Essere infermieri in Europa:la presidenza resta all’italia Un risultato che,secondo la neo presidente Loredana Sasso,premia l’impegno con cui l’Italia ha portatoavanti in questi anni gli obiettivi per la promo-zione della regolamentazione infermieristicae della tutela del paziente in Europa. Per la Fe-pi ora si apre una stagione di grande impegno,che nei prossimi mesi la vedrà impegnata inprimo luogo nella realizzazione di un Codicedeontologico europeo per gli infermieri.In questa intervista la neo presidente Sasso ciracconta i progetti e impegni dei primi mesidel suo mandato.Presidente Sasso, che significato ha la confer-ma dell’Italia alla guida della Fepi?La Fepi nasce nel 2004, a Roma, su idea del-la Federazione Ipasvi e credo che tutti i soci,sia quelli fondatori che quelli che si sono uni-ti a noi successivamente, riconoscano all’Ita-lia questa matrice concettuale da cui tutto èiniziato, attribuendo al nostro Paese una sor-ta di leadership incondizionata.
Ma credo chela scelta di confermare la presidenza italianarappresenti soprattutto la volontà di premia-re il lavoro svolto dall’Italia e da Annalisa Sil-vestro in questi due anni per la creazione del-la Federazione, l’elaborazione dei progetti ela costruzione dei rapporti di fiducia tra i va-ri Paesi membri della Fepi. L’Italia ha dimo-strato serietà, competenze, capacità di media-zione e disponibilità.Quali sono i prossimi impegni della Fepi?I prossimi cinque anni saranno molto impor-tanti, perché segneranno il passaggio della Fe-pi dalla fase istitutiva a quella applicativa, che ci vedrà fortemente impegnati per diventare un importante interlocutore delle istituzioni europee riguardo a tutto ciò che attiene alle politiche per la salute. Il nostro obiettivo è creare le condizioni affinché i cittadini europei possano muoversi all’interno dell’Ue nella certezza di ricevere ovunque prestazioni infermieristiche di qualità. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo studiato alcuni progetti da mettere in atto sulla base di una serie di valori che ci accomunano. Anche per questo il primo impegno sarà l’elaborazione di un Codice etico dell’infermiere europeo. Non è una cosa facile da realizzare e i tempi sono stretti, perché è nostro desiderio portare il Codice all’approvazione del Ceplis (il Consiglio europeo delle libere Professioni) nell’assemblea di giugno, per poi presentarlo alla Commisisone europea affinché ne faccia uno strumento di valenza giuridica. Non vogliamo che sia qualcosa che rimanga autoreferenziale. sanità. Ma se perdiamo noi infermieri, ne risentirà anche l’assistenza e ne faranno le spese anche i cittadini europei. Sono queste forti motivazioni che ci spingono a superare le difficoltà e ad essere sempre di più un network indispensabile per la istituzioni che lavorano, pianificano e progettano le politiche della salute in Europa. E le istituzioni si sono sempre dimostrate interessate a collaborare con noi. Le politiche nazionali hanno qualche influenza sulla Fepi? Occorrerà poi lavorare sulla costruzione di percorsi formativi e di competenza per l’infermiere che abbiano anch’essi una valenza europea e garantiscano realmente un’assistenza di alto livello in tutta l’Ue. Le differenze culturali tra i diversi Paesi membri della Fepi rappresentano un ostacolo? Direi di no. Rispetto alle altre istituzioni europee noi abbiamo il vantaggio di nascere per decisione volontaria, su una spinta ideale molto forte. La Fepi l’abbiamo costituita perché l’abbiamo voluta e non perché qualcuno ce l’ha imposto. Questo sicuramente ci rende più uniti. A volte le differenze emergono, ma i due anni passati sono stati molto utili per sviluppare capacità di mediazione, per far crescere la fiducia reciproca, per imparare ad andare oltre le piccole differenze e cercare i grandi valori che ci accomunano e che sono più numerosi di quelli che ci dividono. L’altro aspetto che ci aiuta molto a rimanere coesi è che la consapevolezza che la professione infermieristica subirà degli enormi danni nei prossimi anni se non riusciremo ad essere un’unica e forte voce nel dialogo con le istituzioni da cui dipende la politica europea per la Ogni membro della Fepi porta con sé la storia dell’Ordine della propria nazione, sicuramente. Noi italiani al momento stiamo attraversando una fase molto difficile, che è quella della riforma degli Ordini che, in qualsiasi modo si concluda, influenzerà in qualche modo il nostro lavoro alla Fepi. Noi auspichiamo che la legge di riordino vada ad ammodernare un sistema ordinistico che indubbiamente ne ha bisogno, ma che nell’ammodernare non cancelli il ruolo, la cultura e la tradizione dell’Ipasvi, che hanno contribuito a rendere la sanità italiana tra le migliori in Europa. Qual è la posizione dell’Europa rispetto alla questione degli Ordini? Negli ultimi 4 anni l’Ue ha ribaltato la sua posizione, riconoscendo importanza degli Ordini per la tutela del cittadino. Anche un Paese come la Francia, storicamente e politicamente contraria, ha ottenuto questo anno l’approvazione per l’istituzione dell’Ordine infermieristico dal primo ramo del Parlamento. L’Europa si è finalmente resa conto che gli Ordini infermieristici non sono uno ostacolo alla società civile e al libero mercato, bensì i garanti della qualità assistenziale e delle competenze di ogni professionista. Il ruolo degli Ordini non è quello del sindacato o di altre associazioni di categoria: gli Ordini sono Enti ausiliari dello Stato, posti dallo Stato a tutela del cittadino. In Italia, purtroppo, stiamo rincorrendo una posizione che l’Europa ha abbandonato già da alcuni anni. Ma oggi anche le direttive Ue, che sono cogenti per gli Stati membri, vanno proprio nella direzione della costituzione degli Ordini. L’art. 31 della direttiva dei servizi afferma che tutte le professioni che hanno libera circolazione all’interno dell’Unione debbano necessariamente aderire a un Codice etico europeo. Ma l’emanazione dei Codici etici è un compito che appartiene agli Ordini e se questi non ci saranno più, quale altra forma associativa potrà garantire l’emanazione di un Codice a cui devono aderire tutti i professionisti di una categoria? L’Italia dovrà senz’altro chiarire bene il ruolo degli Ordini, delle associazioni e degli altri organismi sociali, ma ci auguriamo che venga compreso come il ruolo gli Ordini, inteso come sistema di tutela del cittadino, è un valore a cui la società civile non può rinunciare. Il nuovo Comitato direttivo Oltre alla presidente è stato eletto anche il nuovo Comitato direttivo della Fepi, che resterà in carica per cinque anni Vice presidenti Máximo González Jurado (Spagna) Anne Carrigy (Irlanda) Segretario Gennaro Rocco (Italia) Tesoriere Sandra Arthur (Regno Unito) Membri Dragica Simunec (Croazia) Dimitrios Skoutelis (Grecia)