Il 5% di casi di tumore alla vescica diagnosticati ogni anno in Europa, possono essere attribuiti all’esposizione di sostanze chimiche, i trialometani (THM), presenti nell’acqua potabile. È il risultato di un’analisi condotta dall’Istituto Barcellona per la salute globale (ISGlobal) e pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives.
La disinfezione dell’acqua è fondamentale per la salute pubblica, poiché permette la disattivazione o l’uccisione dei microorganismi patogeni.
I THM sono dei composti generati in seguito a disinfezione con cloro, uno dei disinfettanti più usati al mondo e diversi studi hanno rivelato, nel corso degli anni, che l’esposizione umana a queste molecole è correlata all’incidenza di cancro alla vescica. I ricercatori dell’ISGlobal hanno valutato, per la prima volta, l’associazione tra i livelli di trialometani contenuti nell’acqua in 26 Paesi dell’Unione Europea, e i casi di cancro alla vescica.
Per far questo hanno inviato, tra il 2016 e il 2019, un questionario alle organizzazioni nazionali che raccolgono dati sulla qualità dell’acqua, chiedendo informazioni sui livelli di THM e, quando necessario, hanno cercato informazioni complementari sui siti internet di comuni e servizi idrici. La sfida più grande nel condurre l’analisi è stata proprio la raccolta dei dati in tutti i Paesi europei, spiegato Cristina Villanueva, la ricercatrice ISGlobal che ha coordinato lo studio. In particolare in Italia i dati sono raccolti in modo decentralizzato e le informazioni disponibili sui siti web coprono solo il 54% della popolazione italiana e solo il 34% di questi contengono informazioni sui livelli di THM.
I dati sui trilometani sono stati ottenuti per 26 Paesi dell’UE (non erano disponibili informazioni in Romania e Bulgaria), con una copertura della popolazione totale del 75%. Il Paese con una copertura inferiore è stato proprio l’Italia, con il 22%, per i motivi sopra indicati.
La media annua stimata dei livelli di THM è stata di 11,7 μg/L, con importanti differenze tra un Paese e l’altro. I Paesi con le medie più basse sono: Danimarca (0,02 μg/L), Paesi Bassi (0,2 μg/L), Germania (0,5 μg/L), Lituania (1 μg/L), Austria (1, 1 μg/L), Slovenia (2,9 μg/L), Italia (3,1 μg/L) e Polonia (5,7 μg/L). I valori medi più elevati sono stati invece osservati a Cipro (66,2 μg/L), a Malta (49,4 μg/L), in Irlanda (47,3 μg/L), in Spagna (28,8 μg/L) e in Grecia (26,3 μg/L). Al di là delle medie, però, in 9 Paesi sono stati rilevati dei livelli di trilometani superiori a 100 μg/L, il limite stabilito dall’Unione Europea. Tra questi c’è anche l’Italia, in cui è stato riportato un livello massimo di contaminanti di 129,5 μg/L.
Il numero di casi attribuibili ai THM di cancro alla vescica è stato stimato attraverso un calcolo statistico che collega i livelli medi di trialometani con le informazioni internazionali disponibili sui tassi di incidenza del cancro alla vescica per ciascun Paese. In totale i ricercatori sostengono che sono 6.561 i casi di cancro alla vescica attribuibili all’esposizione ai THM ogni anno in Europa. Spagna e Regno Unito sono i Paesi con più casi attribuibili al composto, rispettivamente 1.482 e 1.356. In Italia, ogni anno, vengono diagnosticati quasi 27.297 casi, di cui 366, secondo lo studio, sono attribuibili ai THM.
“Negli ultimi 20 anni, sono stati fatti grandi sforzi per ridurre i livelli di trialometani in diversi paesi dell’Unione europea, tra cui la Spagna”, ha commentato Manolis Kogevinas, ricercatore di ISGlobal . “Tuttavia, i livelli attuali in alcuni Paesi potrebbero ancora comportare un notevole onere per il cancro alla vescica, che potrebbe essere prevenuto ottimizzando il trattamento delle acque, la disinfezione, le pratiche di distribuzione e altre misure”.