“Leopolda” di Firenze, Mangiacavalli: l’infermiere del futuro
23/09/2016 – Pianificazione assistenziale, presa in carico, valutazione degli esiti: è l’assistenza infermieristica del futuro secondo Barbara mangiacavalli, presidente Ipasvi, in occasione del suo intervento alla Conferenza Regionale Scienze Infermieristiche, al Forum Leopolda di Firenze.
“Non dobbiamo più partire dall’offerta- ha detto la presidente Ipasvi – ma dalla domanda, dai bisogni di salute. Non dobbiamo più stare in ospedale ad aspettare che ci portino il malato: il problema è che questo, quando esce dall’acuzie, non si sente più assistito e lì dobbiamo esserci noi, gli infermieri”.
Secondo Mangiacavalli, il primo compito e lo sviluppo naturale e anche futuro della professione infermieristica è essere accanto ai cittadini, rafforzare il legame che c’è con questi: “Gli infermieri – ha detto – si candidano come ‘agenti morali dei cittadini, e come tali si fanno carico dei loro bisogni”.
Un principio questo che secondo Mangiacavalli non si può e non si deve perdere, anche se spesso ci si affida troppo alla tecnica e queste linee di condotta si allontanano dalla professione.
“Abbiamo oggi un Ssn – ha proseguito – profondamente modificato in base ai bisogni dei cittadini, ma anche alla demografia delle professioni. In questo senso alcuni dovranno capire che i vecchi schemi vanno abbandonati e noi infermieri dobbiamo capire che ci deve proporre, altrimenti nessuno ci chiamerà mai”.
Un ruolo importante in questo senso ce l’ha e ce l’avrà sempre di più, secondo la presidente Ipasvi, la formazione. C’è bisogno di infermieri che sappiano agire in maniera proattiva “mentre ancora abbiamo – ha aggiunto – infermieri che si sentono tali sono quando lavorano in ospedale pubblico. C’è il territorio – ricorda Mangiacavalli – ci sono le Rsa dove ancora non si applicano le regole dettate dalla leggi e gli infermieri non ci sono, non ci sono nel senso che non rivestono quel ruolo di interlocutori primari a livello istituzionale compete loro in quanto professionisti coerenti con i bisogni di salute dei cittadini”.
“Se l’ospedale deve essere il luogo di elezione per l’acuzie – ha spiegato – fuori deve esserci un’organizzazione in grado di assicurare assistenza e continuità. Dove sono i modelli? Noi infermieri li abbiamo, ma non possono essere casi isolati, devono trasformarsi in best practice. Per questo va curata la formazione di base, post base e le nuove competenze: ognuno deve fare la check list di cosa ha professionalmente e capire cosa gli manca per accettare la sfida di un’assistenza che non si fermi al letto d’ospedale”.
Mangiacavalli ha evidenziato in questo senso che dovrebbe essere previsto un percorso in grado di sistematizzare l’assistenza non solo dal punto di vista sanitario, ma arrivando a inserire nella “rete”! che garantisce i bisogni dei cittadini, anche quelli sociali. E in questo senso, secondo la presidente Ipasvi, sarebbe necessario realizzare un testo unico coordinato di tutte le norme sociali e sanitarie per giungere a una “piattaforma ricompositiva” rispetti all’attuale frammentazione degli interventi in grado di garantire davvero l’universalità dell’assistenza.
“La rete – sottolinea Mangiacavalli – prevede che il paziente non sia solo quando il suo bisogno diventa sociale. E in questo senso è necessario aprire una fase di confronto con tutti gli attori dell’assistenza sia sul piano intellettuale che sulla valutazione degli esiti di ciò che siamo in grado di fare”.
“Gli infermieri italiani sono accanto ai cittadini”, ha chiosato mangiacavalli e ha annunciato che proprio in questo senso, nel senso della valutazione e della condivisone dei risultati, un progetto con Agenas per inserire nel Piano nazionale esiti , indicatori di esiti infermieristici (cadute, lesioni cutanee, infezioni e così via), perché “ una volta dimostrato ciò che sappiamo fare, quello che siamo in grado di ottenere con la nostra professionalità – ha concluso – nessuno potrà fermare l’evoluzione positiva della professione e dei suoi modelli innovativi”.
Ipasvi.it