La sintesi degli interventi
“L’infermiere – ha detto la presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli – è il più vicino al paziente che segue 24 ore su 24 in ricovero e a domicilio. Ma non allo stesso modo in tutte le Regioni. Due dati per comprendere: il rapporto infermieri pazienti che studi internazionali indicano come ottimale per abbattere la mortalità del 20% è di 1:6. In Italia abbiamo Regioni che sono a 1:17 (la Campania ad esempio) e altre a 1:8 come il Friuli-Venezia Giulia. La carenza di infermieri, soprattutto sul territorio e quindi accanto ai più fragili e bisognosi di assistenza continua è di circa 50-53mila unità, ma ci sono Regioni dove i numeri sono a posto e Regioni dove l’assenza di organici è pesante e mette l’assistenza a rischio (in Campania sono circa il 48% in meno di quelli necessari, sono il 55% in meno in Calabria e il 56% in Sicilia). L’Italia si deve uniformare in questo, non dividere ulteriormente”.
“Occorre mettere in primo piano – ha detto il presidente FNOMCeO Filippo Anelli – gli obiettivi di salute tra i quali la prevenzione, favorire la partecipazione dei cittadini e mettere i professionisti nelle migliori condizioni di perseguirli. Il Ssn dopo 40 anni dalla sua istituzione rappresenta uno strumento in grado di garantire a tutti i cittadini elevati livelli di tutela della salute individuale e pubblica, con indicatori di salute tra i migliori al mondo. Vi sono, certamente, ambiti di miglioramento evidenti e rispetto ai quali occorrono interventi efficaci, economici e strutturali, per scongiurare la sua compromissione e per questo è necessaria una riforma che possa restituire fiducia agli operatori sanitari, riconoscendo loro maggiore responsabilità attraverso la definizione di un nuovo ruolo capace di garantire la salute dei cittadini e allo stesso tempo di farsi carico della sostenibilità del sistema”.
“In Sanità si registra un paradosso: da una parte c’è l’esigenza di cambiare radicalmente il modello organizzativo, dall’altra una fortissima resistenza a che questo cambiamento avvenga”, sottolinea il presidente Alessandro Beux, per spiegare la posizione della FNO TSRM e PSTRP. “Per questo sarebbe necessario un cambiamento radicale dell’organizzazione complessiva del sistema socio-sanitario, da quello attuale, prevalentemente improntato sul modello ospedaliero per la gestione delle acuzie, a un modello fortemente basato sulla territorialità e sulla domiciliarizzazione delle cure. La nostra proposta si basa sul metodo scientifico: non diamo per scontato che un modello organizzativo alternativo all’attuale sia migliore, ma sottoponiamolo a sperimentazione, dandoci un tempo per verificarne la bontà, sulla base di indicatori di sicurezza, efficacia e di sostenibilità condivisi”.