La donna, nel frattempo deceduta a causa del tumore di cui era malata, aveva perso parte della funzionalità del braccio a causa di una fuoriuscita dalla cannula della flebo del medicinale infuso. Per il giudice avrebbe dovuto essere avvertita dei rischi di tale evenienza
Il Tribunale di Palermo, dopo una lunga causa, ha condannato l’Azienda ospedaliera “Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello” a liquidare oltre 120mila euro (119.160,84 più gli interessi) ai familiari di una donna in cura nel 2009 presso il nosocomio del capoluogo siciliano a causa di un tumore.
Durante la somministrazione endovenosa di un potente farmaco chemioterapico, il medicinale era finito anche sul braccio destro della paziente provocandole gravi ustioni. Trasferita all’Ospedale Civico, la signora era stata costretta a sottoporsi a tre interventi di chirurgia plastica che le lasciarono visibili cicatrici e non le impedirono la compromissione, al 25%, della possibilità di usare l’avambraccio.
La donna è deceduta nel 2011, stroncata dalla malattia da cui era afflitta, ma i parenti hanno deciso di agire sia in sede penale che in sede civile per ottenere giustizia. Sul versante penale erano finiti a processo i due infermieri che avevano sistemato la flebo alla paziente. Accusati di lesioni colpose gravi, tuttavia, gli operatori sanitari sono stati assolti in primo grado.
Sul fronte civile, invece, il Giudice ha sottolineato come la paziente “non venne in alcun modo resa edotta del trattamento che andava a subire e, soprattutto, della pronta gestione delle possibili conseguenze infauste legate all’ontologia tecnica infusiva, di guisa da almeno metterla in guardia per tempo sugli indici di riconoscimento di uno stravaso e sulla necessità di pronta segnalazione l personale preposto”.
In altri termini la donna non era stata informata dei rischi derivanti dalla fuoriuscita del liquido dalla cannula e della conseguente necessità di rivolgersi tempestivamente al personale al verificarsi di una simile evenienza. Tale disinformazione, accompagnata da un mancato monitoraggio costante da parte degli infermieri addetti, avrebbe comportato, secondo il Giudice, la lesione estetico-funzionale del braccio destro.
A distanza di un mese dalla sentenza tuttavia, il legale della famiglia fa sapere che il risarcimento riconosciuto non è ancora stato pagato. L’ufficio legale dell’Ospedale, invece, secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia, fa sapere che si sta ancora valutando se ricorrere o meno in appello, chiedendo contestualmente una sospensiva del pagamento.