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Fioritti, tra i vertici della sanità regionale, si aggiunge così ad altri nomi importanti, tra questi il direttore del dipartimento Emergenza dell’Ausl Giovanni Gordini, il responsabile del 118 Cosimo Picoco e il direttore dei pronto soccorso dell’area nord Nicola Binetti. Per tutti l’accusa era stata la medesima, ovvero l’aver attribuito atti medici, come la diagnosi, la prescrizione e la somministrazione di farmaci, agli infermieri sulle ambulanze. Come precisa l’Ausl nella sua nota, non sono ancora state rese note formalmente le motivazioni del provvedimento. Su tutta la vicenda Fioritti era stato sentito dall’Ordine sei mesi fa e a quanto risulta un nuovo incontro per chiarire il suo ruolo sarebbe avvenuto venerdì.
Come per gli altri medici sospesi, anche per Fioritti il provvedimento non è ancora esecutivo. L’iter prevede infatti che una volta ricevute le motivazioni della decisione, ci sia un mese di tempo per ricorrere alla Cceps, la commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie di Roma: a quanto risulta la decisione del direttore sanitario è quella di presentare ricorso.
GLI ALTRI CASI — «Il problema è che il nostro codice deontologico è chiaro — commenta Pizza —. Non si possono delegare le funzioni dei medici agli infermieri, ed è stato ritenuto che Fioritti dovesse in qualche controllare che quanto avvenuto non avvenisse». Per quanto riguarda gli altri procedimenti in corso il numero uno dei vertici bolognesi non ha ancora responsi: «Sono stati presentati i ricorsi e stiamo aspettando le valutazioni. Per noi le deleghe di atti medici non si possono fare». Una volta che da Roma arriveranno i responsi del Cceps su questi casi, con la conferma o meno delle sospensioni, sarà possibile presentare appello in Cassazione. Nel documento approvato dalla Federazione regionale veniva precisato che anche i mezzi di soccorso devono avere nomi diversi quando hanno a bordo infermieri e medici o solo infermieri. Nonostante le polemiche e il clamore scatenato, con tanto di divisioni sindacali sul tema, la Regione aveva deciso di istituire le linee guida con una delibera dell’aprile 2016 «con la consapevolezza che la professione degli infermieri oggi è molto cambiata, oggi sono professionisti dotati di autonomia con proprie e specifiche competenze».