Infermieri. Bene linea dura dei nostri sindacati
Riprendiamo e pubblichiamo la lettera
Di Marcella Gostinelli, apparsa su Quotidiano sanita,una lettera piena di contenuti professionali considerato gli eventi e il momento storico della nostra professione.
le scrivo per partecipare, come posso, allo sciopero degli infermieri del 23 febbraio, per sostenere e rafforzarne le ragioni. Scrivo anche per commentare la lettera scritta alla presidente Mangiacavalli dai sindacati confederali il 14 febbraio e pubblicata sul suo giornale. Ringrazio i sindacati confederali per la lettera scritta.
In essa evidenziano tutta la loro inadeguatezza perché inopportuni a loro stessi. Essi, con quella lettera, sembrano rimanere incapaci di cogliere i valori di verità che sono rilevabili nelle richieste degli infermieri e oggi anche della loro Presidente. Con le loro parole , reattive, rispondono più che altro al loro modo di essere ingordi di tessere, “elaborando troppo i loro piatti ,” ponendovi piccanti accuse di “schieramento inappropriato, irrituale ,inusuale e di parte” rispetto, aggiungo io, al prima Mangiacavalli.
Questo perché la presidente e gli ordini che lo hanno fatto, non si sono pronunciati favorevoli ai loro presidi messi in campo il 5 febbraio. L’irritualità del gesto, inusuale, di Mangiacavalli li colpisce di più delle motivazioni portate dalla stessa presidente, e prima di lei da alcuni ordini.
Secondo questi sindacati la presidente non avrebbe dovuto schierarsi oggi, cosi come non lo fece allora. Il suo pronunciamento di oggi, favorevole ad ogni iniziativa che abbia l’obiettivo di salvaguardare la dignità della professione, è percepito come una invasione di campo. Se la ritengono una invasione di campo perché scoraggiano lo sciopero?
Io credo che sobrietà, e non reattivo struggimento, avrebbe voluto che si fossero chiesti perché gli infermieri e Mangiacavalli non si sono spesi per i presidi del 5 febbraio; se lo avessero fatto avrebbero capito che quei presidi sono stati percepiti come interventi tardivi, privi di giudizio, di storia e quindi di atto conseguente, e per questo poco convincenti. Dire che la presidente è di parte è come dire che loro non lo sono, e la parte qui è rappresentata dagli infermieri e non da chi usa il loro lavoro per risparmiare. La presidente sta dunque dalla parte giusta. Se non aderiscono allo sciopero e lo scoraggiano non fanno altro che ribadire di stare dalla parte nella quale sono sempre stati. Niente di inusuale.
Gli infermieri, soli, lavorando con oneroso senso di responsabilità, senza il quale il sistema sarebbe andato a gambe ritte, hanno indotto in quei sindacati , e non solo, il pensiero che potessero essere sempre e comunque “sfruttabili”e per questo, i confederali, sono stati comodamente dalla parte di chi ha sempre sottovalutato gli infermieri e con essi il loro lavoro, decapitalizzandolo.
Invito a leggere l’interessante articolo del prof. Cavicchi sul quotidiano Specchio economico, 30 maggio 2014, dove spiega molto bene “Le misure della decapitalizzazione del lavoro nella sanità”.
La lettera di “rimprovero” scritta a Mangiacavalli è proprio un autogoal, perché mette in evidenza la loro impreparazione, l’essere stati colti di sorpresa: gli infermieri sembrano averli ingannati; forti del nostro senso di responsabilità, non sostenuti da norme deontologiche adeguate, non avrebbero mai creduto possibile una disobbedienza civile nell’unità.
Ringrazio sinceramente la presidente Mangiacavalli per il comunicato che ha prodotto e che ho letto su questo giornale (QS, !2 febbraio). Per la prima volta ho sentito davvero di essere rappresentata per un criterio guida comune, morale, da lei utilizzato e comunicato: dire basta perché senza dignità professionale non possono esserci le condizioni che assicurano la cura e nella cura l’assistenza.
Bella e condivisibile, inoltre , la sua conclusione dove esorta a fare ognuno la sua parte, partecipando alla vita pubblica , politica, sindacale professionale ; ebbene… che gli infermieri stavolta siano numerosissimi e che il sindacato “tutto” si schieri , bramosia o meno, senza strumentalizzazioni e con atti di riflessività retrospettiva ed attuale , con una partecipazione sana, vitale, dalla parte del malato . Invito tutti i presidenti di ordine che finora non si sono espressi a favore di questo sciopero a farlo in modo da dimostrare di essere davvero uniti come hanno fatto per le elezioni del comitato centrale e liberi da vincoli. Invito anche Cittadinanattiva, se non lo ha già fatto, a schierarsi con noi, se è dalla parte del malato.
Una volta scioperato, però, gli ordini e la federazione dovrebbero continuare a fare la loro parte.
Insieme agli infermieri occupandosi delle consuete carenze organizzative, non determinate dalle contingenze, e quindi fuori dal principio di flessibilità. Per fare ognuno la sua parte gli infermieri debbono richiedere a grande voce il ripristino del codice deontologico proposto dall’ordine degli infermieri di Pisa. La premessa ed i presupposti culturali, professionali e politici di quel codice sono indefettibili e quindi da li si deve ripartire. Non si può invece perdere tempo a riconsiderare la bozza di codice proposta dalla federazione in quanto priva di presupposti e fondamenti, cosa che di per se evidenzia la non considerazione degli infermieri che evidentemente per la consigliera di allora e senatrice Silvestro, che l’ha prodotta, non debbono pensare, ma solo ricevere acriticamente. Prenda atto, la senatrice, che in questo “non siamo pronti”.
Il codice deontologico deve essere il mezzo ed il fine attraverso il quale superare le mansioni e quindi le organizzazioni per compiti, in sostanza il demansionamento, rendendo armoniche le norme e le prassi. Messi in sicurezza gli infermieri, dal punto di vista deontologico, dovremmo discutere tutti insieme, sindacati, infermieri ed ordini per liberare l’infermiere dallo sfruttamento dopo lo sciopero.
Ringrazio i sindacati delle professioni, nursind e nursing up, per aver saputo cogliere il momento opportuno per scioperare, per averlo saputo coraggiosamente e seriamente proporre insieme, dalla posizione sindacale, senza sguaiatezze, ipocrisie e con molta matura concretezza.
Questo è il sindacato che vogliamo.
Marcella Gostinelli
Infermiera