Dalla compilazione delle schede individuali sull’igiene personale al corso di formazione sull’orario di lavoro e la legge sul timbro del cartellino. Anche per andare in bagno a fare pipì. Sono stati questi gli argomenti principali su cui i lavoratori dell’Ulss 18 hanno discusso in assemblea con le organizzazioni sindacali. Stanchi di essere attaccati nonostante stiano garantendo il corretto funzionamento della macchina, andando anche oltre a quanto previsto da contratto, i lavoratori chiedono che venga messa fine alla confusione creata dal corso di formazione appena effettuato sull’orario di lavoro e che venga costruito un percorso chiaro e definito per andare a creare regole condivise che li aiutino a migliorare il servizio che viene erogato al cittadino
Rovigo – Da anni non avveniva che oltre 400 lavoratori dell’Ulss 18 si riunissero in assemblea. Medici, Infermieri, oss, amministrativi e tutte le altre figure presenti in azienda riuniti da tutti i sindacati, comparto e dirigenza, presenti all’Ulss 18 per dire no all’ennesimo attacco alla loro dignità. Prima la “raffinata“ idea di creare una sorta di commissioni valutativa che compili schede individuali sull’igiene personale (LEGGI ARTICOLO), poi il corso di formazione sull’orario di lavoro e sulla legge 116 del 2016 (furbetti del cartellino) che ha creato un’assoluta confusione e frustrazione tra i lavoratori.
La posizione del sindacato tutto, e dei lavoratori che rappresenta, è che chi froda in qualsiasi modo, compresi quelli che vediamo spesso alla Tv, vanno isolati, puniti e allontanati dal sistema pubblico, soprattutto per tutelare la stragrande maggioranza dei dipendenti onesti e competenti che ogni giorno assicurano servizi a tutela di tutti i cittadini.
La funzionalità dell’azienda Ulss 18 – è stato detto da tutti in maniera concorde nel corso dell’incontro – è assicurata da una disponibilità ben oltre quanto previsto dal contratto nazionale: turni di lavoro di 12 ore, carenza cronica di personale, impossibilità di avere turni di lavoro che permettano un minimo di gestione della vita privata con continue chiamate in riposo, persone che fanno su e giù per il Polesine per riuscire a mantenere aperti i tanti servizi, ricorso a cooperative di medici ed infermieri per far funzionare i servizi che in alcuni casi non aprono neanche come sta succedendo a Trecenta per la mancata sostituzione dei professionisti andati in pensione, la grandissima difficoltà ad applicare la legge sull’orario di lavoro dove si dovrebbe assicurare un minimo di riposo di 11 ore tra un turno e l’altro.
“Ora mentre ci aspetteremmo che la componente amministrativa e gestionale dell’azienda si ponga al servizio della componente sanitaria cercando di facilitarne i compiti essenziali e più delicati dialogando e ricercando soluzioni organizzative che nel rispetto della legge non frappongano ulteriori ostacoli all’azione di assistenza,- continuano i sindacati – assistiamo a una chiusura netta e burocratica che non cerca soluzioni ma scarica sulla catena di comando, stimolando la denuncia reciproca di comportamenti presunti fraudolenti ma che tali non sono. Alla direzione aziendale interessa solo tutelarsi dicendo di aver ottemperato alla legge ma del clima aziendale e della motivazione che ispira l’etica del lavoro e la sua qualità poco sembra importare”.
L’aspettativa era che si affrontassero sistemi organizzativi utili a migliorare la qualità e conseguentemente anche la produttività dei colleghi: “speravamo che, dopo le tante richieste, si iniziassero ad affrontare i tanti nodi gestionali per governare l’applicazione piena del DLgs 66, della mobilità, degli organici, dell’organizzazione ospedaliera e territoriale, della valorizzazione delle professionalità – spiegano i sindacati – ma purtroppo abbiamo assistito ad un comportamento che a nostro parere ha scelto ancora una volta di trattare tutti i nostri colleghi come “fannulloni” con le conseguenze che i problemi veri non si risolvono, si acuisce il senso di frustrazione, si aumentano i motivi di contenzioso e si espongono i dipendenti e i dirigenti ad inutili ed ulteriori ‘responsabilità’”.
“Riteniamo che sia una assurdità far passare l’idea che stia ingannando e ‘rubando’ anche chi dopo 3, 4 anche 5 ore, caso mai di sala operatoria o nel corso delle quali ha assistito i pazienti allettati o lavorato con pazienti feriti in un grave incidente, si ferma alcuni minuti a bere dell’acqua, un caffè e andare in bagno a fare pipì e non ‘stimbra’ il cartellino nel farlo. E’ assurdo pensare che queste persone debbano essere licenziate o perseguite penalmente”.
“Riteniamo che se effettivamente vogliamo ricreare un sistema virtuoso che realmente metta al centro i servizi pubblici, ed in questo caso la risposta sanitaria e socio sanitaria in questo territorio, si debba partire da un serio e profondo confronto con i lavoratori e con chi li rappresenta – concludo i sindacati – Per questo motivo avevamo chiesto un incontro urgente per condividere un’azione, da farsi immediatamente da parte della direzione, che fermi la deriva e la confusione creata dal corso di formazione appena effettuato sull’orario di lavoro e che costruisca un percorso chiaro e definito per andare a creare regole condivise sui tanti temi, da troppo tempo non affrontati, che aiuti il dipendente e l’azienda nel migliorare il servizio che eroghiamo al cittadino. A questa nostra richiesta abbiamo avuto da parte del direttore generale Antonio Compostella una risposta formale negativa senza segnali di apertura che ci obbliga, col mandato ricevuto dall’assemblea dei lavoratori, di mettere in campo tutte le iniziative necessarie a cambiare questa deriva vessatoria verso i lavoratori dell’Ulss 18”.
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