LA SILVESTRO CHIEDA SCUSA.
L’AADI PRECORRE I TEMPI.
Con la sentenza n. 215 del 7 ottobre 2016, la Corte Costituzionale, in via incidentale e su ricorso dell’Ordine degli Odontoiatri, ha dichiarato illegittimo l’articolo 17 del D.Lgs n. 233 del 1946, ossia la norma che ha istituito la famosa commissione centrale per l’esercizio delle professioni sanitarie (Cceps) presso il Ministero della Salute, nella parte in cui assegna al Ministero stesso il potere di nominare alcuni membri viziandone, così, il requisito di imparzialità.
La Commissione Centrale per gli esercenti delle Professioni Sanitarie, verso la quale l’AADI in più occasioni ha presentato ricorso per difendere i poveri malcapitati infermieri espulsi dai collegi, con un processo sommario, per non aver pagato le quote d’iscrizione o per altre infrazioni disciplinari, non ha più poteri di revisione cioè è paralizzata finché non verrà costituita una nuova formazione che garantisca assenza di soggezione e controllo da parte del Ministero e, aggiungiamo noi dell’ADI, dei collegi e degli ordini professionali che perseguono, non ragioni di giustizia, ma politiche.
La Commissione non può essere un inutile ulteriore grado processuale dove già è tutto deciso a tavolino perché il presidente IPASVI o un membro IPASVI influente presso la Commissione o a livello politico, desideri punire a tutti i costi l’infermiere; NO!
Deve essere una effettiva rivalutazione degli atti che hanno costituito la formazione procedurale su cui si dovrà decidere, senza coercizioni, pressioni od altro.
La Corte accusa la Commissione di aver violato il comma 1 dell’art. 117 Costituzione che così recita: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”.
E quali vincoli dell’ordinamento comunitario sono stati violati?
L’art. 6, comma 1 della CEDU cioè della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, che così stabilisce: “Diritto a un equo processo Ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da un tribunale indipendente e imparziale, costituito per legge, il quale sia chiamato a pronunciarsi sulle controversie sui suoi diritti e doveri di carattere civile o sulla fondatezza di ogni accusa penale formulata nei suoi confronti”.
Il processo non potrà mai essere equo se all’interno della Commissione spiccano due rappresentanti ministeriali che, tra l’altro, detengono poteri di indirizzo giuridico della controversia, cioè, in poche parole, impongono alla Commissione l’interpretazione giuridica del caso in esame, con il reale pericolo che il caso venga letto in chiave pro-statale cioè pro-ministeriale.
Queste ingerenze, dice la Corte, non sono tollerabili in un sistema democratico e ancor più se si pensa che l’art. 15, comma 3-bis del D.L. 13 settembre 2012 n. 158, escluse, specificamente, la riforma renziana sulla Commissione ad opera dei sei job act governativi di cui alla legge 4 novembre 2010 n. 183, e, quindi, la Commissione, avrebbe dovuto continuare, a differenza di tutte le altre commissioni italiane, con la vecchissima normativa del 1946, priva di tutele, di diritti, di difese per gli infermieri malcapitati.
STRANO CHE NON SI VOGLIANO TUTELARE
SOLO I DIRITTI DELLE PROFESSIONI SANITARIE
In tutto questo, ci si chiede, dove fosse l’Onorevole Silvestro, visto che siede in Senato e dovrebbe, quantomeno, vigilare sugli attacchi frontali che vengono promossi dal suo capo contro gli infermieri.
Per chi ieri sera ha potuto seguire la trasmissione Report condotta da Milena Gabanelli, ha potuto constatare quante volte e con quale gravità e naturalezza vengono nominati nelle alte sfere della pubblica amministrazione, criminali tangentisti che, peraltro, nel caso trattato ieri, ha riguardato la massima rappresentanza europea del governo italiano in materia di farmaci e salute.
Proprio questo noi avevamo denunciato cioè un possibile vulnus della commissione favorita da legami politici o comunque di vantaggio che potrebbero minare il decorso naturale della procedura disciplinare in grado di appello.
Ora che anche la Corte Costituzionale ci da ragione, si apre un contenzioso non da poco soprattutto nei confronti di tutti quei ricorsi pendenti per i quali decine e decine di colleghi stanno attendendo risposta; risposta che ovviamente non arriverà mai perché essendo incostituzionale, la commissione non potrà adottare alcuna decisone essendo illegittima.
Ricordiamo che il Ministero della Salute è l’Ente che vigila sugli di ordini e sugli albi delle professioni sanitarie e lo fa attraverso la CCEPS, che guarda caso è a sua volta illegittima e quindi in linea teorica saremo tutti illegittimi pur pagando una tassa ai relativi collegi professionali, ma questo già lo sapevamo, l’illogicità della tassa IPASVI per i dipendenti pubblici era oramai un nostro cavallo di battaglia, attendevamo gli eventi che non hanno tardato a venire, ed adesso???
Adesso, coloro che costituivano la vecchia federazione IPASVI cioè, in poche parole, l’esimia Onorevole Annalisa Silvestro e i collegi accoliti, dovrebbe cospargersi il capo di cenere e chiedere scusa alle decine di centinaia di colleghi infangati e additati come evasori, abusivi e pericolosi per l’incolumità altrui … ma già sappiamo che questo non avverrà e che saremo sempre noi a pagare, con buona pace di tutti coloro che attendono giustizia.
La prossima volta che sarete chiamati a votare i vostri rappresentanti in seno al collegio IPASVI, accertatevi che la persona alla quale darete il voto capisca qualcosina di giustizia e non abbia amicizie influenti nei palazzi del potere, perché non farà i vostri interessi ma i loro
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