Ddl Lorenzin. Il caso: “Niente infermieri o fisioterapisti in farmacia. E la farmacia dei servizi?”. La denuncia Fofi
Questa la conseguenza della soppressione dell’articolo 16 del ddl che prevedeva una modifica alla vecchia legge sanitraia del 1934 che avrebbe permesso l’attività all’interno delle farmacie di altri professionisti della salute, con l’ovvia esclusione di quelli abilitati alla prescrizione di farmaci: medici e veterinari. “Se resta in vigore il testo di oltre 80 anni fa – sottolina Maurizio Pace della Fofi – i cittadini non potranno trovare nelle farmacie un fisioterapista o un infermiere, e non potranno farsi praticare un’iniezione intramuscolare o cambiare una medicazione”.
25 OTT – “Non è pensabile che dopo un iter parlamentare durato anni, segnato infine dallo stravolgimento di un testo che era stato approvato al Senato, il DdL a firma del Ministro della Salute Lorenzin, nel quale è contenuta la riforma degli Ordini delle professioni sanitarie, venga privato di una previsione fondamentale” dice il segretario della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, Maurizio Pace.
“Mi riferisco alla modifica dell’articolo 102 del Testo Unico delle Leggi Sanitarie – che risale al 1934 – che avrebbe permesso l’attività all’interno delle farmacie di altri professionisti della salute, con l’ovvia esclusione di quelli abilitati alla prescrizione di farmaci: medici e veterinari. Se resta in vigore il testo di oltre 80 anni fa, i cittadini non potranno trovare nelle farmacie un fisioterapista o un infermiere, e non potranno farsi praticare un’iniezione intramuscolare o cambiare una medicazione”.
Tutto questo è in aperta contraddizione con la Legge sulla farmacia dei servizi del 2009, che andava nella direzione di rendere le farmacie dei presidi polifunzionali, con l’atto di indirizzo per il rinnovo della Convenzione delle farmacie ma anche con le esperienze di decine di paesi di tutto l’Occidente industrializzato e con una mole di lavori scientifici che ha dimostrato l’efficacia di questo modello di intervento della farmacia di comunità.
“Non si capisce a quale logica obbedisca questa decisione: come altre prese a proposito della vita delle professioni sanitarie, sembra dettata soprattutto dalla scarsa conoscenza della materia su cui si va a legiferare. Assistiamo con preoccupazione a un’azione legislativa che da una parte toglie vincoli all’azione dei soggetti economici più forti e, dall’altra, mantiene limitazioni che penalizzano in primo luogo il cittadino e l’assistenza sul territorio. Non è questa una riforma all’altezza della storia degli Ordini delle professioni sanitarie ma, probabilmente, dopo una legislatura all’insegna della svalutazione di tutti i corpi intermedi della società, non era lecito aspettarsi un esito differente”, conclude Maurizio Pace.
Da Quotidiano sanita