Nel 1994, l’attuale presidente dell’A.A.D.I. Mauro Di Fresco, sostenne che non competeva all’infermiere professionale rispondere ai campanelli, effettuare le cure igieniche, utilizzare padelle e pappagalli e riassettare il letto.
Sotto la spinta del Collegio IPASVI e nel totale silenzio degli esimi avvocati che oggi si riempiono la bocca di vittorie nate sui sacrifici di chi 20 anni fa ha perso il posto di lavoro per sostenere tali idee, contro tutti, l’Università di Roma e il Policlinico sospesero dal servizio per 7 mesi il “pazzo delirante”.
Un praticante che aveva ragione e che non fu sostenuto da nessun illustre e competente avvocato, gettò le basi perché oggi gli infermieri possano combattere il demansionamento.
I grandi maestri del Foro e i loro amici del collegio IPASVI, tacquero e si girarono dall’altra parte aspettando l’esito della battaglia iniziata da Di Fresco e che oggi tutti vogliono terminare per vantarsi di glorie che non hanno meritato.
L’A.A.D.I. non si ferma a quattro spiccioli che qualcuno, usando logiche giuridiche frutto di 20 anni di studio del praticante, oggi sfrutta per farsi grande e convincere che è tutta farina del proprio sacco.
Purtroppo per loro ci sono centinaia di documenti che li smentiscono.
L’A.A.D.I. vuole di più, non si accontenta di spiccioli né che la questione rimanga confinata in Sardegna; per questo motivo ha radicato due cause da 200mila euro l’una che dovranno realmente (e non per finta) affrancare l’infermiere dallo sfruttamento ausiliario.
Da anni, mentre questi avvocati pagavano la prima retta universitaria, Di Fresco si batte contro il demansionamento e il praticantato non è acqua e la classe si vedrà alla fine della corsa.