(ICA) Infezioni ospedaliere Correlate all’assistenza.
NurseNews è il primo giornale online che si è occupato della correlazione esistente tra infezioni ospedaliere e la mancanza di personale Infermieristico e di supporto.
Oggi costituiscono una delle complicazioni più frequenti e gravi dell’assistenza sanitaria. Si definiscono così quelle infezioni che insorgono durante il ricovero di una persona in ospedale e che non erano presenti o in incubazione al momento dell’ingresso in ospedale. In alcuni casi, le infezioni ospedaliere si possono manifestare anche dopo la dimissione dall’ospedale.
A partire dagli anni novanta, l’assistenza sanitaria ha subito profondi cambiamenti. Per il nascere ed il diffondersi di altri luoghi di cura quali strutture di lungodegenza, residenze per anziani, ambulatori, centri di dialisi, day-surgery (cioè interventi chirurgici effettuati in regime di ricovero delle durata di poche ore), assistenza a domicilio ecc., oggi si parla più in generale di infezioni correlate all’assistenza sanitaria (Ica) e non solo di infezioni ospedaliere.
CAUSE
Le infezioni correlate all’assistenza sanitaria (Ica) possono essere causate da molteplici fattori quali:
Carenza DI PERSONALE dedicato all’assistenza Infermieristica e di supporto (assistenza Diretta)
Promiscuità delle mansioni.
Interventi chirurgici, specie se ad alta complessità.
Cause primarie di ICA
Le infezioni correlate all’assistenza sono il risultato dell’introduzione, nella medicina moderna, di dispositivi cosiddetti invasivi, che, se utilizzati sui pazienti, possono provocare infezioni anche gravi.
Quali sono questi dispositivi invasivi?
I più diffusi, analizzati anche in uno studio nazionale di prevalenza, sono i seguenti:
catetere venoso periferico – PVC;
catetere venoso centrale – CVC;
catetere urinario o intubazione.
Si tratta di dispositivi importanti e ampiamente impiegati in medicina, infatti, il giorno dello studio menzionato prima, circa 9.888 pazienti, pari al 66,9%, erano portatori di almeno uno di questi dispositivi invasivi.
Indebolimento del sistema di difesa dell’organismo (immunosoppressione) e presenza di gravi malattie di base.
Eccessivo utilizzo di antibiotici
scarsa applicazione di misure di igiene ambientale.
Scarsa prevenzione e controllo delle infezioni.
Tutto ciò si traduce in numeri drammatici:
16 milioni di giornate aggiuntive di degenza ogni anno;
37.000 decessi attribuibili ad un’infezione correlata all’assistenza;
110.000 decessi per i quali l’infezione rappresenta una concausa;
7 miliardi di Euro di spesa.
Solo in Europa.
Le Ica includono infezioni trasmesse dall’esterno (esogene), da persona a persona o tramite gli operatori e/o l’ambiente, e infezioni causate da batteri presenti all’interno del corpo (endogene).
FATTORI DI RISCHIO
Le persone che rischiano di contrarre una infezione correlata all’assistenza sono innanzitutto quelle ricoverate in ospedale o in altre strutture di assistenza sanitaria e, con minore frequenza, il personale sanitario e socio sanitario, i volontari, gli studenti e altri individui che frequentano l’ospedale.
Le condizioni che aumentano la probabilità di contrarre un’infezione sono:
età (soprattutto le età estreme della vita, neonati e anziani)
altre infezioni o gravi malattie concomitanti che abbassano le difese immunitarie (tumori, immunodeficienze, diabete, anemie, cardiopatie, insufficienza renale e trapianti d’organo)
esposizione a particolari tecniche assistenziali invasive e/o complesse (cateterismo, endoscopie, interventi chirurgici)
malnutrizione
traumi, ustioni
alterazioni dello stato di coscienza
disabilità (ad esempio, persone allettate o incontinenti)
MODALITÀ DI TRASMISSIONE
Le principali vie di trasmissione delle Ica sono:
contatto diretto da persona a persona oppure tramite la via aerea (ad esempio, con le goccioline emesse mentre si parla, con gli starnuti o i colpi di tosse)
contatto con gli operatori sanitari, soprattutto attraverso le mani se non correttamente lavate o disinfettate
contatto indiretto mediante oggetti contaminati (sia strumenti diagnostici o assistenziali che oggetti e superfici comuni)
LA SITUAZIONE DELLE ICA IN ITALIA
Il Ministero della Salute stima che in Italia ogni anno si verificano dalle 450.000 alle 700.000 infezioni in persone ricoverate (complessivamente un’infezione correlata all’assistenza si verifica nel 4-7% dei ricoveri).
Secondo uno studio condotto nel 2011 le Ica più comuni sono:
infezioni respiratorie, soprattutto polmoniti
infezioni urinarie
infezioni chirurgiche
infezioni del sangue (batteriemie o sepsi)
I microrganismi più frequentemente isolati nelle Ica sono Gram-negativi (escherichia coli, klebsiella pneumoniae, pseudomonas aeruginosa) seguiti da batteri Gram-positivi quali lo staphylococcus aureus.
Il germe più frequentemente rilevato nelle infezioni gastrointestinali in ospedale è il clostridium difficile.
In Italia, la maggior parte delle Ica sono dovute a specie batteriche che presentano resistenza agli antibiotici. Da alcuni anni, la principale emergenza in ospedale è rappresentata dalla resistenza alla classe di antibiotici chiamata carbapenemi, presente in batteri Gram-negativi quali klebsiella pneumoniae, pseudomonas aeruginosa e acinetobacter spp. Tali microrganismi resistenti sono responsabili di gravi infezioni ed hanno la capacità di diffondersi molto rapidamente all’interno degli ospedali causando epidemie.
PREVENZIONE
Si stima che una quota superiore al 50% delle Ica siano prevenibili. Esistono oggi conoscenze consolidate e comportamenti professionali “sicuri” che possono ridurre in modo significativo il rischio di contrarre un’infezione,
La diminuzione delle Ica è uno degli obiettivi del Piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza pubblicato dal Ministero della Salute nel 2017.
(1) Il numero adeguato di personale infermieristico e di supporto.
(2)la sorveglianza delle infezioni, l’identificazione ed il controllo delle epidemie.
(3)Il corretto lavaggio delle mani,
(4)la riduzione delle procedure diagnostiche e terapeutiche non necessarie.
(5)Il corretto uso degli antibiotici (per la profilassi e la terapia) e dei disinfettanti
l’utilizzo di metodiche corrette soprattutto per le procedure invasive.
(6)Il controllo della pulizia ambientale
(7)la vaccinazione degli operatori sanitari.
Le Ica hanno un impatto sulla salute delle persone ma anche un impatto economico per le strutture sanitarie coinvolte. Da qui la necessità di adottare procedure sicure, in grado di prevenire e controllare la trasmissione delle infezioni in tutti gli ambiti assistenziali (ospedali, strutture di lungodegenza, residenze per anziani).
LAVAGGIO DELLE MANI
Nelle Ica, la trasmissione dei microrganismi si verifica soprattutto attraverso le mani degli operatori. Il lavaggio delle mani dopo l’assistenza di una persona e prima di assisterne un’altra è la pratica più importante per la prevenzione delle Ica. È molto semplice, a basso costo ed estremamente utile a limitare l’emergenza e la diffusione dei microrganismi responsabili di infezioni. Il lavaggio delle mani deve essere effettuato con acqua e sapone o può essere sostituito dall’utilizzo di soluzioni idro-alcoliche (gel disinfettante). Non solo il personale sanitario ma anche i visitatori sono tenuti a lavarsi le mani (sito del Ministero della Salute Lavare le mani. Ecco come, quando e perché) prima di ogni possibile contatto con la persona ricoverata.
Comportamenti scorretti possono causare la diffusione di batteri in grado di provocare malattie (patogeni), inclusi quelli resistenti agli antibiotici, e l’insorgenza delle infezioni. Per questo è molto importante la continua formazione degli operatori sanitari e la corretta comunicazione alla popolazione.
Come afferma una sentenza della Cassazione “la responsabilità che fa capo all’ente prescinde dall’accertamento di una condotta negligente dei singoli operatori, e trova invece la propria fonte nell’inadempimento delle obbligazioni ad esso direttamente riferibili, non ultima la messa a disposizione di personale medico, ausiliario e infermieristico”.[19]
Orari di lavoro eccessivi e il mancato rispetto di periodi minimi di riposo potrebbero configurare per l’azienda sanitaria, in caso di evento avverso, una condotta “imprudente” con tutte le conseguenze civili e penali che ne derivano.
La Dirigenza medica ed infermieristica, in quanto responsabile dell’organizzazione dell’attività sanitaria[20] è tenuta a segnalare agli organi competenti tutte le necessità di mezzi e personale indispensabili per un corretto adempimento dei compiti che competono direttamente alla propria categoria. Eventuali omissioni a questo compito di informazione potrebbero far sorgere responsabilità dirette in ipotesi di danni ai pazienti dovuti a condizioni operative non ottimali.[21]
In caso di carenze nell’organizzazione interna dell’Unità Operativa (quale ad esempio da carenza di personale) la responsabilità viene fatta ricadere nella figura del Direttore dell’Unità Operativa (ex “primario”), laddove le carenze non siano state tempestivamente e adeguatamente segnalate alle figure verticistiche.[22] [23] [24]
Redazione NurseNews. Eu