Per l’Associazione dei medici e dirigenti del Ssn occorre mettere in campo ogni sforzo per proteggere il personale sanitario dal Covid19
L’art.7 del Decreto-legge n. 14/2020 dispone che i sanitari esposti a pazienti COVID19 non siano più posti in quarantena, ma continuino a lavorare anche se potenzialmente infetti. La sospensione dal lavoro è prevista solo se sintomatici o positivi. Una decisione che incontra l’assoluto dissenso della dirigenza medica del Ssn. L’Anaao Assomed, in particolare, sta presentando opportuni emendamenti in sede parlamentare.
Il dissenso è legato al notevole aumento del rischio clinico, per il lavoratore e per i pazienti, data la grave e persistente carenza di Dispositivi di protezione individuali (DPI), di tamponi e il ritardo nell’eseguire e processare gli stessi.
Affinché le Aziende sanitarie mettano in sicurezza tutti gli operatori impegnati in prima linea – Emergenza/Urgenza, Terapie intensive, Malattie infettive, Pneumologia, ecc. – per l’Associazione è necessario, quindi, che essi siano forniti di adeguati DPI (in particolare maschere FFP2, guanti, visiere e sovracamici), in quanto all’interno delle Strutture Sanitarie oramai non è più possibile discernere chi è stato esposto da chi no. I medici e gli infermieri potrebbero diventare fonte loro stessi di infezione, per cui negli altri setting deve essere obbligatorio indossare mascherine chirurgiche, guanti e visiere.
Fondamentale, poi, che il medico preposto a procedure di generazione di aerosol sia tutelato con maschere FFP3, come da linee guida scientifiche internazionali. Così come è necessario che venga abolito immediatamente il divieto di indossare le mascherine negli spazi comuni.
E ancora occorre che il personale esposto si sottoponga obbligatoriamente a tampone, eventualmente dopo 72 ore di isolamento fiduciario, e che il risultato sia prontamente disponibile (5-7 ore). Il ritardo sia nell’esecuzione che nella processazione del tampone ha infatti risvolti colposi, poiché favorisce il contagio.
Laddove non dovessero essere garantite tali misure, alla luce delle ulteriori misure restrittive decise dal Governo, i Presidi Ospedalieri – secondo l’Anaao – diventeranno l’unica area di contagio del paese, anziché di cura.
“Non possiamo non richiamare l’attenzione di tutte le Autorità e dei Cittadini sull’impressionante numero di operatori contagiati, in particolare in Lombardia”, si legge in una nota. “Di fronte a questo fenomeno che costringe molti reparti a chiudere, si impone una riflessione seria sul fatto che qualcosa non ha funzionato nella protezione del personale. È illogico, infatti, proteggere ad un basso livello il personale sanitario esistente, già formato e con esperienza, e poi fare i bandi di assunzione urgenti di nuovo personale neo laureato ed inesperto. È illogica la corsa forsennata ad acquistare respiratori se poi ci si troverà senza personale per assistere i pazienti, magari con molti dei nuovi respiratori occupati da personale sanitario infettato o con grave quadro clinico”.
Per l’organizzazione sindacale, ogni sforzo economico, ogni iniziativa deve essere messa in campo per proteggere il personale sanitario dall’infezione da Sars-CoV-2, perché rappresenta la risorsa più preziosa per combattere l’epidemia e per garantire l’accesso alle cure dei malati Covid19 e le loro possibilità di sopravvivenza.
Responsabilecivile.it
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