“Con la chiusura del contratto dei medici che prevede l’aumento di 200 euro al mese è caduta la maschera: se i soldi li hanno trovati per loro, dovranno tirarli fuori anche per gli infermieri. Non vediamo l’ora di sederci al tavolo contrattuale perché il nuovo Ccnl dei medici rappresenta la prova provata che le risorse non sono davvero un problema. Non esistono differenziazioni di casta quando si parla di lavoratori della pubblica amministrazione: se i medici hanno aspettato 10 anni per questo rinnovo, gli infermieri dovranno essere refusi per 20 anni di attesa e di vessazioni alle dipendenze di enti pubblici che nemmeno riconoscono loro i ruoli e le funzioni”. Così Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri Nursing Up, commenta la notizia del rinnovo contrattuale dei medici.
I 265mila infermieri pubblici, circa il 60% del totale dei 509mila dipendenti del comparto sanità, non possono più essere trattati come fantasmi perché sarebbe come affondare una lama nel cuore pulsante del sistema. Chiameremo a raccolta la categoria e faremo appello a tutte le organizzazioni sindacali che la pensano come noi e che vorranno difendere i diritti della gente che rappresentano: si profila un autunno caldo per la sanità italiana.
“Ci avevano promesso la valorizzazione dei professionisti sanitari con l’istituzione della Commissione paritetica sull’ordinamento professionale – prosegue il presidente Nursing Up – ma i lavori all’Aran non sono mai veramente partiti e addirittura sono stati bloccati per fare spazio proprio al rinnovo contrattuale dei medici. Oltre al danno anche la beffa? Non ci sentiamo rispettati né considerati e chiediamo al Governo quando verrà il nostro turno”.
Mancano all’appello oltre 60mila infermieri: la carenza di personale è strutturale, accertata da tempo e denunciata persino dalla Fnopi che l’ha certificata con studi che collocano l’assistenza sanitaria in Italia molto al di sotto degli standard internazionali, soprattutto nelle Regione sottoposte ai famigerati piani di rientro, e ancora non viene sbloccato il turnover con un piano assunzioni nazionale che copra i fabbisogni minimi di personale. Chiudono i reparti, saltano i servizi, dilaga il fenomeno del demansionamento e delle aggressioni agli operatori sanitari, e nessuno alza un dito. Dopo innumerevoli appelli caduti nel vuoto, ora sono proprio gli infermieri a sentirsi presi in giro.
“Non ci sono abbastanza infermieri – spiega De Palma – e hanno aumentato l’indennità notturna solo ai medici dal 50 sino al 140% per chi lavora al pronto soccorso. Stando a quest’ultima tornata contrattuale, medici e dirigenti che superano i 5 anni di anzianità avranno la certezza di un incarico e l’azienda sarà obbligata a retribuire tale incarico. E sottolineo che tutti quelli che hanno lavorato avranno diritto all’incarico, mentre gli infermieri per effetto dell’ultimo vergognoso contratto dovranno elemosinare incarichi a discrezionalità delle aziende sanitarie. Ma tutto questo non è in completa antitesi con ciò che sta accadendo per i medici?”.
Nel nuovo contratto dei medici vi è perfino una norma di garanzia che assicura loro quello che il Nursing Up ha chiesto per gli infermieri alla Commissione paritetica con un’indennità di valorizzazione e quindi una retribuzione di posizione certa che in base all’anzianità sia come quella riconosciuta oggi ai medici, che indipendentemente dall’incarico sarà pari a 5.000 euro superati 5 anni di servizio, 6.000 dopo 15 anni e 7.000 dopo 20 anni. “Il colpo di grazia arriva quando apprendiamo che i medici hanno addirittura ottenuto ciò che chiediamo da sempre per gli infermieri – conclude De Palma – ovvero il diritto dopo i 62 anni di età di essere esonerati dalle guardie notturne. Non vi è alcun dubbio: vogliamo che il contratto dei medici sia per noi la base di partenza del rinnovo del Ccnl degli altri professionisti sanitari, nel rispetto del principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione e se è vero che gli infermieri non sono le Cenerentole della sanità”.
Ufficio stampa Nursing Up