Dopo anni di blocco del turn-over del personale sanitario, la conseguenza più logica che potesse avvenire è la carenza organica strutturale degli operatori sanitari, come medici e infermieri in primis, ma anche il personale di supporto come OSS.
Questa problematica vale sia per le aziende sanitarie pubbliche che private e dove i complici, non sono solo le amministrazioni, ma anche alcune Organizzazioni Sindacali compiacenti e gli Ordini Professionali latitanti.
Con la Legge 24 del 8 marzo 2017 nota come Legge Gelli-Bianco, recante “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”, giunge a compimento, l’intervento legislativo, l’ulteriore percorso di riforma della responsabilità penale degli operatori sanitari. Si tratta di un provvedimento di estrema importanza, che affronta vari temi, tra i quali la sicurezza delle cure e del rischio sanitario, la responsabilità dell’esercente la professione sanitaria e della struttura sanitaria pubblica o privata, e molto altro.
Le attuali disposizioni normative impongono all’operatore sanitario tutto (medico e non) di essere parte attiva in materia di sicurezza delle cure. Questo è il motivo per cui, come esercenti le professioni sanitarie, abbiamo l’obbligo di segnalare ogni problematica che possa generare un rischio e sicurezza delle cure.
La segnalazione deve essere fatta per ogni eventuale rischio delle cure, come la mancanza di materiale, strumentazione non idonea o fuori uso, ma anche e sopratutto ogni qualvolta che la dotazione organica non sia adeguata a garantire gli standard assistenziali.
Come infermieri abbiamo l’obbligo morale e deontologico, di segnalare ogni carenza e disservizio come sancito dall’art. 48: ” L’infermiere, ai diversi livelli di responsabilità, di fronte a carenze o disservizi provvede a darne comunicazione ai responsabili professionali della struttura in cui opera o a cui afferisce il proprio assistito”, ma anche dalla normativa vigente e da consolidata Giurisprudenza in merito (Sentenza Cassazione Penale IV Se. n. 11601 del 19 marzo 2015) sulla mancata segnalazione scritta.
La neo Federazione Nazionale Ordine Professioni Infermieristiche, ha finalmente iniziato a prendere posizione riguardo al demansionamento anche se le parole della Professoressa Sasso sono in netta controtendenza.
La Federazione Nazionale Ordine Professioni Infermieristiche con un articolo pubblicato sul sito internet della federazione stessa [LEGGI], ha evidenziato la grave carenza di degli infermieri regione per regione per un totale circa di 53.000 unità, oltre a quelle ulteriori che si avranno con la prossima quota 100.
Ma come si è giunti a tutto questo? Alle spalle c’è un lavoro minuzioso è costante nel tempo da parte dei dirigenti aziendali con tacito consenso di quelle istituzioni ex IPASVI ora FNOPI e Sigle Sindacali che avevano il dovere di vigilare affinché tutto questo non si realizzasse, preoccupatosi nel tempo di salvaguardare le loro poltrone conquistandone altre a scapito della professione infermieristica.
Hanno agito nella psiche del lavoratore inculcando in loro il senso di responsabilità, di collaborazione in tempi magri e del tutto fare per il bene del paziente.
Le aziende sanitarie sempre con più frequenza agiscono sul lavoro straordinario dai dati FNOPI circa il 40% degli infermieri occupati nel SSN svolge straordinario, si ricorre alla pronta disponibilità violando la norma con la quale viene regolata art. 28 CCNL 2018 e precedenti, passando così dalle ore notturne e dei festivi ad inserirla ed utilizzarla anche durante il giorno settimanale e prefestivo.
Alcune Aziende Sanitarie utilizzano impropriamente il contingente minimo di sciopero per giustificare la carenze giornaliere di personale infermieristico. Cosi facendo un infermiere si trova a dover assistere non più 7 pazienti come preventivato, ma addirittura 14, con l’ovvio aggravo di lavoro e soprattutto le maggiori responsabilità in capo all’infermiere, vista la posizione di garanzia che occupa nei confronti degli stessi.
E’ stato indottrinato nella testa degli infermieri, che essendo responsabili dell’assistenza generale al paziente, tutto è di loro competenza, anche l’assistenza diretta, cioè il rifacimento del letto, rispondere ai campanelli, eseguire cure igieniche, i quali rientrano nelle mansioni proprie degli OSS [LEGGI]. Questo processo psichico inizia dai Corsi di Laurea, per poi proseguire nelle corsie richiedendo all’infermiere “tutto fare”, di sopperire anche alle carenze organiche OSS.
Non è più pensabile leggere articoli di giornale, guardare trasmissioni televisive e quant’altro dove viene denigrata in maniera continua e gratuita la figura dell’infermiere sempre più spesso barattata ad altre professioni quali personale di supporto (OSS,OTA) e badanti.
Non aggiungiamo altri esempi, ma ce ne sono a decine.
Gli infermieri, come Esercenti le Professioni Sanitarie, hanno molti doveri e pochi diritti ed uno di quello è il rispetto della Professionalità sancita anche dal Codice Deontologico art. 51: “L’infermiere segnala al proprio Collegio professionale le situazioni in cui sussistono circostanze o persistono condizioni che limitano la qualità delle cure e dell’assistenza o il decoro dell’esercizio professionale“.
Invitiamo i colleghi a far presente ogni carenza o possibile disservizio, come previsto dal C.D. al superiore gerarchico aziendale, al proprio sindacato ed il proprio Ordine Professionale, non solo come dovere deontologico morale, ma come obbligo legale.
Gli iscritti al Sindacato Coina possono contattare la sede per maggiori informazioni su come segnalare carenze e disservizi.
Fonte
Coinanews. It