Tra le nuove offerte formative dell’Università Magna Graecia di Catanzaro è stato istituito un nuovo Master di I livello per tutti i laureati in Infermieristica che desiderano proseguire il percorso di studi ed acquisire nuove competenze, il “Master in management infermieristico del rischio infettivo correlato all’assistenza sanitaria”.
E’ soddisfacente che finalmente sia disponibile un nuovo “indirizzo” per questa tipologia di corso e che soprattutto sia concentrato su un argomento che è di grande rilevanza ed è necessario che stia cuore a tutti gli infermieri ed agli altri colleghi dell’area sanitaria.
Molte energie sono state profuse per l’istituzione di questo Master da parte dell’OPI (Ordine Professioni Infermieristiche) di Catanzaro, quest’ultima attiva per perseguire quest’obiettivo inserito da molto tempo nella sua linea programmatica, nella quale rientrano ulteriormente numerose iniziative per la diffusione della Best Practice, della Formazione continua e della Gestione del Rischio Clinico.
Proprio questi validissimi strumenti sono al centro dell’insegnamento di questo Master, diretto dalla Prof.ssa Patrizia Doldo e con la docenza di alcune discipline affidate alla Dott.ssa Maria Mongardi, Presidente della Società Scientifica Italiana degli Infermieri Specialisti nel Rischio Infettivo (ANIPIO- Università di Parma); ecco come il Piano Didattico che si compone di lezioni effettuate da una figura specialistica, assuma un particolare rilievo e sia davvero di grande formazione per i professionisti sanitari che scelgono di iscriversi.
Esso prevede la durata di un anno di corso con sede nel Campus Universitario “Salvatore Venuta”, con prova finale di discussione della tesi del candidato ed assegnazione di 60 CFU totali.
Sul sito dell’UNICZ nell’area “Alta Formazione” è disponibile il Piano Didattico, nel quale sono presenti, tra le altre, lezioni focalizzate sugli obiettivi e la gestione del Risk Management, sulla sorveglianza delle infezioni correlate all’assistenza, sul fenomeno dell’antibiotico-resistenza e sulle raccomandazioni EBP per il controllo delle infezioni e la gestione delle conoscenze delle buone pratiche assistenziali.
Ed è stato proprio il Ministero della Salute con il D.P.R. 5 Marzo 2003 ad emanare un documento dal titolo “Risk Management in sanità: il problema degli errori”, ponendo l’accento sulla fondamentale importanza del Risk Management per l’area sanitaria, strumento e perno del Governo Clinico.
Tale Governo Clinico è stato così definito secondo la Riforma Gelli (emanata a Marzo 2017): “Un approccio integrato per l’ammodernamento del S.S.N. che pone al centro della programmazione e gestione dei servizi sanitari i bisogni dei cittadini e valorizza il ruolo e la responsabilità degli operatori sanitari per la promozione della qualità”.
E’ quindi chiaro che senza strumenti come la Medicina basata sulle evidenze (EBM) o la Verifica delle attività cliniche tramite anche l’utilizzo degli Audit Clinici, la sicurezza delle cure perda garanzia e si rischi un grave deficit nella procedura di elaborazione e messa in pratica delle linee guida, che proprio la Legge Gelli aveva disciplinato (linee guida ulteriormente chiarite dalla Legge Lorenzin), oltre ad avere disposto sulle responsabilità degli operatori sanitari e sui fondi di garanzia per le coperture assicurative.
Infatti negli ultimi anni la nostra professione è cambiata in modo esponenziale, crescendo in responsabilità ed autonomia, e guadagnando come ultimo traguardo la legge di riforma della sanità n.3/ 2018, la c.d. Legge Lorenzin, che introduce la FNOPI (Federazione Nazionale degli Ordini della Professioni Infermieristiche), disciplinando per l’appunto tutte le professioni sanitarie, che prima erano “regolamentate e non ordinate”.
Infatti attualmente i Collegi delle Professioni Sanitarie (e dunque nello specifico, l’ex IPASVI di Catanzaro) si sono trasformati in Ordini, con le loro corrispettive Federazioni Nazionali; a questo importantissimo traguardo, atteso da più di 10 anni, deve però seguire una relativa crescita intellettuale e la consapevolezza che ad ascendente autonomia corrisponde una profonda responsabilità verso la nostra professione, che non può crescere soltanto “sulla carta”, ma deve vivere una svolta nelle scelte e nelle azioni singole di ognuno di noi.
La nostra è una professione densa di responsabilità, di sacrificio, di rischi e di azioni quotidiane che fanno la differenza, che devono fare la differenza proprio nella gestione di tale rischi e su più fronti: per noi stessi, per i colleghi e per i nostri pazienti!
L’infermieristica è cresciuta pian piano, forse fin troppo piano, per le resistenze e le reticenze di molti di noi, che dall’interno hanno contribuito a rallentarne l’evoluzione, sminuendone il valore e mettendola in pericolo, metaforicamente e non.
Meritiamo di non essere più vittime di pregiudizi, di cattiva informazione, di ancoramento al “vecchio”, ma per ottenere questo è necessario compiere prima di tutto delle scelte personali, che inevitabilmente ricadono sulla professione, per rendere possibile la valorizzazione della professione come merita: ricordandoci il ruolo centralizzante che ha all’interno della collettività e quindi come fulcro del Sistema Sanitario Nazionale.