Italia prima in Europa per i decessi causati da infezioni intraospedaliere.
Per gli infermieri la parola d’ordine è: prevenzione delle infezioni ospedaliere correlate all’assistenza per prevenire l’antibiotico resistenza.
Le numerose procedure assistenziali che ogni giorno vengono effettuate sui pazienti ospedalizzati individuano l’infermiere come centro di PREVENZIONE delle Infezioni.
Pertanto ,”costringere l’infermiere” a svolgere le cure igieniche sui pazienti assieme al personale ausiliario preposto a tali mansioni, per svuotare padelle e pappagalli, raccogliere vomito ed in seguito, magari dopo un veloce lavaggio delle mani, somministrare farmaci nel corpo, fare medicazioni semplici e avanzate, gestire pazienti intubati, reperire accessi vascolari, inserire cateteri
vescicale, inserire un sondino naso gastrico ecc ,è causa di contaminazione biologica. Queste procedure possono essere considerate BUONE Pratiche clinico_ assistenziali ai fini di Ridurre il rischio infettivo correlato, per tutelare la salute dei cittadini,così come recita la legge Gelli?
ASSOLUTAMENTE NO, NON POSSONO ESSERE CONSIDERATE BUONE PRATICHE.
Per tali e superiori motivi l’infermiere si dovrebbe rifiutare di svolgere tali attività di competenza esclusiva del personale di supporto.
Le scienze infermieristiche trovano tali procedure malpractice e le denunciano da anni.Purtroppo però non si trovano nella quotidianità lavorativa risposte esaustive per la buona gestione tecnico organizzativa delle RISORSE Umane ai fini della prevenzione delle stesse.
NurseNews. Eu