Abuso di professione? Toscana come l’Emilia, i medici attaccano l’infermiere di area critica
Dopo l’Emilia, anche in Toscana arriva la denuncia dell’Ordine dei Medici contro la presenza diretta da protocolli specifici degli infermieri avanzati sulle ambulanze del 118.
Mentre tutto il mondo vive e assicura ai cittadini-pazienti un servizio di emergenza pre-ospedaliera basato su protocolli internazionali e applicati da infermieri, o EMT, l’Italia segna un nuovo record e si ripropone di tornare ancora più indietro nel tempo, promuovendo a Livorno l’ambulanza di Guardia Medica.
Secondo quattro sigle sindacali (fra le quali non appare AAROI-EMAC, la sigla rappresentativa dei medici anestesisti rianimatori di emergenza e area critica) l’infermiere che opera in ambulanza compie abuso di professione. L’attacco parte da Livorno e segue la precedente querelle fra il 118 di Bologna e l’Ordine dei Medici guidato dal medico Giancarlo Pizza.
Dopo l’Emilia quindi anche in Toscana partono le barricate contro il “Protocollo India” che rappresenta un sistema internazionalmente riconosciuto affinché sui mezzi di soccorso siano presenti figure di professionisti sanitari come gli infermieri, invece dei soli volontari o dell’accoppiata volontario e medico.
Secondo il protocollo creato dalla Regione Toscana – in estrema sintesi – il 118 dovrebbe creare dei mezzi di livello intermedio capaci di intervenire in autonomia con regole internazionalmente riconosciute, scritte e approvate dagli stessi medici dell’emergenza-urgenza. Ad applicare questi protocolli puntuali e precisi dovrebbe essere una figura infermieristica appositamente formata per l’area critica.
Infermieri di Area Critica del 118 dell’Emilia-Romagna. Perché negare professionisti formati sulle ambulanze?
Il medico di area critica dovrebbe restare operativo con un altro mezzo, per raggiungere e lavorare solo su quella ridotta casistica di interventi dove il medico è indispensabile per la sopravvivenza del paziente. Detta così, in qualsiasi paese d’Europa, questa affermazione non scatenerebbe alcun tipo di sciagurata opposizione o resistenza.
Il 118 di Livorno introdurrebbe dei mezzi infermieristici per le aree remote, e un’automedica con a bordo un medico e un infermiere. Con il vantaggio che, in caso di emergenza con codice rosso, sull’intervento avanzato si troverebbe un’equipe composta da medico, due infermieri e volontari soccorritori. Senza dimenticare quello che oggi da al sistema avanzato l’elisoccorso con anestesista-rianimatore e infermiere: con la possibilità del volo notturno si possono coprire tutte le necessità sanitarie primarie e secondarie.
Questo non va bene ai sindacati Snami (sindacato nazionale autonomo medici), Uil-Fpl, Fimmg (federazione italiana medici di famiglia) e Smi (sindacato medici italiani). Per ribadire il concetto: non c’è nessuna presa di posizione contro la figura infermieristica in ambulanza da parte delle sigle sindacali che tutelano i medici che lavorano in ambulanza, ovvero gli anestesisti-rianimatori e i medici di emergenza e area critica.
Nel frattempo però si fa grancassa con i titoli, perché le parole sono importanti: si fa credere falsamente che oggi in casa dei cittadini toscani entrino sempre e soltanto dei medici qualificati e pronti ad intubare e fare manovre da sala operatoria in qualsiasi luogo. E non è vero. Nella questione la politica ci sguazza, seguendo l’ignoranza generale di chi non può capire nè vedere lo studio di questi processi evolutivi. Perché non si risponde a queste domande?
Oggi chi sale, seriamente, sulle ambulanze a Livorno e in Toscana?
Oggi chi è che entra nelle case dei cittadini per prestare il primissimo soccorso nel 90% dei casi?
Oggi quali manovre possono fare i medici con corso DEU?
Quali manovre possono fare gli infermieri di area critica con protocolli? Quante ore di traning sono state fatte da queste due professionisti?
Detto fuori dai denti (e lo leggerete soltanto sul nostro giornale, perché nessuno ve lo direbbe con la stessa chiarezza) oggi in ambulanza nella maggioranza dei casi salgono i volontari, che fanno un centinaio di ore di formazione e non sono abilitati a fare manovre invasive. Oggi in ambulanza salgono medici che invece hanno competenze per fare le stesse identiche cose che possono fare gli infermieri, e spesso hanno meno ore di training attivo rispetto a questi ultimi. Perché il medico anestesista-rianimatore e il medico specializzato in emergenza-urgenza è un’altra cosa, ed è presente dove è necessario.
Ha davvero senso avere medici non specializzati in ambulanza?
Davvero si può preferire un medico di medicina generale con un corso di poche centinaia di ore sull’emergenza, rispetto ad un infermiere specializzato sul tema che oltre ad una laurea e ad una formazione specifica, si trova a seguire protocolli pre-impostati da un anestesista-rianimatore o da un medico di emergenza territoriale laureato in una specifica categoria di studi, con migliaia di ricerche che ne validano le potenzialità operative? Siamo davvero noi più intelligenti di svizzeri, tedeschi, francesi, spagnoli, inglesi, oppure siamo solo rimasti indietro?
Non è una polemica che va avanti da poco. E’ dal 2014 che le specializzazioni mediche in emergenza-urgenza denunciano la presenza sulle ambulanze di medici che non hanno studiato per fare soccorso pre-ospedaliero.
Se è vero che il paziente deve ricevere il massimo della cura e dell’assistenza in ogni momento del suo percorso di cura verso la guarigione, è anche vero che non sempre e non in ogni occasione dev’essere un medico ad assicurare questa assistenza.
Domani, sulle ambulanze di Livorno, potrebbero esserci – è vero – meno medici. Ma quelli presenti saranno più competenti? E al loro fianco avranno infermieri specializzati e capaci? E di contorno, saranno messi volontari con esperienza e training?
I sindacati dichiarano che protocolli simili sono già stati considerati illegittimi in Emilia-Romagna, ma non è vero. In Emilia Romagna l’Ordine dei Medici ha contestato i protocolli, ma in Romagna si continua giustamente ad applicarli perché la figura infermieristica sui mezzi di soccorso di base serve a migliorare il servizio erogato, perché è questo che dicono le statistiche. La Commissione centrale per le professioni sanitarie può anche aver sancito formalmente l’incompatibilità con il codice deontologico dei medici, ma il dubbio rimane: è il codice deontologico ad essere vecchio o il mondo internazionale del soccorso pre-ospedaliero?
Il punto è molto importante e non si può più attendere: se l’ambulanza è un servizio di guardia medica a domicilio allora devono esserci solo medici su tutte le ambulanze. Ma se l’ambulanza è un servizio di emergenza urgenza per trasportare i pazienti al Pronto Soccorso, allora la questione non va neppure posta, basta leggere il caposaldo delle strutture di soccorso, il DPR del 27 marzo 1992, che dice:
L’attività di soccorso sanitario costituisce competenza esclusiva del Servizio sanitario nazionale. ll Governo determina gli standard tipologici e di dotazione dei mezzi di soccorso ed i requisiti professionali del personale di bordo, di intesa con la Conferenza Stato-Regioni.
l personale infermieristico professionale, nello svolgimento del servizio di emergenza, può essere autorizzato a praticare iniezioni per via endovenosa e fleboclisi, nonché a svolgere le altre attivita e manovre atte a salvaguardare le funzioni vitali, previste dai protocolli decisi dal medico responsabile del servizio.
La responsabilità operativa è affidata al personale infermieristico professionale della centrale, nell’ambito dei protocolli decisi dal medico responsabile della centrale operativa.
Fonte
Emergency live. It