il mese di ottobre 2015, periodo in cui Fausata Bonino era stata trasferita di reparto. “Abbiamo chiesto oltre una decina di cartelle cliniche e abbiamo incaricato il nostro ematologo di analizzare questi nuovi casi – spiega al quotidiano Cesarina Barchini che difende Fausta Bonino – La loro analisi potrebbe confermare come in quel reparto non abbia agito alcun serial killer e che a maggior ragione la mia cliente è totalmente estranea a questa storia che resta comunque grave e tragica”.
La donna, si ricorda, si è sempre difesa dalle accuse, ribadendo la sua estraneità ai fatti in una intervista televisiva al programma “Quarto Grado”. “Mi sono sentita incastrata dalle persone che mi dovevano difendere – ha detto – adesso verso queste persone provo rabbia, tanta rabbia”.Per gli inquirenti, al contrario, l’infermiera avrebbe somministrato dosi letali di eparina ai degenti del reparto di rianimazione, provocando la morte in almeno 13 pazienti tra il 2014 e il 2015 per scoagulazione del sangue. Ritenuta “pericolosa, anche per gli stessi familiari” era stato chiesto che la donna rimanesse in carcere.
Arrestata la notte del 30 marzo all’areoporto di Pisa al rientro da un viaggio a Parigi dove abita il figlio è stata invece scarcerata lo scorso 20 aprile, in attesa di ulteriori sviluppi sulla vicenda: nuovi esami verranno infatti disposti sulle salme dei pazienti che non sono stati cremati. A deciderlo sono stati i giudici del Tribunale del Riesame, le cui motivazioni sono attese proprio per la prossima settimana. “Ero convinta di non uscire più dal carcere – ha detto ancora l’infermiera nell’intervista – Sapevo che c’era stato uno sbaglio nell’arrestarmi ma pensavo di non poter rimediare. Io penso addirittura che non sia stata fatta l’eparina a tante persone, non credo in un serial killer. Penso che si tratti di malasanità”.
15/05/2016 – 08:47