16/10/2016 – Un segnale positivo di attenzione al Servizio sanitario e di ascolto alle istanze portate avanti in questi mesi dalla Federazione sulla professione infermieristica. Giudizio per ora positivo della presidente Ipasvi Mangiacavalli sul Ddl di legge di Bilancio 2017: “Ora veglieremo sull’iter parlamentare, su assunzioni e contratti”. In allegato la conferenza stampa e le slide dopo il Consiglio dei ministri
“E’ un buon inizio. Un segnale di attenzione che ormai da tempo la sanità aveva dimenticato sotto i colpi di un’economia che non perdona. E un segnale di ascolto anche a tutti gli allarmi e le evidenze che in questi mesi abbiamo lanciato come Federazione per i nostri professionisti a chi gestisce la sanità. Il rispetto della crescita del fondo sanitario nazionale di due miliardi rispetto al 2016, consente di salire il primo gradino di quel modello di assistenza disegnato con i nuovi Lea, con i bisogni legati ai farmaci innovativi e alla necessaria battaglia contro patologie come l’epatite C che riguardano centinaia di migliaia di cittadini. E’ positiva anche l’attenzione ai professionisti della sanità che da anni soffrono un’attesa di nuovi contratti e di reintegro di organici ormai allo stremo. Un inizio per ora”.
Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi che rappresenta gli oltre 430mila infermieri italiani dà un primo giudizio a caldo sul disegno di legge di Bilancio 2017 appena varato in Consiglio dei ministri. E quantifica possibilità attuali ed esigenze future.
“Certo, le risorse a disposizione per i contratti non consentiranno per ora il recupero di un vuoto di sette anni né quello pieno del costo della vita che per gli infermieri raggiunge cifre ormai nell’ordine del 25% circa, ma rappresenta un primo tratto positivo per ridisegnare un sistema che davvero guardi e premi il merito e che possa aprire le porte a una reale crescita professionale. Servirà la massima attenzione anche della Federazione e non solo dei sindacati al contratto e ce la metteremo tutta come fatto finora per avere atti di indirizzo validi per la professione, perché le risorse siano ben impegnate I sindacati e anche la nostra Federazione, come è stato finora, non la farà certo mancare, ma le chiare indicazioni delle Regioni attraverso il Comitato di settore con il quale la Federazione è in continuo contatto anche riguardo alla crescita delle nuove competenze degli infermieri e le nuove disponibilità fanno ben sperare”, afferma Mangiacavalli.
Sul versante degli organici la presidentessa Ipasvi, pur ribadendo il trend che finalmente va verso segni positivi, ricorda che la strada è tuttavia ancora lunga.
“La carenza di nuovi infermieri è di almeno 17-18mila unità per poter coprire le regole su turni di lavoro e riposi dettate dalla Ue e che l’Italia ha recepito. Poi ce ne vorrebbero almeno altri 30mila per rendere efficiente un’assistenza territoriale dove finora c’è davvero poco. E anche per avvicinare di più l’Italia ai valori Ocse: la media dei Paesi è attualmente di 9,1 infermieri per mille abitanti, contro i 6 dell’Italia. E i 30mila infermieri servono ad aggiungere solo uno 0,3 per mille in più”.
“Anche per quanto riguarda i precari si tratta di un inizio. Di infermieri in questa condizione ce ne sono circa 16-18mila se si considerano quelli a tempo determinato (8-10mila), chi ha un contratto di lavoro interinale (almeno altri 3-4mila), ma anche chi è costretto a lavorare, anche per strutture che sul territorio erogano servizi al Ssn, nelle cooperative, dove manca del tutto o quasi il rispetto dei contratti. Tuttavia la loro stabilizzazione costa molto meno di nuove assunzioni, visto che chi è già alle dipendenze del Servizio sanitario, sia pure con forme flessibili di lavoro, è pagato dalle Regioni e questo fa bene sperare nella suddivisione dei fondi disponibili. Le nuove assunzioni infatti costeranno in media, a valori 2014, circa 30mila euro a unità, compresi gli oneri sociali. Parliamo naturalmente di neoassunti giovani e a inizio carriera, la cui retribuzione media annuale raggiunge i 23-25mila euro. Ci vorrebbero quindi almeno 500mila euro solo per i 18mila infermieri in più legati alle regole di lavoro Ue. Ma l’inizio ora c’è e anche secondo ciò che hanno dichiarato le Regioni è buono. E il ministro della Salute, che ha mantenuto la promessa di difendere le risorse per la sanità, ha garantito anche che è solo l’inizio. Bene. Staremo a vedere. Senza mai abbassare la guardia sulla tutela dell’organizzazione e della dignità della nostra professione”.
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