La redazione di NurseNews riprende e riporta l’articolo scritto dalla collega Chiara D’Angelo su Quotidiano sanità.it, affinché si abbia la massima diffusione e conoscenza dei fatti attraverso i verbali pubblicati e le dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa
Chiedo ospitalità alla sua testata per esprimere delle considerazioni personali in riferimento alla recente vicenda delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo del Collegio IPASVi di Bari. Come a molti è noto, infatti, le consultazioni in oggetto sono al centro di un acceso dibattito per quanto accaduto nei seggi. Da quanto si apprende, infatti, dai media (articoli sulle testate giornalistiche, servizi radiofonici, ecc.) le consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio Direttivo dell’IPASVI barese sono state annullate dal Presidente Saverio Andreula, preso atto del verificarsi di alcune irregolarità nello svolgimento delle operazioni di voto.
Pare appurato, infatti, che all’atto dello spoglio l’Ufficio Elettorale si sia accorto che un certo numero di schede (54 a quanto si legge nel verbale) risultassero “redatte nello stesso modo con l’uso della matita cancellabile”.
Scoperta che ha indotto il Presidente Andreula a dichiarare nulla la consultazione.
Fin qui nulla di (troppo) strano, verrebbe da pensare. Il Presidente del seggio annulla una consultazione palesemente viziata. Da amante della trasparenza e della correttezza mi viene da ritenere che Andreula abbia fatto esattamente quello che avrebbe dovuto fare.
Ma su questa considerazione apparentemente banale, invece, evidentemente ci sono opinioni discordanti, che hanno dato origine a un teatrino a mio dire imbarazzante.
Il principale avversario elettorale di Andreula, infatti, il dott. Germini, ha dato il “la” a un fuoco di fila contro il Presidente, sollevando un gran polverone, anche mediatico, contro di lui.
E’ opportuno notare come, leggendo i verbali delle tre giornate di consultazione, sia evidente che il clima in cui le operazioni si sono svolte è stato tutt’altro che sereno (con Germini che ha sollevato continue obiezioni, dai fondamenti molto incerti, sin dall’insediamento del seggio).
La più balzana di queste, a mio parere, è stata la richiesta di verbalizzare che nel seggio si utilizzassero matite cancellabili, smentita poi dalla prova di fatto dello stesso Germini che ha potuto constatare come così non fosse (passaggio, anche questo, puntualmente verbalizzato dall’Ufficio Elettorale).
Ma tant’è, il trambusto mediatico come spesso purtroppo accade, travolge la realtà e vi si sostituisce, perlomeno nella percezione di chi, per scarsa informazione e altrettanto scarso senso critico, non si spinge a guardare sotto il filo della superficie.
Da osservatrice mi pongo alcune domande: cosa c’è di sbagliato in quanto fatto da Andreula? Quale la sostanza delle accuse mosse al Presidente? E, soprattutto, quale il motivo di tutto ciò?
Le risposte che mi do e, lo ripeto, sono considerazioni del tutto personali, sono, rispettivamente, di ordine di complessità crescente.
Mi viene da pensare che in quanto fatto da Andreula non ci sia nulla di errato; quante volte mi sono schierata, nelle più diverse circostanze, a favore della trasparenza e della coerenza delle azioni dei dirigenti della professione? Annullare queste consultazioni mi sembra sia stato un ottimo esempio di buona condotta.
Ma di cosa si sta accusando Andreula? Di aver fatto quello che doveva fare. Mi pare paradossale, come tesi. Il Presidente ha annullato una consultazione (per quanto emerso incontrovertibilmente a lui favorevole) avendone individuato delle irregolarità. L’accusa da muovere ad Andreula, dunque, dovrebbe essere di autolesionismo, ma così non è, leggendo le carte.
Ovviamente si tratta di un’esagerazione quasi buffa, per cui cerco di andare oltre. Mi viene da pensare che chi abbia la volontà di attaccare il Presidente, dinnanzi a un suo comportamento ineccepibile, sia costretto a scommettere sul cavallo perdente, purché la scommessa faccia scalpore. Tanto si sa che nell’opinione pubblica le accuse fanno baccano, le assoluzioni passano in silenzio; le prime rimangono nella memoria, le seconde sottotraccia.
Ecco quindi che si delinea quella che è la mia percezione dello scopo reale di questo pasticcio.
In tutto questo, oltre al dispiacere per vedere infangato un amico e stimato rappresentante della nostra Professione (cui va tutto il mio appoggio morale e che sono più che certa uscirà a testa alta da questa vicenda) mi rammarica osservare come le dispute per tentare di conquistare un posto al sole scavalchino e calpestino la categoria, non esitando a transitare con le scarpe chiodate sul sacro terreno della democrazia interna.
A proposito di democrazia: in una dichiarazione di Germini mi ha stupito, più che la sostanza (poca, a mio parere) di quanto andava dicendo sulle irregolarità e sulle responsabilità di Andreula, il fatto che a lui (presente allo spoglio) sia balzato subito agli occhi che di irregolarità ce ne dovessero essere, già contando le schede nelle urne: ben 2105.
Peccato che gli aventi diritto fossero oltre 8400; che più di un infermiere su quattro voti per la propria rappresentanza è veramente molto sospetto… che tristezza. Segno di una rappresentatività piuttosto stanca, ma questo è un altro discorso.
E se invece ci soffermassimo a cercare di comprendere come e perché quelle 54 schede sono finite nelle urne? A pensare male (cosa peccaminosa, come disse un navigato politico, ma che spesso conduce al vero) si potrebbe ipotizzare forse senza esercizi di fantasia superiori a quelli di Germini, che qualcuno abbia voluto intenzionalmente boicottare le votazioni per creare un “caso”.
Ipotesi infondate, certo, ma l’idea di un “artigianato giudiziario” continua a solleticarmi il pensiero e mi diverte rincorrerlo, in attesa che le Autorità (anche la politica si è mossa su questo caso) stabiliscano quanto pare ai miei occhi ingenui di vedere sin dall’inizio di questa “sceneggiata” (come è stata definita da Associare News): le elezioni sono nulle, Andreula ha fatto quel che doveva fare, e le consultazioni si rifaranno, secondo le norme (che prevedono, tra l’altro, che sia il Presidente di Collegio uscente a presidere il seggio elettorale).
Gli infermieri baresi avranno il loro Presidente (Andreula lo è stato egregiamente e lo sarà ancora altrettanto) come si meritano.
Poteva essere un bel giallo, ma l’arma del delitto era una pistola giocattolo.
Chiara D’Angelo
Infermiera