Da Quotidiano sanità:
Ecco le cifre per i contratti: alla Sanità serve oltre un miliardo. La legge di Bilancio 2018 dovrà mettere sul piatto atlri 2,3-2,6 miliardi per la Pa
Per raggiungere gli 85 euro medi (senza oneri sociali) previsti dall’accordo con i sindacati di fine 2016, solo alla sanità servono almeno altri 150 milioni che con gli oneri sociali diventano circa 195-200. Tutte le ipotesi per ogni professionista.
25 AGO – A metà ottobre arriva la legge di Bilancio. Che quest’anno è essenziale per il personale del Ssn: sono lì, infatti, dopo oltre sei anni di assenza le risorse per i contratti che l’Aran si appresta a trattare.
Per garantire le risorse necessarie a mantenere gli aumenti medi previsti dall’accordo Governo sindacati di fine 2016 servono in tutto circa 4,7 miliardi che raggiungono i 5 se si aumenta davvero il turn over, ora bloccato. Finora sul piatto ce ne sono 2,4: la legge di bilancio 2018 ne dovrebbe stanziare quindi almeno 2,3 (2,6 turn over compreso) per tutto il personale della Pa.
La metà dei 2,4 miliardi finora stanziati va a sanità, regioni, enti locali e così via e gli aumenti in Sanità con queste risorse raggiungerebbero in media circa 67 euro mensili senza oneri sociali. Per coprire anche questi – che rappresentano di fatto la “spesa” procapite per le aziende-datori di lavoro – servono almeno altri 19,5 euro mensili procapite in più oltre i 67, raggiungendo quindi circa 86,5 euro medi mensili oneri sociali compresi, quindi circa 806 milioni di aumenti.
Per raggiungere gli 85 euro medi (senza oneri sociali) previsti dall’accordo con i sindacati, quindi, solo alla sanità servono almeno altri 150 milioni che con gli oneri sociali diventano circa 195-200 milioni.
Per garantire gli 85 euro mensili medi ai dipendenti della sanità pubblica, al Servizio sanitario nazionale serve quindi, compresi gli oneri sociali, poco più di un miliardo.
Parlando di aumenti medi, al netto degli oneri sociali, di questa somma la quota maggiore, stando alle cifre base che sono quelle del Conto annuale 2015 e se non ci saranno aggiustamenti in corso d’opera a livello di singolo contratto, spetta ai veterinari che nei tre anni incasserebbero un aumento stipendiale medio di 1.802 euro (139 euro mensili), seguiti dai medici con 1.766 euro che corrispondono a un aumento di circa 136 euro mensili.
Nella dirigenza tutti gli altri professionisti – tranne gli odontoiatri a quota 1.724 – sono sotto i 1.700 euro e si va dai 1.682 dei dirigenti amministrativi (129 euro mensili) ai 1.651 dei dirigenti del ruolo tecnico (127 euro mensili).
Il personale non dirigente ha aumenti medi di poco più della metà di quelli della dirigenza (la media è 934 euro annui, 72 mensili), ma anche qui i calcoli sono differenziati rispetto ai singoli profili. Il personale infermieristico è a 76 euro mensili, quello tecnico sanitario e con funzioni riabilitative sono sui 77 euro mensili, mentre il personale di vigilanza e ispezione raggiunge i 79 euro mensili. Questo nel ruolo sanitario.
Le cifre si abbassano nel ruolo amministrativo del personale non dirigente con una media mensile a regime di 65 euro mensili: per il ruolo tecnico sono 62 euro mensili per quello amministrativi 68.
Tutto questo senza contare il turn over ovviamente, particolarmente importante e necessario in sanità: se si dovessero assumere ex novo i medici e gli infermieri richiesti dai sindacati e dalle Federazioni (almeno 6-7000 medici e circa 20mila infermieri solo per coprire i turni di lavoro previsti dalla normativa Ue recepita dall’Italia), la sanità dovrebbe più che raddoppiare la posta degli aumenti e di miliardi ne servirebbero 2,5 circa.