Per parlare di valutazione e certificazione delle competenze, però, occorre prima definire
le “competenze”; poi lavorare per promuovere competenze; quindi osservarle per
valutarle e, infine, certificarle.
Competenza = Piena capacità di orientarsi in un determinato campo. “Si tratta di accertare
non ciò che lo studente sa, ma ciò che sa fare con ciò che sa”. (G. Wiggins, 1993)
“La competenza è essenzialmente ciò che una persona dimostra di saper fare (anche
intellettualmente) in modo efficace, in relazione ad un determinato obbiettivo, compito o
attività in un determinato ambito disciplinare o professionale. Il risultato dimostrabile ed
osservabile di questo comportamento competente è la prestazione o la performance”. (R.
Drago, 2000).
La competenza è la “capacità di far fronte ad un compito, o a un insieme di compiti,
riuscendo a mettere in moto e ad orchestrare le proprie risorse interne, cognitive, affettive e
volitive, e a utilizzare quelle esterne disponibili in modo coerente e fecondo” (Pellerey,
2004).
Su scala europea si parla da anni delle competenze base di cui tutti hanno bisogno“per la
realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e
l’occupazione”: quelle esplicitate nella Raccomandazione del Parlamento Europeo del
18 dicembre 2006, riportate dalle Indicazioni nazionali 2012 e ora in parte confermate e
in parte rinnovate dalla Nuova Raccomandazione del maggio 2018
Nel 2006 il Parlamento europeo definisce le competenze come “una combinazione di
conoscenze, abilità e attitudini appropriate al contesto”.
Le otto “competenze chiave” , quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo
sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione, sono:
comunicazione nella madrelingua; comunicazione nelle lingue straniere; competenza
matematica e competenze di base in scienza e tecnologia; competenza digitale; imparare
a imparare; competenze sociali e civiche; spirito di iniziativa e imprenditorialità;
consapevolezza ed espressione culturale.
Sono considerate tutte ugualmente importanti, poiché ciascuna di esse può contribuire a
una vita positiva nella società della conoscenza. Molte delle competenze si sovrappongono
e sono correlate tra loro: aspetti essenziali a un ambito possono favorire la competenza in
un altro.
Secondo il Parlamento europeo (Raccomandazione del 23 aprile 2008) “le
competenze indicano la comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e
capacità personali, sociali e/o metodologiche in situazioni di lavoro o di studio e
nello sviluppo professionale e/o personale; le competenze sono descritte in termine
di responsabilità e autonomia.”
A livello internazionale, oggi, si considera la didattica per competenze la risposta più
adatta a un nuovo bisogno di formazione di persone che saranno chiamate sempre più a
selezionare e a organizzare le conoscenze necessarie per risolvere problemi di vita
personale e lavorativa, occorre ora vedere come la scuola riuscirà a far fronte ai vari
cambiamenti richiesti non solo dalla società ma anche dal legislatore.
Il Consiglio dell’Unione Europea ha emanato, nel maggio del 2018, una nuova
Raccomandazione in materia di competenze chiave per l’apprendimento permanente,
che sostituisce la precedente, in cui si insiste anche su una più forte interrelazione tra gli
apprendimenti formale, non formale e informale.
Le principali novità che emergono dalla lettura del documento sono:
• il riconoscimento di un potenziale intrinseco che porta ciascuna competenza ad
invadere altri campi di esperienza culturale e relazionale (ad es. nelle competenze di
comunicazione: non più individuate “nella madrelingua” e “nelle lingue straniere”, ma
in “alfabetica funzionale” e in “multilinguistica”;
• le due categorie della competenza “personale e sociale” unita “all’imparare ad
imparare” (come unica dimensione che vede nella flessibilità e nella capacità di
adattamento una componente del “saper essere” e dello “stare con gli altri”)
• la “competenza di cittadinanza” (che ora costituisce categoria a sé).
Redazione