Un team di ricercatori cinesi, esaminando i dati di tre studi, ha riscontrato come la descrizione del sintomo della diarrea fosse l’elemento più significativo dei casi descritti di COVID-19. La ricorrenza del sintomo ha spinto i ricercatori a non escludere la possibilità di una trasmissione oro-fecale del virus.
(Reuters Health) – Il sintomo della diarrea viene probabilmente sottovalutato come caratteristico della malattia causata dal COVID-19. La maggior parte dei pazienti con COVID-19 presentano febbre e tosse, ma nei report sono menzionate anche altre sintomatologie. È quanto emerge da uno studio condotto in Cina.
Wei Qi e colleghi, della Second Hospital of Hebei Medical University di Shijiazhuang, esaminando i dati di tre studi, hanno riscontrato che l’incidenza di leucopenia, febbre e diarrea differiva significativamente, con la diarrea che rappresentava l’elemento più significativo.
Poiché la proteina spike del nuovo coronavirus condivide lo stesso recettore di ingresso cellulare, ACE2, del coronavirus SARS (noto per mostrare una trasmissione oro-fecale), gli studiosi hanno esaminato i profili di espressione di ACE2 in vari tessuti umani.
Secondo quanto riportato nell’articolo apparso su Gut online, ACE2 era altamente espresso negli enterociti prossimali e distali nell’intestino tenue, così come lo erano due recettori di ingresso di altri coronavirus.
Sulla base di questi risultati, i ricercatori ritengono che l’incidenza della diarrea potrebbe essere stata sottostimata nelle precedenti ricerche e che le cellule epiteliali dell’intestino tenue che esprimono ACE2 potrebbero essere più vulnerabili all’attacco di COVID-19.
Inoltre il team di WEi Qi ritiene che il coronavirus 2019, che condivide caratteristiche epidemiologiche con la SARS, potrebbe servirsi della trasmissione oro-fecale. “Pertanto”, concludono gli autori, “i futuri sforzi per la prevenzione e il controllo devono tenere in considerazione il potenziale di diffusione mediata dalle feci di questo virus”.
Anche un recente articolo di commento apparso online su Lancet Gastroenterology and Hepatology ha ipotizzato il coinvolgimento enterico dei coronavirus. Danson Yeo del Tan Tock Seng Hospital di Singapore, uno dei coautori dell’articolo di commento, ha dichiarato: “I report iniziali sul COVD-19 indicano che circa il 10% dei soggetti presenta sintomi gastrointestinali. Finché non emergeranno più dati, i medici dovrebbero avere un forte sospetto in tutte le persone con febbre, sintomi gastrointestinali che hanno viaggiato molto o sono venute a contatto con molte persone”.
La possibilità di coinvolgimento enterico ha importanti conseguenze per il controllo delle infezioni. “I coronavirus sono sensibili agli antisettici che contengono etanolo e ai disinfettanti che contengono cloro o candeggina”, sottolinea Yeo. “Ciò dovrebbe essere tenuto a mente quando si usano prodotti per pulirsi le mani o disinfettanti per lavare gli ambienti. Dovrebbe essere maggiormente enfatizzata la pratica di lavarsi le mani e pulire gli ambienti frequentemente”.
Fonte: Gut, Lancet Gastroenterology and Hepatology
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)