«Avevo sentito parlare di Lodi e sono andato a vedere, non sono un professorone che resta seduto in cattedra. Mi sono spaventato. Io che vengo da un grande ospedale di Milano ho visto un livello organizzativo straordinario e un direttore generale sul pezzo». Il professore Alberto Zangrillo, docente di rianimazione dell’ospedale San Raffaele, coordinatore con Antonio Pesenti della rete “Respira” e medico di Berlusconi, ha ancora gli occhi lucidi.
«Abbiamo fatto una riunione in Asst, a Lodi, nella quale gli specialisti hanno illustrato le loro difficoltà – spiega -; ho capito che hanno un modo di agire encomiabile. I lodigiani devono essere orgogliosi di avere un presidio ospedaliero di questo livello, in tutte le sue unità, amministrative, logistiche e sanitarie; la passione delle persone qui è commovente, a partire dagli infermieri. Sa – dice il professore – a chi paragonerei io questi medici e questi infermieri? Ai vigili del fuoco delle torri gemelle. È gente che lavora sapendo di rischiare la pelle. Hanno affrontato una quantità di ammalati con una voglia, una passione, un’abnegazione che io, che ho 62 anni, non ho mai visto. Voglio segnalare il dottor Stefano Paglia a chi di dovere: deve guadagnare una medaglia d’oro». Sono rimasto «talmente colpito – aggiunge Zangrillo – dalla loro modalità di lavoro che tornando a casa, ieri sera (martedì, ndr), in auto, ho pensato che avrei dovuto dare un segnale. Ho chiamato i miei collaboratori: “Dobbiamo dare un contributo”, ho detto. Alle 8 del giorno dopo ero a Lodi (ieri, ndr), abbiamo fatto due viaggi con due ambulanze per portare al San Raffaele 4 ammalati e lo rifaremo. Abbiamo capito che tentare di controllare il focolaio di Lodi equivale a tentare di salvare Milano. So che il presidente Attilio Fontana ha parlato direttamente con Paglia, lui e l’assessore Gallera sono persone sensibili si stanno impegnando».
La Regione ha messo a disposizione 40mila euro per ventilatori non invasivi che, spiega Zangrillo, «quando usati in modo tempestivo possono evitare il peggioramento del quadro clinico. Il problema è che i quadri clinici sono differenti da paziente a paziente. I malati devono essere osservati, ma con il direttore generale che ha l’ospedale, il rischio che non accada non c’è. Lodi è ancora in una situazione critica, ma ha preso la strada giusta e la situazione può solo migliorare». I letti di terapia intensiva servono come il pane, ma, dice il professore «Milano li sta approntando. Noi per esempio – spiega – abbiamo raddoppiato la nostra capienza. Dopo aver sentito Paolo Rotelli, ho chiesto che venisse predisposto un piano. Ho formato una equipe che sta dando una mano a Lodi e anche a Cremona».
Redazione NurseNews. Eu
Fonte
Il cittadino. It