Si tratta dell’UBX0101 e si è dimostrato in grado di “uccidere” specificamente le cellule senescenti responsabili della condizione.
Il primo farmaco efficace nella cura dell’osteoartrite (OA), alterazione degenerativa cronica della cartilagine articolare che causa dolore, rigidità, scricchiolii, ingrossamento e deformità delle articolazioni interessate.
Il medicinale, individuato da Jennifer Elisseeff, direttore del Translational Tissue Engineering Center, e dal collega Morton Goldberg, professore del Johns Hopkins Wilmer Eye Institute a Baltimora, risulterebbe in grado di curare la patologia con una sola iniezione. La malattia colpisce il 10 per cento degli uomini e il 13 per cento delle donne di età superiore ai 60 anni. Allo stato attuale non esiste un trattamento definitivo, un trattamento cioè in grado di invertire il processo degenerativo, ma semplici medicinali che si limitano ad aiutare i pazienti a gestire i sintomi. Elisseeff e Goldberg hanno però scoperto che un vecchio farmaco, ancora in fase di sperimentazione, riesce ad eliminare le cellule senescenti responsabili del problema.
Una speranza per decine di milioni di persone
Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulle pagine della prestigiosa rivista scientifica Nature Medicine, potrebbero dare speranza a decine di milioni di pazienti costretti oggi a convivere con dolore, rigidità, scricchiolii, ingrossamento e deformità delle articolazioni. Le cellule senescenti si accumulano naturalmente nel corpo con l’avanzare dell’età. Purtroppo le stesse non vengono puntualmente eliminate, e ciò innesca una serie di eventi a “cascata” che culminano nello sviluppo dell’osteoartrite.
La sperimentazione è stata condotta prima sui topi e poi su colture di cellule della cartilagine prelevate a persone con grave osteoartrite. Nel primo test gli scienziati hanno eseguito degli interventi chirurgici su alcuni roditori e poi, una volta notati dei cambiamenti osteoartrosici, hanno somministrato il farmaco alle cavie. L’UBX0101 ha ucciso specificamente le cellule senescenti. Nei topini il medicinale è riuscito a ridurre le cellule responsabili della patologia del 50 per cento. Per un doppio controllo il team ha monitorato l’espressione del gene associato alla crescita della cartilagine nei giunti ed ha scoperto che era attivo nei topi dopo il trattamento con UBX0101. Il trattamento si è dimostrato efficace anche su topi più anziani, quelli che avevano cartilagini più sottili e aumentati livelli di dolore. Questi ultimi roditori hanno mostrato una riduzione del dolore ma, evidenzia i ricercatori, non gli stessi segni di rigenerazione della cartilagine osservata nei topi più giovani.
Ottimi risultati sull’uomo
Il passo successivo è stato quello di osservare l’effetto del medicinale sul tessuto umano. I ricercatori lo hanno testato su colture di cellule della cartilagine, prelevate a persone con grave osteoartrite. Dopo appena 4 giorni di esposizione a UBX0101, il numero di cellule senescenti è risultato significativamente ridotto e, soprattutto, una nuova cartilagine ha cominciato a formarsi sulle strutture 3D. Il nostro studio, spiega Elisseeff, “dimostra che la rimozione delle cellule senescenti ha avuto un profondo effetto sul tessuto prelevato da pazienti con osteoartrosi molto avanzata, il che suggerisce che anche i pazienti con malattia avanzata potrebbero beneficiare del trattamento. La cosa più sorprendente dei risultati sui tessuti umani è tuttavia il fatto che la rimozione delle cellule senescenti ha avuto un profondo effetto sul tessuto prelevato da pazienti con osteoartrosi molto avanzata, il che suggerisce che anche i pazienti con malattia avanzata potrebbero beneficiare del trattamento. Un giorno – ha concluso la ricercatrice – i pazienti con osteoatrite potrebbero essere trattati con una sola iniezione. Il farmaco uccide le cellule senescenti direttamente e una volta che sono state eliminate i pazienti non avranno più bisogno di trattamenti frequenti”.
Serviranno ancora anni di sperimentazione
L’entusiasmo generato da questa ricerca è grandissimo, ma gli stessi ricercatori hanno voluto invitare alla calma. Prima che il farmaco possa esser immesso sul mercato passeranno degli anni, ma la strada intrapresa sembra quella giusta.
Redazione NurseNews. Eu
Fonte
Hoydia