l’infermiere è responsabile dell’assistenza generale infermieristica. Ciò vuol dire che ricopre un ruolo di primaria importanza nella pianificazione e gestione dell’assistenza che riguarda le attività igienico-domestico-alberghiere,assegnate, in primis, all’infermiere generico ex art. 6 D.P.R. 14 settembre 1974 n. 225 (assistenza diretta) e nelle attività squisitamente infermieristiche professionali (assistenza indiretta) ex art. 1 dello stesso decreto; ovvero garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico-terapeutiche e si svolge sul piano preventivo, curativo, palliativo e riabilitativo attraverso le modalità tecnica, relazionale ed educativa;
quella dell’infermiere professionale è una professione che, per essere svolta, necessita di una abilitazione rilasciata dallo Stato a seguito di un percorso di studi universitario, così come previsto dall’art. 100, R.D. 27 luglio 1934 n. 1265 (T.U. leggi sanitarie) che recita: “Nessuno può esercitare la professione di medico-chirurgo, veterinario, farmacista, infermiera professionale, se non abbia conseguito il titolo di abilitazione all’esercizio professionale, a norma delle vigenti disposizioni”;
leIl D.M. valorizza la professione infermiere le principali funzioni che attengono all’infermiere si svolgono agendo sia individualmente per quanto sia di propria diretta competenza, sia in collaborazione con gli altri operatori sanitari per la programmazione assistenziale (considerato che sul piano pragmatico lo ius variandi non permette la sovrapposizione mansionale) e, ove necessario, cioè quando l’infermiere lo ritiene tale, si avvale dell’opera del personale di supporto (infermiere generico, A.S.S.S., O.T.A. e O.S.S.);
la formazione infermieristica post-base si fonda sulle conoscenze cliniche avanzate e non meramente esecutive e manuali.
InIl D.M. valorizza la professione infermiere:in poche parole, sia la declaratoria contrattuale che il decreto ministeriale, descrivono l’infermiere professionale come un operatore di elevata capacità tecnico-scientifica, capace di organizzare e gestire in proprio, con progettualità, l’assistenza generale, spendendosi personalmente per l’esecuzione assistenziale di alto livello il cui ambito rileva sul piano strettamente scientifico, sul fronte diagnostico-terapeutico e nelle diverse discipline della prevenzione e delle cure palliative.
Sul piano assistenziale diretto che attiene, invece, alla cura della persona e al soddisfacimento dei suoi bisogni primari (igiene, cura, alimentazione, riposo, clima, benessere, relazioni, ecc.) la strategia organizzativa è lasciata nella sua fase progettuale e di verifica all’infermiere (per le reazioni ai feedback), mentre l’esecuzione materiale delle mansioni di natura igienico-domestica-alberghiera è rimessa esclusivamente agli operatori di supporto ovvero al personale subalterno all’infermiere professionale.
Nondimeno, la giurisprudenza formatasi sull’art. 2103 è fondamentale per delineare gli ambiti di rilievo che interessano il demansionamento qui lamentato.
La legislazione ha creato due distinti figure: chi pensa alla pompa ad infusione e chi pensa al pannolone; non è possibile pretendere tutte e due le cose dalla medesima persona!
Ne và della dignità del lavoratore ma ancor più della dignità del paziente.
Non vi è dubbio che l’analisi di questa documentazione dimostra che l’infermiere è indaffarato a cambiare pannoloni, somministrare farmaci, svuotare pappagalli, chiamare il medico, fare la doccia al paziente, monitorare i parametri vitali, mettere la padella, intervenire nell’urgenza medica, cambiare la biancheria, mettere le flebo; cioè è indaffarato a confondere il pulito con lo sporco, le attività intellettuali con quelle manovali, come se fosse il factotum dell’ospedale.
Tutto questo crea malumore, illegalità, disservizi e forti disagi.
Obbligare il personale ausiliario a svolgere le proprie mansioni non comporta impegni di spesa per l’amministrazione perché questo personale già viene retribuito per svolgere assistenza diretta, il problema è che nessuno ha interesse a farglielo fare, neppure i sindacati e la Federazione IP.AS.VI. che ci rappresentano.
Prof Mauro di Fresco