Carissimi colleghi,
Anche questa volta sono costretto ad evidenziare una delle tante “anomalie” normative che disciplinano molti aspetti della nostra professione.
Ma haime’! chi ci ascolta? Quante voci, denunce, appelli, accuse ho visto lanciate sui social dagli infermieri o da associazioni di infermieri che non hanno mai ricevuto una giusta e adeguata risposta. Meriterebbe questo argomento, il silenzio delle istituzioni, un approfondimento che spero possa giungere quanto prima.
Oggi vorrei intrattenermi sull’attualità.
Sono uscite, da pochi giorni, i bandi del concorso di mobilità extra aziendali per gli infermieri della regione sicilia. Ho notato che tra i requisiti richiesti, vi è quello della piena idoneità alla mansione e/o assenza di limitazioni alla stessa.
Tali requisiti, a mio avviso, se pur appaiono motivati, contengono in sé ed in concreto, ancora una volta, una grave ingiustizia e una non velata discriminazione a danno degli infermieri in particolare di quelli con più anzianità di servizio.
Prendiamo ad esempio un collega turnista con trent’anni di servizio sulle spalle. E che vorrebbe usufruire della mobilità per avvicinarsi a casa. Ne avrebbe diritto dopo tanti anni di sacrifici, no? normalmente l’anzianità di servizio fa punteggio e permette a tanti lavoratori di avvantaggiarsi rispetto ai colleghi più giovani i quali usufruiranno anch’ essi, al momento opportuno, della loro anzianità e ciò che avviene in tanti altri lavori…nella Sanità…invece, lo sappiamo, è sempre tutto al contrario.
Poniamo il caso che questo nostro collega abbia svolto la sua attività lavorativa, il più delle volte, in reparti “pesanti”. Esistono i reparti “pesanti”?Io penso di sì. Reparti in cui si lavora da solo, senza ausiliari, senza oss e senza colleghi. Forse che, qualche collega (del nord) potrebbe pensare che si stia esagerando? Che si voglia esagerare per aumentare l’interesse del lettore. Così non è. Il sottoscritto conosce personalmente colleghi che hanno lavorato per anni in reparti ove si prevedevano turni con un infermiere solo, senza OSS. Ma tranquilli…tutto regolare!. Il Capo Sala li redigeva, il Direttore della UOC li sottoscriveva e, inviati in Direzione Sanitaria, venivano vistati dal relativo Direttore e archiviati. In tal modo il turno era coperto e i Signori appena citati potevano dormire sonni tranquilli…
Ecco, in reparti ospedalieri del genere, ove, sia per la esiguità del personale che per la loro eventuale intensità o mole di lavoro, l’infermiere, che per tanti anni è stato costretto, per ogni turno, a sollecitazioni straordinarie (in realtà “vietate” per legge), del rachide: sollevando, alzando, spostando pazienti spesso in sovrappeso se non obesi, più volte nello stesso turno, può subire, anzi credo sia molto più che probabile, prevedibile, che subisca delle lesioni alla colonna vertebrale. Non rileva in questo contesto se micro o macro lesioni ma certamente corrispondenti ad un certo grado di morbilità con conseguente deficit psico/ fisico permanente e che col tempo può aggravarsi. Un’attività del genere protratta per decenni determina certamente lesioni fisiche varie, anche in altre parti del corpo, non ultimo all’articolazione della spalla. Quanti colleghi ho conosciuto che per sollevare un paziente, spostarlo di peso ad. es. dal letto alla carrozzina, hanno subito una lussazione della spalla oltre al classico “bruciore” alla schiena.
Queste lesioni, cosi’ gravi, causate da anni se non decenni di sfruttamento perpetrati ai danni degli infermieri, nell’ assordante silenzio delle varie istituzioni poste a tutela dei lavoratori, quali ad. es., Gli ispettorati del lavoro, le organizzazioni sindacali…(non tutte ad onor del vero escluderei quelle di categoria), l’ordine delle professioni infermieristiche, chiamano in causa direttamente il Datore di lavoro, (cioè per essere chiari, l’ Azienda Sanitaria e chi li rappresenta) il quale, a mente dell’ art. 2087 del cc avrebbe dovuto approntare tutta una serie di adempimenti a tutela della integrità psico/ fisica del lavoratore, oltre ad obblighi di vigilanza affinché tali adempimenti venissero attuati. Siffatte omissioni configurano, certamente, una grave responsabilità. La mancanza cronica di personale, di ausiliari e ausili, conosciute e accettate dai vari Direttori, quelli che ci “sovrastano”, (ma quanti sono?), e che avrebbero dovuto intervenire, non può certo essere attribuita all’infermiere. Allorquando il Direttore della UOC, piuttosto che il Direttore Sanitario della struttura, autorizzano i turni di lavoro…sapendo, conoscendo la “solitudine” dell’ dell’infermiere turnista ovvero che il loro numero è assolutamente insufficiente rispetto alla mole di lavoro, assumono pienamente la paternita’ di questi atti. A chi, quindi, attribuire una tale responsabilità se non al Datore di lavoro ?
Quindi, a questo punto mi chiedo la legittimità di una clausola così sfavorevole inserita in un bando di mobilita’, i cui unici destinatari, sono gli infermieri già in ruolo.
Una clausola il cui unico intento è quello di escludere, chi ha dato di più al SSN.
Perché gli effetti di tale, “mala gestio, colposa naturalmente”, devono ricadere sugli Infermieri? Che con generosità hanno mantenuto in “piedi” tanti reparti di cui le amministrazioni sanitarie si sono locupletate? Potendo vantare così il mantenimento di servizi e attività sanitarie costituite e mantenute dal sacrificio del povero infermiere tuttofare. Quanti reparti ho visto affollati di medici e con un Infermiere a turno. Il quale, lungi dall’esser compreso, riceveva, contemporaneamente più “cose”da fare da parte dei medici che nel frattempo si erano divisi i compiti della giornata. Potrei fare nomi e cognomi.
Ora dopo decenni e decenni di sfruttamento, di demansionamento, dopo aver fatto risparmiare non so quanti milioni di euro alle Aziende Sanitarie che si sono avvantaggiate consapevolmente delle mille attività svolte dall’infermiere tutto fare, che ricopriva, ora il ruolo dell’oss, ora quello del barelliere, del cameriere, del facchino, e pure, pensate un po’, il ruolo dell’infermiere, ora, costoro non sono più buoni!? Non possono usufruire della mobilità!?Devono rimanerne esclusi? Perché su un documento, che nessuno vede o legge, continuando a lavorare esattamente come sempre e come gli altri colleghi non limitati nella mansione, vi è apposta una limitazione funzionale alla movimentazione manuale dei carichi!?
Quindi, dopo esser stati “spremuti per bene come limoni” devono soggiacere alla giusta applicazione della legge. Affermano, Amministratori e Direttori, che la legge permette l’inserimento di tali clausole… Quanto zelo, ora, nell’applicazione della Legge… ma nei decenni passati… ma ancora adesso, in questo momento, la Legge, quella scritta per la tutela dell’integrità psico/ fisica del lavoratore, perché non si applica? Perché non si applicano, con corrispondente zelo, quelle norme vincolanti,(come sono le clausole dei contratti collettivi) poste a fondamento di una esatta ripartizione dei ruoli e delle mansioni che ancora ora, adesso, sono sistematicamente violate dalle Amministrazioni pubbliche sanitarie? Lo zelo per il rispetto della legge, non può essere a fasi alterne. Ne la legge può essere invocata a convenienza.
Ancora una volta siamo di fronte ad uno stato (con la s minuscola) vigliacco. Forte con i deboli e debole con i forti.
Più è grave la loro responsabilità più fanno le facce feroci e più aumentano minacce e tentativi di sanzioni disciplinari.
La colpa degli infermieri…con limitazioni…aver mantenuto il volto dignitoso dello Stato…aver supplito con il proprio sacrificio alle tante omissioni dei tanti Amministratori e Direttori lautamente pagati che si sono succeduti nel tempo.
Lo Stato quello vero, era nel nostro sguardo, nella nostra generosità, nelle nostre mani, quando soli, abbandonati dall’altro stato, arrangiandoci come potevamo, riuscivamo in piena notte a rispondere alle sofferenze di ogni genere…”
Una notte, un paziente anziano con quel poco fiato che aveva, mi disse: “Con Lei infermiere entra il sole in questa stanza” ed era una stanza di dolore…ecco le colpe di noi infermieri…con limitazioni funzionali!
Aver mantenuto la dignità, innanzitutto della nostra coscienza, poi attraverso il nostro sacrificio, quella di uno stato…che non c’era.