Sentenza del Tribunale, sezione lavoro, su istanza dell’avvocato del brindisino che nel 2006 venne destinato a svolgere mansioni inferiori: l’azienda sanitaria dovrà pagare.
Il danno da demansionamento è stato riconosciuto dal Triunale di Brindisi, sezione lavoro: il giudice ha condannato la Asl al risarcimento, così come chiesto dal legale che ha promosso l’azione tre anni fa. L’azienda sanitaria di Brindisi dovrà pagare la somma di 14mila euro per il solo ristoro in favore dell’infermiere di ruolo nel reparto di Chirurgia vascolare dell’ospedale Perrino.
L’importo è stato determinato, in via equitativa, nella misura del sei per cento della retribuzione percepita, per ogni anno di demansionamento, stando a quanto è scritto nella sentenza del giudice. Domenico Toni. Il magistrato del lavoro ha ritenuto fondato il ricorso dell’infermiere che dall’ottobre 2006 era stato costretto a svolgere mansioni inferiori alla sua qualifica, competenza e responsabilità.
“Il suo superiore gli faceva svolgere mansioni alberghiere, come il riordino dei letti, il trasporto dei pazienti, le incombenze igieniche sui ricoverati, la chiusura dei rifiuti trattati ospedalieri”, si legge nelle motivazioni depositate nei giorni scorsi. Si tratta di mansioni che non sono di competenza infermieristica e che dovrebbero essere svolte dagli Oss, gli operatori socio-sanitari e più propriamente dall’ Ota, l’operatore tecnico e ausiliario.
La difesa della Asl ha sostenuto che tali mansioni gli erano state affidate perché il reparto non disponeva di nessuna di quelle figure. Ma per il giudice del lavoro di Brindisi non era una ragione valida e sufficiente. Ragion per cui ha ritenuto che il danno da risarcire è costituito essenzialmente dall’impoverimento delle sue capacità per mancato esercizio quotidiano del diritto di elevare la professionalità.
La sentenza potrebbe avere un effetto “domino” nella Asl di Lecce: qui il sindacalista della Uil-Fpl, Mario Riso, ha messo a disposizione la segreteria per l’istruzione dei ricorsi di infermieri che ritengono di essere in condizioni analoghe a quelle del collega brindisino.