Guerra all’infermiere che puzza,esclusi i medici ,sindacati e ospedale ai ferri corti sull’igiene personale dei lavoratori.
di Antonio Menna:
Pronto soccorsi intasati con ore di attesa??
Macchinari rotti? File agli sportelli? Liste d’attesa infinite per un controllo diagnostico? Farmaci ed esami a pagamento? Carenze di organico? Problemi strutturali? Quali sono i problemi della sanità italiana? Secondo la direzione dell’Ulss 18 di Rovigo, no, non sono questi i punti nodali del sistema sanitario. La preoccupazione numero uno è un’altra. “L’igiene personale degli infermieri esclusi i medici”, risponde Riccardo Mantovan, segretario Funzione pubblica della Cgil, in un’intervista rilasciata a Rovigo oggi, che segnala la curiosa situazione del presidio sanitario.
Uno screening sulle condizioni igieniche degli infermieri
Secondo la denuncia dei sindacati, la dirigente responsabile della Direzione delle professioni sanitarie e tecniche dell’azienda Ulss 18 avrebbe deciso di avviare uno screening approfondito sulle condizioni igienico-sanitarie dei lavoratori. Una vera e propria task force per un calendario di verifiche individuali finalizzate a verificare “l’igiene delle mani, l’igiene del vestiario, l’igiene dei capelli (che devono essere raccolti), evitare l’uso di profumi intensi (che potrebbero dare fastidio ai pazienti), evitare l’uso del cellulare (che può interferire con apparecchi elettromedicali), il corretto utilizzo delle mascherine e dei guanti, l’uso degli anelli, bracciali, collane, piercing, smalto e unghie artificiali”.
Millecinquento lavoratori interessati
Saranno interessati dallo screening ben 1500 tra infermieri e operatori socio-sanitari: la trincea del lavoro sulla salute, i soldati che vanno in battaglia, quelli che sono a più stretto contatto con il pubblico, la direzione chiede di curare maggiormente il proprio corpo, la propria igiene, quindi la presenza e la qualità del contatto coi pazienti. “Ci immaginiamo – dice provocatoriamente il dirigente sindacale Mantovan a Rovigo Oggi – gli infermieri in fila con le braccia alzate e le ascelle passate in rassegna dal famoso naso dell’Ulss 18! Come Cgil vogliamo dire pubblicamente che è quantomeno avvilente ed offensivo vedere impegnate risorse umane ed ore lavoro per la verifica dell’igiene dell’ascella di lavoratori”.
Polemica sulle condizioni di lavoro
La decisione dell’Ulss ha scatenato la protesta di sindacati e lavoratori soprattutto perchè arriva in una fase molto difficile dell’organizzazione delle attività all’interna dell’azienda e sembra, più che altro, una provocazione. L’Ulss, infatti, è alle prese da tempo con problemi di sottodotazione dell’organico, con difficoltà a coprire i turni e le corsie, con i lavoratori costretti a saltare ferie, riposi, diritti individuali pur di consentire il prosieguo delle attività. “Possibile che in una situazione di questo tipo – dicono i sindacati – si debba pensare a controllare l’igiene personale dei lavoratori e non il buon funzionamento dei reparti, dei servizi, dell’intera struttura?”. Insomma, una nuova battaglia, anche su un punto che, in fondo, potrebbe essere di buon senso.
“Elementati norme di sicurezza”
“E’ gravissimo, fuorviante e irresponsabile sottovalutare e quasi ridicolizzare misure che sono i caposaldi dell’igiene ospedaliera. “. E’ la replica dell’azienda. “La direzione precisa che queste regole di comportamento igienico sono riconosciute e applicate in tutte le strutture sanitarie del mondo. Si tratta di elementari norme di sicurezza e salvaguardia del paziente e dell’operatore stesso”.
Le stupide guerre dell’Italia alla rovescia
Insomma, nell’Italia alla rovescia, si litiga anche sulle mani da lavare, sul profumo da indossare, su una doccia in più o in meno. Ma non dovrebbero essere dati assodati, questioni acquisite? Non dovrebbe essere un dovere di chi lavora a contatto con le persone – soprattutto in ambito sanitario – curare se stesso, la propria igiene, il modo con il quale ci si presenta agli altri? E non dovrebbero essere, i controlli, un inutile adempimento, un puntiglio formale? Invece, nell’Italia al contrario, non solo c’è bisogno di costruire una task force sulla puzza delle ascelle ma si devono anche costruire vertenze per dire no.
Cose più serie
“Come Cgil – dicono al sindacato – diciamo a questa Azienda e alla dottoressa Bernardi di occuparsi di cose serie come ad esempio della prossima riforma del sistema sanitario Veneto, di fusione delle nostre due Ulss provinciali, di riorganizzazione dei presidi ospedalieri e dei servizi nel territorio, di organici e di orario di lavoro”. Giusto. Ma non dovrebbe occuparsi di cose più serie anche il sindacato?
Fonte Tiascali.it