la prescrizione medica di farmaci è un atto professionale attraverso il quale un medico indica all’infermiere gli usuali elementi che compongono la prescrizione: il nome del farmaco, il dosaggio, la forma farmaceutica, la via di somministrazione, l’orario e la durata complessiva della terapia.
In caso di prescrizione incompleta, errata o insufficiente è dovere dell’infermiere intervenire, se del caso, far integrare la prescrizione medica.
La vicenda nasce all’interno di un reparto di degenza a fronte della prescrizione medica di un farmaco, non nuovo alle cronache giudiziarie di responsabilità professionale, il cloruro di potassio.
Corresponsabilità dunque e non responsabilità esclusiva dell infermiere, tesi per la quale si è battuta la difesa del medico che ha sostenuto la doverosità della diluizione del farmaco da parte dell’infermiera indipendentemente (“a prescindere”) dalla prescrizione medica. La corresponsabilità dell’infermiera è quindi palese in quanto “mancò di rilevare”, avendone le conoscenze scientifiche,( 30 ore di farmacologia e 140+190 ore di tecniche infermieristiche), “l’inesattezza o la grave incompletezza della procedura terapeutica prescritta ” dal medico. Il tutto, ovviamente non esenta da responsabilità il medico sul quale continua a gravare “l’onere di prescrivere una terapia precisa e completa tanto più in presenza di effetti letali quali sono quelli che, inesorabilmente, discendono dall’introduzione improvvisa di cloruro di potassio non diluito nell’organismo“.
La conclusione viene di conseguenza: l’infermiere non è “mero esecutore materiale delle prescrizioni impartite dal personale medico”, possedendo una professionalità e una competenza che “gli consentono, se del caso, conferma della esattezza di una determinata procedura terapeutica, tanto più se essa è di una erroneità e pericolosità” particolarmente evidente come nel caso di specie.
Per la prima volta quindi in una sentenza si stabilisce che per non incorrere in responsabilità diventa compito dell’infermiere intervenire direttamente sulla prescrizione medica “errata o incompleta” non meramente disattendendola, bensì integrandola e modificandola per ricondurla ai protocolli in uso. Con questa operazioni non si sarebbe verificato l’evento letale.