Dopo la radiazione dell’assessore Venturi, il sistema dell’emergenza spiega come funziona.
Gibertoni: «Ora chi chiama chiede di avere il medico a bordo dell’ambulanza, la politica parli se sa»
La radiazione dell’assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi da parte dell’Ordine dei medici di Bologna per la delibera approvata nel 2016 che autorizzava linee guida sulla presenza dei soli infermieri sulle ambulanze e le polemiche politiche che ne sono seguite hanno avuto una conseguenza diretta sui cittadini. E su chi lavora nella centrale operativa del 118. «Sono arrivate chiamate di cittadini che chiedono il medico a bordo dell’ambulanza — assicura la direttrice generale dell’Ausl Chiara Gibertoni —. È inaccettabile che nei cittadini nasca il sospetto che chi li soccorre non abbia la preparazione necessaria». Parole ferme, che usano anche i diversi responsabili del sistema del 118, «il primo ad essere nato in Italia, nella primavera del ‘90, e che da 20 anni opera integrando professioni diverse come succede nei paesi del Nord Europa e dell’America del Nord», sottolinea Giovanni Gordini, direttore del dipartimento di Emergenza. Anche lui (con altri sette colleghi) sanzionato con sei mesi di sospensione dall’Ordine, pena poi prescritta dalla Ceps, la commissione esercenti le professioni sanitarie, contro cui Gordini ha ricorso in Cassazione (insieme ad altri due). Perché la battaglia dell’Ordine, che non vuole che infermieri somministrino farmaci o facciano diagnosi quando sono soli sull’ambulanza, va avanti da anni.
Il funzionamento
Gibertoni attacca chi parla del 118 senza sapere come funziona. «Se già mi sembrava assurdo che si rilasciassero dichiarazioni in merito all’utilità del vaccino — dice —, è oltremodo inaccettabile che si semplifichi il tema dell’emergenza-urgenza, soprattutto per rispetto a tutti coloro che lavorano ogni giorno nella nostra centrale e sulle nostre ambulanze. Penso sia arrivato il momento di dire che sono i tecnici che devono parlare e spiegare ai cittadini cosa c’è dietro un sistema così complesso. La nostra realtà ha professionisti che a livello nazionale e internazionale possono rappresentare il meglio dell’emergenza-urgenza». Ed è proprio uno di loro, Oscar Dell’Arciprete, uno dei cinque coordinatori della centrale 118, che snocciola numeri sulle 300 chiamate dall’inizio dell’anno e statistiche. Non prima di scandire a chiare lettere «sono uno dei fortunati che ha avuto la possibilità di lavorare con chi ha fatto la storia qua dentro e mi ha dato la sicurezza per affrontare questo lavoro».
Il lavoro degli operatori
Un lavoro dove conta la rapidità della risposta e la precisione. E dove tutto nasce da quella prima chiamata del cittadino al 118, attimi fondamentali per capire, indirizzare il mezzo di soccorso, dare una prima valutazione della gravità. E decidere di inviare solo il soccorritore, oppure l’infermiere o anche il medico. «Non è un singolo che si reca a casa del paziente — precisa Gibertoni — c’è dietro un sistema maturo, complesso e articolato. Oggi i cittadini bolognesi hanno un’offerta di altissima qualità, forse siamo stati poco capaci di spiegarlo». Un sistema a cui si è aggiunta recentemente la rete di cittadini volontari pronti a intervenire in caso di potenziali arresti cardiaci e di utilizzare il defibrillatore prima ancora dell’arrivo dell’ambulanza. «Se oggi anche i laici possono usare il defibrillatore, la discussione sulle competenze di medici e infermieri è antistorica», conclude Gordini.
Fonte
Corriere di Bologna