Collegio infermieri:
«Caposala multata deve pagare la Usl»
Questo il titolo uscito sul “Corriere Alpi” che mi trova d’accordo sul fatto che a pagare deve essere la USL che con gli uffici preposti deve vigilare e convalidare i turni di lavoro.
Senza l’assunzione di personale non si possono rispettare le normative vigenti sull’orario di lavoro per permette un adeguato recupero psico-fisico degli infermieri e di conseguenza li mette a rischio burn-out e rischio clinico e dall’altro lato non si puo’ garantire la continuità assistenziale e il rispetto dei LEA.
Leggete l’articolo e capirete che la nostra sanità e’ in continuo affanno a causa delle croniche carenze di organico.
È forse il primo in Italia, il caso della caposala alla quale l’Ispettorato del lavoro contesta il mancato rispetto dei turni di riposo dei suoi sottoposti. Ma rischia di aprire una diga di situazioni analoghe a livello nazionale. A dirlo è il presidente del collegio degli infermieri di Belluno, Luigi Pais Dei Mori, che si sta confrontando con la federazione nazionale «perché questo diventa un pericoloso precedente che rischia di dilagare ovunque, se non si imposterà al più presto una riflessione di sistema fra normativa e problemi oggettivi, ovvero garantire la continuità assistenziale in carenza di organico».
Nel caso specifico, a rimanere con il cerino in mano e a «trasformarsi in una Giovanna d’Arco dell’organizzazione sanitaria in ambito aziendale», è stata un’infermiera coordinatrice che, «rispondendo in maniera pertinente e corretta, ha posto davanti a tutto i bisogni di assistenza infermieristica delle persone degenti, garantendo la continuità assistenziale, come da preciso mandato professionale».
«L’unico errore che le si può imputare», prosegue Luigi Pais Dei Mori, «è di aver agito con tempestività e buon senso, ma di non essersi fatta autorizzare dalla direzione medica alla quale doveva dire di non aver alternative».
La contestazione di non aver rispettato gli orari di lavoro dei sottoposti, mossa dall’Ufficio del lavoro dopo una denuncia anonima, si è tradotta in una sanzione di quasi 3 mila euro che resta sospesa, visto che l’Usl ha in atto una trattativa con l’Ispettorato. «Quello che stupisce è il silenzio dell’Usl Dolomiti, che è comunque l’ente che controlla. Ritengo corretto che l’azienda si faccia carico del problema in termini anche finanziari, in quanto comunque la predisposizione degli orari effettuati dai coordinatori, come appunto i caposala, viene validata dagli uffici competenti della Direzione. Pertanto, se errore c’è stato, sicuramente la catena dei controlli non ha funzionato». Altro aspetto da tenere in considerazione è capire il problema a livello di sistema organizzativo, non certo solo a Belluno, ma in Italia, continua il presidente del Collegio.
«Le modifiche giustamente richieste dall’UE in termini di riposo, che intervengono in modo deciso sulla normativa nazionale precedente, sono state tardivamente recepite.
Si risale alla legge 161/2014, messa in opera per limitare i danni della procedura di infrazione 2011/4185 comminata dall’Unione europea all’Italia. La quadratura del cerchio, tutt’ora distante passa per un’unica possibilità: l’assunzione di personale. La Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi ha studiato il problema della carenza di personale collegata all’orario di lavoro e rileva la carenza nazionale di quasi 18 mila infermieri, e oltre 30 mila solamente per la copertura della turnistica, se consideriamo, oltre alle unità operative di degenza, anche i servizi. Solamente in Veneto si parla di 1.200 infermieri in meno per la copertura turni, e oltre duemila comprendendo i servizi».
Angelo Amato
Fonte:corriere alpino
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