Europa e Usa modificano le linee guida dell’intervento di primo soccorso nei casi in cui il cuore di una persona si ferma. Con la compressione del torace le percentuali di sopravvivenza passano al 34% rispetto al 18% dei metodi più datati
ROMA – L’unico modo per ridurre il numero delle vittime di arresti cardiaci è stringere i tempi del primo soccorso e semplificare le modalità d’intervento. Il massaggio cardiaco, in queste situazioni, ha dimostrato di essere molto più efficace della respirazione bocca-a-bocca. Nei quattro minuti successivi a un infarto o a un arresto cardiocircolatorio, la compressione del torace è infatti in grado di aumentare le possibilità di sopravvivenza delle vittime al 34%, rispetto al 18% ottenuto con le procedure standard usate fino ad oggi, a partire dalla respirazione bocca-a-bocca.
Il messaggio arriva dalle nuove linee guida dell’American heart association, secondo cui bisogna cambiare la procedura standard, abbandonare lo schema “Abc” (Airway-Breathing-Compressions) e passare a “Cab” (Compressions-Airway-Breathing). “La respirazione bocca a bocca – si legge tra l’altro nel documento – ha causato notevoli ritardi nel soccorso. È importante invece iniziare subito con le compressioni del torace, essenziali per mantenere il sangue ricco di ossigeno”.
Anche l’Europa ha pubblicato in questi giorni le sue nuove linee guida ad opera dell’European resuscitation council (Erc), e il primo consiglio è lo stesso: ”Quando la vittima non reagisce e non risponde – dice Alessandro Barelli, presidente di Italian resuscitation council – bisogna iniziare immediatamente il massaggio cardiaco esterno, comprimendo il torace con forza e velocemente: almeno cinque centimetri di “profondità” per almeno cento volte al minuto”.
La modifica delle linee guida consegue alle più recenti evidenze scientifiche. Molti studi negli ultimi cinque anni hanno dimostrato infatti che la rianimazione cardiorespiratoria, cioè il massaggio cardiaco esterno seguito dalle ventilazioni di soccorso, effettuata da chiunque sia testimone di un arresto cardiaco, incrementa la percentuale di sopravvivenza di due o tre volte. Adottare questa procedura consentirebbe, solo in Europa, di salvare 100mila persone delle 500mila che ogni anno sono vittime di un arresto cardiaco.
In Europa, inoltre, si invita il personale sanitario a usare maggiormente i defibrillatori automatici esterni (Dae) che sono collocati, anche in Italia, in molti luoghi pubblici. “Questi strumenti – dice Sandro Petrolati, segretario di Italian resuscitation council – sono facili da usare. Inoltre, semplici comandi vocali assistono l’utilizzatore in tutte le fasi del processo garantendone la completa sicurezza. La defibrillazione precoce, insieme al massaggio cardiaco, è un fattore prioritario per aumentare la sopravvivenza dopo arresto cardiaco”.
Infine, è confermata l’importanza dell’ipotermia terapeutica nel trattamento intensivo dei pazienti sopravvissuti ad arresto cardiaco. Si tratta di raffreddare il paziente portandolo a 32-34* C per 12-24 ore con mezzi sicuri e facili da utilizzare come semplici sacchetti di ghiaccio. L’ipotermia terapeutica dopo l’arresto cardiaco aumenta soprattutto la possibilità di un recupero del paziente senza o con limitati danni neurologici.
La guida Usa in 5 punti
Per “reclamizzare” anche tra la popolazione il proprio documento, l’American heart association ne ha pubblicato su Youtube una sintesi in cinque punti:1. Prima di iniziare la rianimazione, scuotere le spalle della vittima e gridare per ottenere la sua reazione. Se la vittima non risponde chiamare il 911 (il numero dell’emergenza, come il 118 italiano, ndr) che è in grado di istruire chi chiama da telefono cellulare su come iniziare le compressioni toraciche, quando si sospetta l’arresto cardiaco.
2. Iniziare le compressioni del torace: devono essere molto veloci, almeno 100 al minuto. La compressione deve tanto forte da “deprimere” il torace di almeno 5 cm negli adulti e di 3,5 cm nei bambini. Così il sangue continuerà a portare ossigeno verso il cervello fino a quando arrivano i medici.
3. Rilasciare completamente il torace prima di iniziare la compressione successiva. Evitare di appoggiarsi sul petto della vittima in modo che possa tornare alla posizione di partenza.
4. Per i soccorritori senza formazione, continuare le compressioni toraciche fino a quando non arrivano gli aiuti.
5. Per gli operatori sanitari formati: aprire le vie aeree dopo 30 compressioni toraciche e cominciare la respirazione bocca-a-bocca. Dare due respiri e quindi riprendere le compressioni toraciche. Continua serie di 30 compressioni al petto e due respiri fino all’arrivo dei soccorsi.
La repubblica