Sono un infermiere e lavoro come libero professionista, attraverso uno studio, in una casa di riposo privata presso un reparto complesso con utenti non autonomi o allettati.
Qui vige l’abitudine di lasciar comandare le OSS al punto che qualche giorno fa è deceduto un ospite che era stato lasciato a letto nonostante le indicazioni infermieristiche di alzarlo, oppure, ad una signora è stato somministrato in ritardo l’antibiotico perché era stata già alzata in carrozzina e le OSS si sono rifiutate di aiutare l’infermiere. Questi avvenimenti in cui non vengono rispettate né le richieste dell’infermiere né le necessità assistenziali (anche primarie) sono all’ordine del giorno. Come posso tutelarmi? La responsabile degli IP delegata dallo studio, la RAA ed in generale la struttura ribadiscono la necessità di non cambiare per il “quieto vivere”.
La figura dell’operatore socio sanitario, per come descritta dall’Accordo Conferenza Stato-Regioni del 22 febbraio 2001, salvo diversa specificazione della normativa regionale, ha carattere complementare rispetto a quella degli altri operatori sanitari, in primis degli infermieri. All’interno delle strutture sanitarie o case di riposo è richiesta una cooperazione tra infermieri, Oss e altri operatori finalizzata a soddisfare le esigenze del reparto e assicurare la tutela dovuta ai pazienti. A meno che la struttura non lo preveda specificamente, non si può affermare la sussistenza di un vero e proprio rapporto gerarchico tra infermiere e Oss; in sostanza, non è detto che l’operatore socio sanitario abbia come superiore l’infermiere. Tuttavia, viste le mansioni e il profilo dell’Oss, avente carattere complementare e certamente non sostitutivo e comunque non autonomo rispetto alle professioni mediche e infermieristiche, è indispensabile ritenere che i criteri di collaborazione, le linee direttive e le indicazioni che esulano dall’autonomia di azione degli Oss, debbano essere di competenza degli infermieri.
Gli operatori socio sanitari dovrebbero dunque limitarsi allo svolgimento delle attività di cura e di assistenza alle persone in condizione di disagio o di non autosufficienza sul piano fisico e/o psichico, lasciando che sia l’infermiere responsabile a stabilire le direttive e indicazioni per lo svolgimento delle attività tecniche più idonee alla tutela dei pazienti, alle quali gli Oss devono necessariamente conformarsi (con riguardo per esempio alla somministrazione dei farmaci, alle medicazioni, alla terapia e alla “sistemazione” del paziente).
Laddove presso la struttura non esista un documento che disponga quali sono le mansioni degli Oss e il rapporto tra questi e l’infermiere, si suggerisce al lettore di scrivere direttamente al responsabile della struttura, manifestando la necessità che gli operatori socio sanitari si adeguino alle direttive dell’infermiere, nell’interesse del buon andamento dell’attività e della tutela dei pazienti, anche al fine di scongiurare incidenti spiacevoli e incorrere in gravi responsabilità dei singoli e della struttura stessa.
Articolo tratto dalla consulenza resa dall’avv. Maria Monteleone
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